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Cashback, scontro governo-BCE

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La BCE si è scontrata con il governo italiano sul cashback, ricevendo una secca replica dal ministero dell’Economia che ha parlato di rilievi “formali” e “infondati” nei confronti di una istituzione monetaria che sta acquistando BTP a man bassa in uno dei momenti più difficili dell’economia mondiale a causa della pandemia da Covid 19.
 
Lo scontro ha preso le mosse da una missiva inviata al ministro Roberto Gualtieri su carta intestata della Banca centrale europea nella quale l’Eurotower lamenta di non essere stata informata preventivamente su una norma che avrebbe (a suo dire) impatto sulla circolazione di denaro. Come riportato da Business Insider, la lettera è firmata dall’ex membro del board Yves Mersch, il giorno prima di lasciare la banca, e ammette che l’introduzione del progetto potrebbe avere finalità positive per la lotta all’evasione, ma definisce il progetto “sproporzionato” per gli effetti che invece avrebbe sulla circolazione del contante.
 
Le osservazioni di Francoforte non hanno alcun effetto pratico sul nuovo meccanismo, che dopo i ritardi iniziali prosegue a pieno ritmo e conta oltre 5 milioni di cittadini iscritti e 16,3 milioni di transazioni registrate. Quanto al ministero dell’Economia, ha definito la presa di posizione di Mersch “formale e non vincolante” tanto da non destare “né preoccupazione né ripensamenti rispetto all’iniziativa del Governo italiano”.
 
Ma non é tutto. Fonti del ministero dell’Economia punterebbero direttamente l’indice sull’ex consigliere Bce. “Le posizioni del dottor Mersch in materia sono note ed esprimono una corrente d’opinione tradizionale, sempre meno rilevante all’interno della Bce e nel contesto europeo dove invece è molto forte e incisivo l’impegno per modernizzare il sistema finanziario e per una maggiore diffusione dei pagamenti digitali”. “I rilievi formali espressi da Mersh non appaiono peraltro fondati in quanto, come è noto, il cashback italiano non limita minimamente l’utilizzo del contante né penalizza chi lo usa”.
 
La lettera della BCE, inviata per copia anche al governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, è dettagliata. Ricostruisce lo schema del Cashback e spiega che il ministero dell’Economia ha inviato il meccanismo alla BCE il 24 novembre scorso. C’é un’attenta disamina della normativa europea e spiega l’importanza del ruolo del contante per alcuni gruppi sociali.
 
“La Bce ritiene che l’introduzione di un programma Cashback per strumenti di pagamento elettronici sia sproporzionata alla luce del potenziale effetto negativo che tale meccanismo potrebbe avere sul sistema di pagamento in contanti e in quanto compromette l’obiettivo di un approccio neutrale nei confronti dei vari mezzi di pagamento disponibili”.
 
Mersch sostiene: “dovrebbe tenersi presente che la possibilità di pagare in contanti rimane particolarmente importante per taluni gruppi sociali che, per varie legittime ragioni, preferiscono utilizzare il contante piuttosto che altri strumenti di pagamento. Il contante è altresì generalmente apprezzato come strumento di pagamento in quanto, quale corso legale, è ampiamente accettato, è rapido e agevola il controllo sulla spesa di chi paga. Costituisce un mezzo di pagamento che consente ai cittadini di regolare istantaneamente un’operazione ed è l’unico metodo di regolamento in denaro della banca centrale e al valore nominale per il quale non sussiste la possibilità giuridica di imporre tariffe per il suo utilizzo. In aggiunta, i pagamenti in contanti non richiedono un’infrastruttura tecnica funzionale e relativi investimenti, e sono sempre disponibili; ciò riveste particolare importanza in caso di un’interruzione della corrente elettrica che renda i pagamenti elettronici indisponibili. Infine, i pagamenti in contanti agevolano l’inclusione dell’intera popolazione nell’economia consentendo a qualsiasi soggetto di regolare in contanti qualsiasi tipo di operazione finanziaria”.
 
Questo il clou della missiva di Mersch, nella quale elenca i motivi per i quali il contante è importante e la Bce deve restare neutra di fronte ai sistemi di pagamento scelti dai cittadini europei.
 
Se il governo italiano vuole favorire “la digitalizzazione del paese, aumentare il livello di sicurezza negli esercizi pubblici e favorire il rispetto delle norme fiscali” come replicato, non lo dovrebbe fare alterando le scelte di pagamento a disposizione dei cittadini.
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