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IGLESIAS: CENTENARIO DELL’ECCIDIO

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11 maggio 1920 per non dimenticare l'eccidio di 7 minatori che protestavano per i propri diritti

La storia

Era l’11 maggio del 1920, quando i minatori di Monteponi e di San Giovanni, marciarono verso il Municipio di Iglesias per parlare con il sindaco Corsi della gravissima situazione in cui riversavano. Era da giorni che protestavano per il ritardo dei salari, lavorando in condizioni pessime e pericolose. Una protesta che passerà alla storia come lo “sciopero per il pane”. Ci furono diversi scontri con i carabinieri inviati per arginare gli animi. Giunti nei pressi del palazzo comunale, i minatori furono fermati con dei colpi di arma da fuoco. Al termine degli scontri morirono sette minatori e ci furono ventisei feriti, di cui cinque carabinieri. Una vicenda che ancora oggi non ha dei tratti chiarissimi. La protesta dei minatori, uomini fieri che non avevano paura di rischiare la vita per ottenere i propri diritti, era già avvenuta nel 1904 a Buggerru e nel 1906 a Nebida (Frazione di Iglesias).

Oggi

Quest’anno la città di Iglesias avrebbe commemorato il centenario di questa triste pagina di storia con una manifestazione importate. Purtroppo tutto è stato bloccato a causa di un virus: il Covid-19.
Infatti l’emergenza epidemiologica ha chiuso le scuole e interrotto tutte le manifestazioni pubbliche. Si è svolta solo una breve cerimonia da parte dell’amministrazione comunale che ha posto una corona sulla lapide che ricorda le vittime, in via Satta. Inoltre, questa mattina è suonata la sirena di Pozzo Sella (ubicata nel complesso minerario dismesso di Monteponi) e le campane della Cattedrale di Santa Chiara hanno rintoccato per sette volte in ricordo delle vittime.

Un video un'emozione

Christian Castangia è un maestro di scuola primaria di Iglesias, con la passione cinematografica che da diversi anni usa il cinema per parlare e raccontare il sociale, il bullismo, il femminicidio, i disturbi dell’apprendimento e dell’alimentazione.
“I miei genitori hanno avuto entrambi un parente stretto coinvolto nell’eccidio, Pietro Castangia e Vittorio Collu. Ho intervistato mia madre e mio padre l’11 maggio dello scorso anno. Mia madre non stava bene e lo si evince nel video. – Racconta Castangia– Ad agosto di quell’anno è venuta a mancare. Ho passato la giornata di ieri a visionare il girato che mi ero rifiutato di visionare proprio per la perdita avuta. Ho voluto restituire alla mia città un pezzetto di storia fatta da testimonianze.”

I progetti

La Dott.ssa Daniela Aretino, che fa parte del Comitato promotore per il centenario dell’eccidio supportato anche dalla Proloco di Iglesias, ci ha raccontato con emozione, il lavoro immenso che è stato fatto e le persone coinvolte. Tantissimi i progetti e le manifestazioni ideate che avrebbero fatto da cornice a questa ricorrenza molto sentita. In fondo chi di noi non ha un parente, un genitore, un nonno minatore?

I ragazzi al centro del ricordo storico

Sin dal 2008, l’Istituto Comprensivo di Eleonora D’Arborea, organizza la rievocazione storica dell’eccidio dei minatori anche in collaborazione con altre scuole del territorio. L’Istituto comprende altri centri storicamente importanti della vita mineraria come Buggerru e Fluminimaggiore, oltre alla frazione di Nebida. .
Come si legge in una nota, il gruppo dei docenti che fanno parte del progetto, le studentesse e gli studenti e la Dirigente Scolastica, Dott.ssa Emanuela Pispisa, hanno fortemente voluto proseguire anche in questo periodo di emergenza sanitaria e trovare le soluzioni più valide per non privare la cittadinanza di un appuntamento che negli anni è entrato a far parte dei riti più attesi dagli iglesienti.

Una testimonianza che tocca il cuore

Abbiamo chiesto al Professore Gianni Persico, di raccontarci il progetto con i ragazzi e il lavoro che svolge insieme a tutti i docenti dell’Istituto Comprensivo  Eleonora D’Arborea. 

Come è nato il progetto?

Dodici anni fa la rappresentazione dell’eccidio era stata appena messa in scena in Piazza Municipio per la prima volta. Un gruppo di una sessantina di alunni e alunne, diretti da alcuni docenti della scuola media Eleonora d’Arborea, come si chiamava allora, riuscì a far piangere una incredula platea di genitori e molti curiosi sotto una lieve pioggerellina che, per ironia della sorte, replicava esattamente quella del martedì 11 maggio del 1920 in cui 7 minatori caddero sotto i colpi dei moschetti.

Alcuni professori del nucleo fondante di allora sono gli stessi del progetto scolastico che, dopo questi 12 anni,  avrebbe portato all’ apoteosi del Centenario se non fosse stato per l’epidemia: ce la siamo comunque cavata lo stesso, grazie alla tecnologia e alla creatività dei nostri ragazzi.

Da quel 2008, ogni anno la manifestazione ha accresciuto la propria carica emotiva, con poche modifiche e  i necessari aggiustamenti scenici.

Come si svolge?

L’asse principale lungo il quale si muove la preparazione all’evento è chiaramente quello emotivo-teatrale, reso ancora più importante dal 2013 in cui è nato il Preludio. Questa breve rappresentazione va in scena invariabilmente la sera del 10 maggio, per affiancare l’evento principale della mattina successiva: il palco diviso simbolicamente in due parti, con la casa del minatore da un lato, in cui si parla sardo, e la dimora del Vicedirettore delle Miniera dall’altra, in cui l’italiano fa da contraltare. Una sorta di lotta di classe visiva, dialoghi che si intersecano per lingua e contenuti, che mostra la difficile situazione della sera del 10 maggio 1920 dai diversi punti di vista di chi protesta per fame e di chi difende il padronato. Il testo è ricco di precisissimi riferimenti alla realtà iglesiente di quel periodo. Gli stessi ragazzi protagonisti sul palco te li trovi la mattina dopo in piazza.

La ricerca della memoria familiare è importante?

I risultati sono sempre incredibili agli occhi di un adulto: nessuno penserebbe i bambini capaci di mettere in scena il dolore, la morte e il pianto, la rabbia, lo scontro, la ferocia.

Il resto lo fa la ricerca della memoria familiare sui parenti che lavorarono in miniera, lo fa la commovente dedizione dei genitori che vanno a frugare nelle cassapanche per trovare le lampade da miniera e gli splendidi vestiti d’epoca, quando non li confezionano apposta, lo fa la mobilitazione di una comunità intera che grazie alla nostra scuola ha ripreso il dialogo tra le generazioni.

La scommessa di quel maggio 2008 era quella del recupero della memoria, dell’identità mineraria, ma soprattutto dello spirito di appartenenza positiva e conscia alla propria comunità, base essenziale per forgiare una generazione di iglesienti migliori a cui affidare il futuro della città. Negli anni, oltre un migliaio di ragazzi hanno fatto l’11 maggio e nessuno lo dimenticherà mai, come purtroppo si rischiava che accadesse prima del nostro progetto.

Seminare oggi per raccogliere domani è quello che davvero deve fare la scuola, noi insegnanti lo sappiamo: nel momento in cui si va in scena ci si trasforma. Quando arrivano gli applausi e le lacrime di una città vuol dire che siamo riusciti a fare il nostro lavoro, oltre ad aver ricordato degnamente quei sette uomini che nella pioggia di un mattino di maggio andarono incontro alla morte.

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Comments (2)

  1. Christian Castangia

    Grazie di cuore per questo articolo, farà bene alla storia della nostra Sardegna e a tutte quelle persone che si sono sacrificate per i nostri diritti.

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