“Come si fa a mantenere un amore e farlo durare nel tempo?”
Amore, Tempo, Rispetto e Vita, alcune delle tematiche che Massimiliano Perlato propone in questa raccolta di racconti.
Di molti la cornice è la Sardegna, soprattutto il suo mare e la sua vegetazione, che chi conosce l’isola ritrova anche nei richiami meno espliciti.
Le scenografie sono spesso spiagge, note mete turistiche, come Costa Rei, talora invece luoghi meno valorizzati ma suggestivi, come il lago Omodeo, o ancora la casa-albero sita tra il Golfo di Pistis e Torre dei Corsari, non lontano da Arbus.
Lì Efisio Sanna, poeta sardo, si trasferì per mesi o forse anni, narra la leggenda, a vivere con la moglie sotto le fronde di un maestoso ginepro per salvarlo dall’abbattimento. Sardo è un po’ il sangue/inchiostro della penna che ha scritto quest’opera, legato fin da bambino da vincoli affettivi materni ad un piccolo paese della zona occidentale dell’isola, ove trascorreva i mesi di pausa estiva.
L’autore affida ad una serie di racconti il tema dell’amore tra due persone che si ritrovano ma che in realtà non si sono mai perse. Dall’incontro da ragazzini alla parentesi delle loro individuali esperienze l’uno senza l’altra.
A sottendere le loro storie però una sorta di messaggio subliminale che col senno del poi fa comprendere che di fatto non si erano lasciati mai.
In quasi ogni racconto un Lui ed una Lei, sempre con nomi diversi ma uniti dal lieto fine del ritrovarsi, dalla dolcezza di sguardi e parole, alla passione di un amore fisico che sublima, completandolo, il desiderio della coppia.
E tanti dialoghi di un sentimento amoroso consapevole, scandagliato a volte fino agli anfratti più reconditi di un “pragmatismo romantico”, volto a ricercare conferme e sicurezze prima di un affidamento reciproco. I dubbi e le titubanze dei protagonisti rispetto agli slanci dell’uno o dell’altro affondano le loro ragioni nel bagaglio esistenziale maturato con gli anni durante i quali si sono avvicendate storie sentimentali poco fortunate, promesse matrimoniali infrante e progetti familiari realizzati a metà.
E non traspaiono solo le esitazioni di amori nati in età adulta, quando “non ci si accontenta più”. L’amore diventa causa – effetto dell’impegno al rispetto e all’incedere insieme da quel momento in poi, avendo ben presenti le diversità caratteriali e la parte immodificabile della vita: la malattia che ‘succede’, percola nella tela che stavi disegnando e cambia le forme ed i colori di ciò che avevi pensato.
E impera il rispetto per le varie protagoniste femminili che incarnano i vari tratti della Donna: capace di attingere alla determinazione anche quando insicura, volitiva anche quando molto della vita rema contro, capace di ironia che non si ammanta mai di scherno, dolce e forte perché consapevole delle proprie fragilità, affascinante con lo sguardo e anche coi silenzi.
Che si chiami Alice, Martina, Silvia, Stefania, Anastasia, Viola o Flora è sempre lei, che mille volte ha perso, ma mai scordato, in un gioco di entra ed esci dal passato.
Spesso incontri casuali, in mezzo alle loro vite che fino a quel punto si sono srotolate tra relazioni sentimentali poco appaganti di fronte a quell’Amore pre-adolescenziale che gli anni separati hanno solo ibernato e che ad un certo punto riappare come se dicesse “scusa…Dov’eravamo rimasti?”
Questo libro parla di Amore, garbato e passionale, sia quando si ritrova dopo tanti anni, sia che sfoci nuovo da un incontro per strada o si anima da uno specchio in una stanza, nei diversi scenari che dipinge l’Autore.
Ma se il lettore si abbandona alle righe, sentirà che in ogni forma, l’amore è sempre lo stesso, tra un uomo ed una donna che senza saperlo si sono aspettati. Ed ecco allora che in molti racconti tutto sembra muovere dall’incontro casuale tra un Lui ed una Lei.
Tutto sembra generato da un colpo di fulmine, talora verbalizzato con sfrontato imbarazzo dal primo momento, delle volte invece trattenuto da timori dell’ulteriore errore di vita o da un codice di rispetto di convenzioni sociali.
Ma nulla si può fare dinanzi alla potente energia che innesca il fuoco dell’amore con la A maiuscola. E se l’epilogo dei racconti sembrerebbe scontato, quel “…e vissero felici e contenti” vale nella consapevolezza di essere arrivati a quel traguardo ammaccati da esistenze vere perché veramente vissute, dove aspettative agognate non hanno coinciso con realtà realizzate, in ambito professionale o in progettualità familiari, e dove si palesano malattie fisiche che evolvono, intaccando incessantemente corpi e spiriti di chi ne viene colpito e delle persone di riferimento per l’ammalato, le quali un po’ si ammalano con lui.
Le righe che compongono Farfalle narrano di vita, la celebrano nelle sue sfumature. Durante la lettura è come stare sulla riva ad aspettare una bottiglia alla quale è stato affidato 40 anni prima un messaggio tra i flutti e le mareggiate di un mare vastissimo.
E quando il messaggio arriva, lo leggi d’un fiato e consideri che l’attesa non è stata vana. Ed è un fiato lungo perché negli anni ti sei abituato all’apnea di tutto ciò che nella vita è stato e da un certo punto in avanti non esiste più.
Massimiliano dichiara la volontà, ma direi quasi la necessità, di lasciare traccia del suo anelito alla ricerca di una serenità emotiva in un periodo nel quale “corteggiava l’Amore”.
Compone un mosaico, composto di richiami autobiografici, impreziosito da artifici letterari. Lo fa narrando di un amore vissuto con l’enfasi di due adolescenti innamorati ma con la competenza emotiva dell’età più matura.
Che ognuno si prenda il pezzo che risuona, le parole che lo nutrono, le frasi che lo stimolano.
Che ognuno apra la porta delle proprie emozioni e alle proprie emozioni.
Buona lettura, anzi: buon volo con ognuna di queste farfalle!
Di Denise Vacca.
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