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ELEZIONI COMUNALI A CARBONIA. QUALI PERIMETRI DI GIOCO PER QUALI SQUADRE?

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Nelle scorse ore “Articolo Uno” ha rotto gli indugi e rivolgendosi ai suoi potenziali alleati ha dichiarato: “è ora di costruire un progetto alternativo alla maggioranza pentastellata che guida il Comune di Carbonia e a ogni forza organica alla coalizione di centrodestra che governa la Regione”.
Una provocazione in realtà lanciata per capire se ancora esiste o meglio può esistere un perimetro di centrosinistra dove rifondare un’offerta politica strutturata e credibile per potersi ripresentare agli elettori di Carbonia dopo la cocente debacle del 2016 e le conseguenti sconfitte elettorali in ogni competizione dalle ultime elezioni politiche in poi (..regionali ed europee).

Senza troppe dietrologie, la sortita del partito del Ministro della “Salute” Roberto Speranza, rappresentato a livello locale dall’area cultural-politica raggruppata intorno all’ex Consigliere Regionale Luca Pizzuto, ha lo scopo di smuovere le acque ancora stagnanti del dibattito politico cittadino, nelle quali da alcuni mesi si sviluppano e rincorrono ambiziosi ragionamenti sul futuro amministrativo della città e sull’opportunità o meno di replicare altri importanti esperimenti effettuati e in corso d’opera nell’isola, per superare le imbriglianti logiche dei simboli di partito (spesso screditati fra gli elettori della cosiddetta “maggioranza silenziosa”) allo scopo di allargare il più possibile il perimetro di gioco e quindi la partecipazione alla competizione elettorale a forze eterogenee fra loro, ma consistentemente radicate in ambito comunale.
I destinatari del messaggio di “Articolo Uno” sono innanzitutto i caporioni del PD da tempo impegnati proprio su questo ragionamento e incapaci, finora, di dare una risposta alla semplice quanto rindondante domanda: “ha chance di vincere una coalizione basata su un collante ideologico di centrosinistra in una città che da anni (lo dicono i risultati in ripetute elezioni) ha mutato il proprio dna culturale e sociale, rigettando con forza i modelli politici del passato?”

Le visioni nel partito democratico sono molteplici. Ma di sicuro le principali sono differenziate fra coloro che vorrebbero presentare il simbolo costi quel che costi, per una questione di principio, anche a costo di perdere le elezioni, e coloro che, invece, pensano che la città necessiti di un’offerta politica diversa, rinnovata e il più possibile rappresentativa delle varie anime sociali. Senza tanti fronzoli o distinzioni ideologiche, di sicuro più valide per scenari regionali e nazionali che, invece, per amministrare bene una comunità dove alla fine contano le cose concrete da fare per i cittadini che le battaglie campali sulle diverse macro-vedute del mondo.
Tuttavia, in queste due visioni se ne inserisce anche una terza. Quella di chi nel PD, coerentemente con le scelte effettuate a livello nazionale, non disdegnerebbe la replicazione di un esperimento sulla scia dell’esecutivo Conte, da proporre alla città addirittura per una (per ora innominabile) alleanza col M5S per costruire un rinnovato patto per amministrare la città.
Ad avvalorare questa tesi, perlomeno a confermare che non sia totalmente priva di fondamento, oltre alla sistematica tiepidezza di alcuni esponenti di punta del partito democratico cittadino verso il movimento di Crimi, sempre pronti però a opporre la massima durezza contro ogni proposta (anche quelle più giuste e sensate) della giunta regionale, ci sarebbe più di qualche segnale e indiscrezione che emergerebbero al livello più alto.

Ed è in questo alveo che la richiesta della compagine di Pizzuto appare più che giustificata per comprendere e stabilire a poco più di un anno dal rinnovo del consiglio comunale, quale sarà il reale perimetro di gioco ove si svolgeranno le consultazioni comunali.

In tale contesto, anche stavolta la campagna elettorale si preannuncia però durissima; senza esclusione di colpi. Le avvisaglie ci sono tutte. In casa pentastellata si discute su come ripresentarsi e se ricandidare la Sindaca uscente Paola Massidda che continuamente da sfoggio di nervosismo anche a causa della situazione per niente semplice che si trova a gestire sul fronte delle emergenze sanitaria ed economica. Ma il fatto stesso che non indietreggi su ogni confronto e si esponga in (e alle) polemiche anche oltre il necessario, è un segnale chiaro di come non sia disponibile a cedere il passo ad alcuno dei potenziali competitor nel suo movimento. E d’altronde, dopo le defezioni di questi anni fra assessori e attivisti, non sarebbero molti quelli in grado di primeggiare nei suoi confronti e mettere in discussione la sua leadership.
Non si pensi però che il M5S sia già (come dicono alcuni) un “agnello sacrificale”. Esiste in città una grande fetta di elettorato che rigetta profondamente i partiti tradizionali e le loro logiche e che ogni qualvolta la giunta comunale brilla per qualche iniziativa, emerge dal silenzio per far sentire il proprio calore e sostegno. Nondimeno i risultati delle scorse elezioni europee hanno certificato la presenza, in tal senso, di un voto d’opinione diffuso.

Oltre il movimento e ciò che resta (per adesso) del centrosinistra storico, esiste un apparente vuoto per ora colmato solo dall’influente presenza dell’area di riferimento del Consigliere Regionale Fabio Usai. Che mentre in Regione sostiene la maggioranza di centrodestra, a Carbonia è invece riuscito a coagulare una sfera di esponenti provenienti da tutto l’arco costituzionale, molto radicati dal punto di vista elettorale. Non è un mistero (avendolo già dichiarato nelle radio locali) che Usai sia interessato a una grande coalizione civica con un programma di rinascita cittadina sul quale catalizzare il maggior numero delle forze politiche e sociali del territorio comunale. Sugli esempi di Sassari e di ciò che si sta consumando a Quartu Sant’Elena.
Al di là dei nomi degli interpreti per la candidatura alle cariche più alte come quella di Sindaco, resterebbe però da capire con chi potrebbe realizzare questo progetto. Con una parte del centrosinistra, escluso “Articolo Uno” e alcune frange del PD? Con le aree di riferimento che gravitano oggi intorno ai consiglieri comunali Michele Stivaletta e Daniela Garau?
Difficile dirlo, allo stato attuale.
Ma una cosa è certa: chiunque vincerà, dovrà passare da un ballottaggio. E per arrivare al ballottaggio per poi sostenerlo con possibilità di vittoria, dovrà necessariamente aggregare il maggior numero possibile di forze e consensi in città.
Perché il vento catabatico del 2016 stavolta non soffierà e ogni voto dovrà essere conquistato con le unghie e con i denti.

Manolo Mureddu

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