“Tante promesse dal Ministero e dal Sottosegretario Dal Mastro, rassicurazioni dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ma nessuna concreta iniziativa per un carcere che garantisca al tutto il sistema di operare nel rispetto dei diritti. Temo che anche l’ennesimo allarme della Polizia Penitenziaria cada nel vuoto perché nessuno vuol farsi davvero carico del problema della detenzione nella nostra isola”. Lo sostiene Maria Grazia Caligaris, presidente dell’Associazione “Socialismo Diritti Riforme ODV”, con riferimento al documento con cui i sindacati Sappe, USPP, UilPa e FNS Cisl hanno rappresentato una situazione insostenibile nella Casa Circondariale di Cagliari-Uta.
“La realtà dei 10 Istituti Penitenziari della Sardegna, comprese le tre Case di Reclusione all’aperto di Isili, Mamone e Is Arenas, dimostra – sottolinea Caligaris – l’indifferenza del Governo e del Dipartimento nei confronti di chi opera con senso di responsabilità nelle strutture penitenziarie. A Cagliari-Uta si registra la presenza di 763 detenuti (31 donne) per 561 posti (136,5%) ma la situazione è molto difficile anche a Sassari-Bancali dove per 454 posti ci sono 539 detenuti (23 donne). In questo Istituto sono anche presenti 92 ristretti al 41bis. Le Case Circondariali di Cagliari e Sassari condividono anche il numero dei detenuti stranieri con 180 presenze in ciascuna, un vero record. Le Colonie continuano a restare semi vuote”.
“A rendere più complessa la vita della Casa Circondariale “Ettore Scalas”– osserva la presidente di SDR ODV – è la presenza del SAI (Servizio Assistenza Integrata) che, in teoria, dovrebbe disporre di tutte le figure professionali sanitarie e degli spazi per pazienti da monitorare in considerazione delle patologie più gravi e/o per l’osservazione psichiatrica richiesta anche da altri Istituti Penitenziari. In realtà i posti sono una ventina e la carenza degli specialisti comporta un via vai di detenuti negli Ospedali accompagnati dalla scorta. Quando si tratta di ricoveri per più giorni ovviamente gli Agenti devono alternarsi nei turni alleggerendo il numero di quelli che effettuano il lavoro nelle sezioni. Lascia inoltre perplessi che la Coordinatrice incaricata non abbia ancora un contratto. IL Dipartimento non può far finta di non capire che Uta non è in grado di accogliere altri detenuti tanto meno quelli con gravi patologie psichiatriche o disturbi della personalità”.
“In queste condizioni e con il numero crescente di persone private della libertà, l’area trattamentale non può svolgere appieno e con serenità il suo compito. Insomma si può affermare con certezza che il sistema penitenziario isolano e abbandonato a se stesso e lasciato al senso di responsabilità degli operatori la cui motivazione rischia di capitolare davanti a situazioni che non trovano una positiva soluzione. Neppure la classe politica isolana, aldilà delle visite di ricognizione, sembra davvero orientata a farsi carico di questa realtà sconfortante. Le reazioni inconsulte di alcuni detenuti vanno sicuramente condannate ma ahimè – conclude Caligaris – non sono del tutto immotivate e il Ministero deve farsi carico dei numerosi tentativi di suicidio e di tutti gli atti di autolesionismo offrendo garanzie e diritti ai lavoratori, non chiacchiere e finte rassicurazioni”.
Fonte: comunicato stampa
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