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Don Beppe e Don Matteo (storia semiseria di due trafficanti: l’uno di libri, l’altro di esseri umani) – PREQUEL

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𝙙𝙤𝙣 𝘽𝙚𝙥𝙥𝙚 (𝙙𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙪 𝙧𝙞𝙘𝙚𝙧𝙘𝙖𝙩𝙪), 𝙡𝙖𝙙𝙙𝙤𝙫𝙚 𝙨𝙞 𝙞𝙣𝙣𝙖𝙢𝙤𝙧𝙖 𝙚, 𝙨𝙪𝙤 𝙢𝙖𝙡𝙜𝙧𝙖𝙙𝙤 𝙙𝙞𝙫𝙚𝙣𝙩𝙖 𝙜𝙚𝙣𝙚𝙧𝙤 𝙙𝙚𝙡 𝙗𝙤𝙨𝙨 “𝙨𝙖𝙣𝙩𝙪𝙯𝙯𝙪”. 𝙁𝙧𝙖 𝙨𝙥𝙖𝙘𝙘𝙞𝙤 𝙙𝙞 𝙡𝙞𝙗𝙧𝙞 𝙚 𝙢𝙖𝙛𝙞𝙖 𝙚 𝙘𝙧𝙤𝙡𝙡𝙞 𝒅𝒊 𝒓𝒊𝒑𝒆𝒕𝒊𝒕𝒐𝒓𝒊.

Il collega 𝐁𝐫𝐚𝐝𝐛𝐮𝐫𝐲 temendo che i fasci li bruciassero lo scrisse in un libretto che avrebbero dovuto consigliare insieme ai trenini (in modo che prima di sbrodolar parole da vecchi non prendessero cantonate scambiando un autore del trentino con autrice del Sudamerica) mi conforta ricordare che ho preferito i libri di casa a quelli dei professori, malgrado fra 𝐒𝐚𝐩𝐞𝐠𝐧𝐨 e 𝐌𝐮𝐬𝐜𝐞𝐭𝐭𝐚 mi sia trovato bene, ma il secondo m’era vicino di casa e la sua libreria che regalò a Capalbio era come le farmacie: multistrati. Altro vicino quel prof. russo 𝐆𝐢𝐨𝐫𝐠𝐢𝐨 𝐊𝐫𝐚𝐢𝐬𝐤𝐢 (sovietico al tempo) che tradusse quell’autore che dal cielo si meravigliava degli idioti che giocavano a 𝒈𝒖𝒆𝒓𝒓𝒂 𝒆 𝒑𝒂𝒄𝒆 finché una moglie disperata di questo marito che si perdeva pure le mutande scopri che aveva preso il “vizio assurdo” di un altro giocatore.

Presto arrivò l’uomo che comprò case, palazzi, istuituzioni e tutto quello che si poteva acquistare, partendo dall’𝑰𝒔𝒐𝒍𝒂 (sintesi). Cosa unisce don 𝐁𝐞𝐩𝐩𝐞 a don 𝐌𝐚𝐭𝐭𝐞𝐨 oltre che essere siciliani? semplice: tutt’e due vivono da 30 anni indisturbati benché tutti ben sanno dove si trovano, nessuno li cerca. tutt’e due vivono mascherati da falso nome (o pseudonimo) e, benché ricercati, fanno ciascuno i “casi” propri senz’esssere disturbati: due fantasmi insomma. Prima che l’uomo dei miracoli scendesse in campo, non certo per coltivare pomodori o curar le rose, il terreno doveva essere preparato e, se fino ad allora, vi era stata una attenzione particolare verso le nascenti tivvù, cosiddette libere o private, nessuno si poteva render conto di quanto potere potessero conquistare e, addirittura, condizionare intere popolazioni.

C’era da poco il torneo fra Palermo e Catania su chi potesse conquistare il record di morti ammazzati o fatti semplicemente sparire (lupara bianca). Naturalemente ci volevano sia dei complici di bassa lega che imprenditori affermati con tendenze al comando e all’ubbidienza assoluta e totale. Dove l’utile era alto e comune. Se si ammazzava per poche migliaia di lire non era altrettanto facile pianificare senza accordi l’assalto per l’intera Isola, occorreva mano d’opera certa, imprenditori lungimiranti e intelligenti che sapevano rapinare senza lasciare tracce, come per caso aveva già fatto il 𝐌𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐂𝐢𝐚𝐧𝐜𝐢𝐨 che, ciancere aveva fatto a 𝙎𝙖𝙣𝙛𝙞𝙡𝙞𝙥𝙥𝙤 (e qui uno dei tanti riferimenti ai santi) rubandogli il giornale di Catania conn l’aiuto della mafia (non meglio specificata). Così saltarono antenne, ripetitori e saltò in aria pure la Standa a due passe da don Beppe che per poco non ebbe il primo dei sette infarti.

Ma gli fecero capire che lì il naso non era il caso di ficcarcelo semmai, doveva pensare a quella strana attività di smerciare i libri, che via via diventavano sempre più pericolosi specie quanso erano buoni e aprivano i cervelli alle idee. Perciò contemporaneamente bisognava cercare di conquistare anche le case editrici più importanti che, oltrettutto, possedevano palazzi altrettanto importanti. Come Einaudi in via Biancamano a Torino o quello della Le Monnier a Firenze in via San Gallo, per alcuni riuscì per pochi altri no o almeno, non si sa. Sono così tante le manipolazioni  che si sono perse le tracce. I libri (lo furono anche i giornali, in un tempo lontano) sono pericolosi, la rete, almeno se non la insegnano a usare già dalla più tenera età poteva aiutare sia per gli attentati che per rincretinire le masse coi giochini, le fotine e i gattini: lì ormai spacciare poesia era diventato difficilissimo. Non c’era nient’altro: in pochi anni tutti artisti, ecco perché giornali, rete ma, soprattutto televisioni contavano eccome, specie per la conquista del potere totale.

Invece di dirmi “stai sereno” “riposa”, bisognava che qualcuno lavorasse (come fanno gli artisti studiando ore e ore al giorno). Per sapere poi qualcosa di veramente utile sulla mafia non bastavano neanche tutti gli studiosi di mutamenti storici, politologi, scenziati né le forze dell’ordine, figurarsi poi i politici. Altro che cecità, anche sbattuti davanti a fatti compiuti o anche indagati, ci volevano così tante prove e tanti anni che andavano via prima o andavano in prescrizione eventuali processi lunghi 40 o 50 anni! Quindi don Beppe scoprì suo malgrado la metafora delle candele. Prima incontrando un operaio che montava pali per la telefonia nei paesini dove, fra l’altro, aveva una vilkla principesca, da operaio appunto, che faceva invidia a quella vista nei documentari su Saddam Hussein e poi dal suddetto Ciancio. Il fatto è che la Regione siciliana acquistava libri da tante piccole e medie casa editrici per biblioteche inesistenti (ne sarebbero state previste 400) e che finivano negli uffici postali anche dei minuscoli paesini dove comprendevano anche il bar. Quindi? quindi occorreva offrire al funzionario o all’assessore o, magari, all’usciere, quello che alcuni esseri normali chiamano “pizzo” ma che i quei casi si chiamano candele: due candele 20%, 3 candele 30%, queste almeno erano le proporzioni.

Me lo svelò così questo operaio  d’un tempo, oggi onorevole di forza italia. Che forza, he! chiarito illuminando strade buie della Cecità, (libro o film mi evita spiegazioni) o cercasse (la rete serve per i pesci, ma anche ad attirare gli sciocchi, nonché a spiegare ai bambini come si fa ricerca di un film, di un libro, di una persona anche comune si riesce a trovare anche la mail o quando fa il compleanno senza che il padrone di facebook ce lo indichi, scatenando il pensiero comune del malcapitato che riceve gli auguri e sembra o finge di non capire che quei 5000 fans sono burattini al servizio dei like o della pubblicità. Allora si scatenano gioie, commenti e quant’altro ci fotte tempo e denaro.

Il mondo intero si ricorda di me, cosa rispondere: sono commosso/a dell’attenzione? vi rispondo nei prossimi giorni? o: ero così triste ma voi, AMICI, avete dato senso alla mia vita (Vengo anch’io? studiare Jannacci e rileggere Topolino” Basterebbe mezzo capitolo de Le notti bianche (infatti i più lesti col ditino, copia e incolla, diventa prof rimanendo sul puf! Come quando metti la foto in una discreta poesia (di un gatto fino a 100 like, di quando eri adolescente arrivi a 200 secondo fans, ecc,) Come scoprire qualcosa di diverso o che vale la pena? meno like è già una indicazione: vale sempre per poesie impegnate o quando l’autore (che non sia anche attore, giornalista, conduttoree televisivo, ecc) scrive che il suo libro potete acquistarlo lì, là e pure lù! i like potrebbero essere due. Insomma se la cosa e buona può capitare che un complimento vi fa risparmmiare il costo del libro! sei bravo senza sforzo, ma si sa gli stitici gli sforzi li fanno quando il poeta si ritira a vita privata, mollto privata, in men che non ti dico, milioni di italiani sparano poesie ricordi scrivendo saggi copiati ovunque. Non ho amici ma persone che si chiedono perché stanno “sporcando” la terra, cosa sono venuti a fare? A parte i giocatori di pallone, nessuno sa perché. Per fortuna la guerra ci fornisce informazioni geografiche e diventiamo esperti su  tutto. Invito i “poeti” dell’intero modo a marciare urlando insieme le loro splendide poesie in una zona di guerra, vedrete come cadranno tramortiti o incapaci di usare una qualsiasi arma.

Il più grande ESERCITO DEL MONDO SAREBBERO LORO I POETI che ormai non devono neanche spendere i soldi della carta.

 

Di Beppe Costa

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