Circa 10 anni fa tutto il mondo sgranava gli occhi di fronte al ‘miracolo’ tecnologico di Avatar. Successivamente il cinema stereoscopico ha avuto successo. Un periodo d’oro che è cresciuto alla stessa velocità con la quale si è poi sgonfiato. Ma esattamente perché?
La risposta va cercata negli anni ’80, quando ci provarono ma l’esito fu lo stesso. A più riprese – durante la storia del cinema (il primo lungometraggio risale addirittura al 1922) – il 3D ha fatto la sua comparsa nelle sale di tutto il mondo con un successo più o meno altalenante e con una durata più o meno significativa. Ma il risultato non cambia mai: alla fine, il 3D viene dimenticato fino a scomparire del tutto. Per poi tornare improvvisamente.
Ed è successo ancora. Il mal di testa passa in secondo piano, sacrificato dall’altare dello spettacolo di fronte alla tecnologia stereoscopica raffinata e pulita di Avatar, lontana parente di quanto visto negli anni ’80 dentro quegli imbarazzanti occhialini dalle lenti rosso-blu. Stavolta però sembrava realmente diverso. Le premesse per una rivoluzione dell’arte c’erano tutte: tecnologia migliore, film di livello e distribuiti in grande quantità.
Torniamo un attimo indietro. Parallelamente al fenomeno innescato da Avatar nel 2009, gli occhialini 3D sono usciti dalle sale dei cinema per entrare nei salotti delle case: così nacque il 3D casalingo, con i produttori di TV che fecero a gara per offrire la tecnologia stereoscopica migliore.
Che non decollò mai: vuoi per gli occhialini da indossare, vuoi per il contesto casalingo poco adatto alla spettacolarizzazione di scene “fuori dallo schermo” (che necessitano di setup che solo una sala cinematografica può garantire), il 3D casalingo è stato ben presto abbandonato dai colossi tech, tornando ad essere unicamente appannaggio delle sale cinematografiche. Samsung si ritirò da questo mercato nel 2016: la seguirono l’anno dopo sia Sony che LG; poi tutti gli altri. Negli ultimi mesi c’è chi è tornato sull’argomento, come l’Americana Stream TV, proponendo schermi 3D senza occhialini. Una scelta probabilmente fuori tempo, perché è palese che l’interesse da parte dei consumatori è oramai ai minimi storici.
Ma il 3D vide una piccola parentesi anche nel mondo del gaming. A crederci in assoluto più di tutti è stata Nvidia con il suo 3D Vision, tecnologia grazie alla quale era possibile attivare una visione stereoscopica in alcuni videogiochi compatibili su PC. La partenza non fu poi malaccio: tra i videogiochi “testimonial” c’era Batman Arkham Asylum che offriva un colpo d’occhio decisamente interessante. E allora cosa andò storto?
Che per funzionare, il 3D Vision aveva bisogno di un computer super performante, schede grafiche di ultima generazione, ed i videogiochi necessitavano di un’ottimizzazione ad hoc. Tutte caratteristiche che penalizzarono lo sviluppo di questa tecnologia, che Nvidia ha deciso di abbandonare definitivamente solo un anno fa. Ovviamente anche qua servivano gli scomodissimi occhialini.
Se il 3D non se la passava bene nel contesto casalingo di TV e gaming, tutto sommato al cinema ha continuato a vivacchiare per qualche anno. Poi la situazione è lentamente degenerata fino al crollo definitivo di questi anni: meno film di qualità ed una crisi generale del cinema sotto i colpi dello streaming hanno fatto il resto.
Secondo un rapporto diffuso nel 2018 dalla MPAA (Motion Picture Association of America) – che ha preso in considerazione solamente USA e Canada (ma è comunque molto indicativo) – nel 2017 le entrate generate dai film in 3D hanno rappresentato il 12% dei ricavi totali (1,3 miliardi di dollari). L’anno prima la percentuale era del 14%.
Un significativo decremento rispetto al 2010, quando i film in tre dimensioni rappresentavano il 21% delle entrate totale ai botteghini (2,2 miliardi di dollari). È molto probabile che oggi (non si trovano dati più aggiornati) la percentuale sia vicina al 10% del 2009, prima del boom che ebbe inizio con Avatar di James Cameron.
A calare – e questo è un problema del cinema in generale – anche il numero di film realizzati in 3D. Paradossalmente è cresciuto il numero di schermi in grado di proiettare pellicole a tre dimensioni: +1% in USA/Canada e fino al 4% in più in Europa, Africa e Medio Oriente secondo il rapporto di MPAA.
Ma oggi? Capita ancora di vedere qualche film che propone pure la versione stereoscopica, ma è evidente che ormai l’interesse del (grande) pubblico è scemato: dover indossare gli occhialini è un limite non indifferente, e la visione di un film con la tecnologia 3D è sicuramente più stressante rispetto all’esperienza tradizionale. In definitiva la maggior parte delle persone che frequenta i cinema preferisce vivere un’esperienza il più rilassante possibile, vista compresa.
Comment here