CulturaPrimo Piano

Da Ennio Morricone a Marcos Vinicius, da Via Veneto a Roccagorga

Condividi

Se, questa sera, non avessi visto le foto (scattate da Anita Madaluni) con Marcos Vinicius ed Ennio Morricone, non avrei ricordato alcunché e, così, come adesso scrivo, raccontando a voi e a me stesso, un episodio lontano nel tempo di oltre cinquant’anni orsono. Ne avevo 25 – di questo sono certo – mi sarei sposato l’anno sfuggendo dalla Roma VIP – dove si sfoggiavano gioielli, petti villosi, cosce e targhe come fossi fra Hollywood e Manhattan. Lavoravo alla Lerici, prestigiosa editrice, con sede in via “Sardegna”, angolo via Veneto. Correggevo bozze e facevo parte di una redazione interna che aveva il compito di smistare ciò che i letterati a quel tempo avevano intenzione di pubblicare. Gioielli in edizione raffinate rilegate in pelle con elegante contenitori delle opere di poeti allora sconosciuti ai più e che ancora di più rimangono sconosciuti. Un esempio per  tutti: Lorenzo Calogero. Scelti da alcuni che successivamente potremmo definire “Gruppo ‘63”. Ma notai dal mio angolo di osservazione, raccomandato da un signore che lavorava alla Einaudi come dirigente del reparto “dove prendiamo i sodi”, tale Sandro Attanasio.

Lasciavo quindi e di corsa il mio lavoro-hobby tanto in uso di giornali e radio che vanno da:  numero zero a numero zero in attesa di registrazione, quindi: numero 00 e 00 in attesa, così via. Via! Ma la Lerici pubblicava pure Marcatré (rimando al breve riassunto che ne fa Wikipedia). Chiuse tutto velocemente perché il gruppo di scrittori litigarono talmente fra loro che appunto rimase ’63. Nel 70 chiuse tutto, anche la rivista forse più bella e innovativa che abbia mai visto.

Rimasi senza lavoro, né più numeri 0 (peggio dei numeri primi, né mai più la batteria (difficile portarla appresso nei bar di via Veneto entrando per caso o invitato per bere la mia pepsi, senza alcool.

Avevo accompagnato già dai miei 15 anni un pianista che si esibiva a Sigonella, pagato 50 lire o poco più e a caffè, così andavo a scuola barcollando finché il banco non reggeva la mia testa ricca di sogni e idee confuse. Testardo però formai un gruppo fra compagni di scuola, non di classe. Così con loro, imparai qualche accordo, perché desideravo fare ballare i giovani con Chopin arrangiato da me che sapevo solo il giro di “do”. Con quel giro sappiate si possono suonate migliaia di canzoni, a partire da: Il cielo in una stanza. Riuscii anche con la chitarra, cantando canzoni di Paoli, De André e tanti altri. Tenco e Jannacci no! questi sono e restano musicisti con quinte, settime aumentate, accordi strani per dita lunghe e larghe mani.


Lerici aveva base in una traversa di via Veneto, via Sardegna (attenzione alle coincidenze). Sedevano ai tavolini attori di film western americani ma anche  imitazione con pessimi attori con nomi di scarto, come i film come i titoli ecc.
che, ogni lunedì Rai movie propone in modo che i bimbi possano gustare come gli ameriKani s’ammazzano fra loro, dopo avere massacrato quelle popolazioni dette “nativi” e, visto che il gioco piace anche agli adulti, armati fino ai denti vanno a stabilire democrazie uccidendo capi, dopo averli foraggiati per anni, secondo necessità, come da tempo s’usa fare con i mafiosi ricercati: finché serve lo lasci dov’è, quando diventa inutile o pericoloso lo fai ammazzare. Così gli americani, lo stato, non il popolo che, ciò che vede di più mangia, piscia e vota. Quindi chi paga pubblicità e ha tanti soldi compra spazi virtuali per passare a quelli reali. Ma cosa c’entra con Marcos & Ennio? c’entra, perché tutt’e due fanno musica, amano la classica ma il secondo amava anche i cantautori che apparivano a Genova, tal ché li accompagnava, spesso da solo, dati i costi per pochi spiccioli. Ricordate il successo di Meccia? rotola il barattolo? Morricone ebbe l’idea di farlo rotolare davvero. Ma c’era anche Bacalov, quello che copiò Sergio Endrigo vinse l’oscar per il Postino, ma Sergio ebbe da morto la soddisfazione di vincere la causa: l’autore era lui. Accordi e adesso risutano sia Bacalov che Endrigo. Scopiazzatori come De André che stanco di essere definito figlio di papà ricco (zucchero) suonava Tenco dicendo che erano sue le canzoni. Più avanti altro litigio con Jannacci, Via del Campo non era di De André ma di Enzo. Litigio, pace e accordo. Di entrambi.

Così per me Ennio Morricone nelle musiche da film mi sembrava dirigesse l’orchestra mentre Bruno Niccolai fosse l’autore delle colonne sonore che tanto assomigliavano a quelle francesi

A quell’età io bello ricciuto avevo già 4000 dischi di Jazz ottime e musiche da film, che non avevano niente a che fare con le immagini, finché arrivò Francis Lai con i film di Lelouche (poco apprezzato dalla solita critica di sinistra): da Un uomo una donna, a Bolero sostituì con la musica anche le parole: attori muovevano labbra ma si immaginava ciò che si dicevano attraverso l’intensità dei suoni.

Riesco ancora oggi, senza guadare se la scena mostra un auto che corre mentre piove, oppure piove e due amanti sono fermi dietro un portone a baciarsi. Si accettano sfide, porto film in prova.

Quindi per me Morricone dirigeva le musiche di Bruno Niccolai, in alcuni film leggevo l’inverso. Come complici e forse lo sono stati. Alcune musiche impossibili da ascoltare, mentre alcune colonne sonore  come Mission mi piacciono molto anche se forse fanno l’occhio alla colonna sonora di altri film a partire da Il clan dei marsigliesi di François de Roubaix. Dunque, dunque! torniamo indietro: via veneto, cosce labbra fotografi attori con petto villoso che fanno schifo sembrano messicani ma scopro che sono stati scelti a bella posta in quanto sguaiati, sonnecchiano sotto gli ombrelloni lanciano sguardi a donne che ci cascano, così poi fanno le comparse in film come: La Gesualda che ti scalda la mafalda, poi arriva il pistolero che ti apre per intero e via così. Le prime imitazioni di cowboy americo-bruzzese.


Perfino una collega di lavoro si avvicina a un mostro che puzzava lontano un miglio e mi fa: “Resto qui, i dischi te li ridò se passi domani”. Mai più visti quei dischi. Una delle tante sere che esco da via Sardegna, diretto alla macchina (a quell’epoca posteggiavi senza cartelli di sosta o strisce gialle), mi viene incontro da un tavolino di un bar della via ex più elegante di Roma, mi blocca per la giacca:

“Vieni, dentro c’è un pianoforte, facci una suonatina”, “ma non so suonare, strimpello”, “Ma dai! nessuno c’è dentro  tutti fuori, se suoni per me che ho a traino una fanciulla…”. Non potevo negare nulla, mi commuove sempre qualcuno che con la musica anche suonata male, riesce a far coppia. Entro e, impacciato con dita che avevano fatto altro su olivetti 44 credo, provo Il cielo in una stanza, più sicuro 4 accordi, mi riesce sempre, sinistra accordo, destra con un solo dito le note senza fronzoli. Fuori il cielo è triste forse perché ascolta quella musica che fa cilecca ogni giro di do, spaventato che ci sia qualche musicista vero, capita ancora oggi. Dentro il collega con una sventola e dei camerieri che corrono per servire la grande folla fuori, finché sento dei passi leggeri e con la coda dell’occhio scorgo un signore piuttosto in carne che sembra dirigersi verso la toilette. Forse, non mi giro sennò sbaglio tasti. Non guardo neppure,  ma d’un colpo sento alle spalle un tocco leggero e una voce dolcissima e lenta come una carezza, fa:

“Sai che suoni bene!” con un lieve tocco alla spalla che quasi non avverto sparisce verso l’uscita. Chiedo chi fosse quell’uomo robusto con voce leggera da angelo munito di zufolo che, certo, di musica non capiva nulla! “Morricone”, dice qualcuno. “Come Morricone e che ci fa qui? e mi prende pure per il culo, dicendomi che suono bene! Dio, dio che figura de merde! perché mi avete fatto suonare?”

 Esco cercando di non farmi notare scavalcando cosce, peli e sombreri, ma incappo proprio sul pianista compositore direttore d’orchestra che accompagna cantautori sconosciuti a Casa Ricordi e mi dice  che suono bene 4 accordi del “giro di do”?


Mi ferma con delicatezza di farfalla, con tocco leggero e sorriso da fiaba, dice:

“continua con la musica anche se sai solo un giro di do, compra dei libri con accordi di chitarra, dove a ogni riga c’è scritto l’accordo. Potrai suonare centinaia di canzoni. Perché la musica non necessita di spiegazioni, noi che non conosciamo molte lingue, io forse nessuna, possiamo abbracciare tutti con la musica e questo suono viene ascoltato dal cielo, dagli uccelli, da fiori o animali che crescono meglio a volte più in fretta”

Risposi, grazie, senza chiamarlo maestro, chennessò, ma anche no! non capivo, senza parole, con la musica non avrei perso ancora un lavoro. Grazie, ma anche no!

Oggi ho ricordato vari incontri in diverse date e città concludo riportando l’inizio: Marcos Vinicius scrive in un post in ricordo di Morricone, la foto è di Anita, incontrata in varie occasioni, persa di vista dal ’92, ripescata a Sassari ad  accompagnare Marcos che incontra me che incontrerò ancora qui, dove mi sono trasferito, lasciando finalmente Roma e le vie veneto ormai inesistenti per realizzare un primo sogno che inizierà il 23 settembre proprio a Sezze a pochi chilometri dove nel … non so più, ho incontrato Anita che ha conosciuto Sgarbi che ha imposto alla Mondadori di stampare purtroppo postumo libri di Dario Bellezza che mi cercò a Catania, al cinema Mirone, dove veniva Goliarda, grazie al fatto che collaboravo con l’Arci organizzando incontri con Gaber, Jannacci, De André, Felice Andreasi, Leo Ferré che amava l’Italia deluso dalla Francia per la violenza contro i movimenti studenteschi del ’67, iniziati nel ’66, in Italia nel ’68, mentre nel ’69 inizia l’avventura del ristorante Santuccio, dove inviteremo scrittori, poeti, musicisti, e ciarlatani ballerini cantanti funamboli e clown che hanno nella vita un solo scopo: ascoltare il silenzio fra una nota e l’altra che diventa concerto che ridà vita che riesce a far sognare compreso da tutti i popoli costretti a combattere da 10 padroni che li governano utilizzando ogni mezzo e possono acquistare il megafono per convincerci che la vita è bella solo e sempre comprando tutto ciò che non serve! ce ne accorgiamo dopo quando gettiamo via per strada in mare nei fiumi fino al cielo che guarda come la terra massacra se stessa e tenta di uccidere gli altri pianeti. Ma il cielo non è la terra! e continua a illuminare qualcuno che guarda, sorridendo anche quando sta per essere colpito da una bomba.


Senza alcuna loro colpa bambini, adulti piangono, anche noi, nel vedere un bimbo incolpevole morire mentre attraversa col padre un muro, un giardino, un ammasso di macerie ch’erano casa. Ma la tristezza dura un solo secondo perché qualcuno si prende il rosario, la madonna, bacia le ceneri di un santo e ci convince che siamo circondati da nemici. Mentre un altro bambino gioca al pallone e l’ultima immagine prima che straziato batte sul suolo colpito da un cielo ignaro è quella d’un volto sorridente, malgrado noi, malgrado voi, malgrado il potere e la sete di conquista di alcuni mostri che fanno la differenza fra chi ama sempre senza motivo e chi odia e spara senza sapere perché. Chi sa lo spieghi a tutti coloro che vivono una guerra che non fanno.

di Beppe Costa

durante una notte insonne pesando alla stupidità degli uomini che credono stupidi gli asini, vedi ultimo film con Jannacci ma anche uno dei primi_ L’Udienza.

Foto Marcos Vinicius e Ennio Morricone: Anita Madaluni

Foto Beppe Costa: Dino Ignani

Comment here