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La scrittrice Carmen Salis seconda classificata al premio letterario Giornalistico intitolato a Nadia Toffa con “Gianna, lei era mia sorella”

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Un fiore, che rappresenta in pieno ciò che la malattia può fare: farti appassire pian piano anche se i colori dell’anima restano vividi dentro (Valentina Melis, pittrice).  Secondo posto per Carmen Salis per il libro “Gianna, lei era mia sorella”, edito da Amico Libro. al Premio Letterario Nadia Toffa ideato da Archetipa associazione culturale per promuovere la cultura dell’impegno e la creatività in ambito letterario e giornalistico. Il Premio è aperto a romanzi editi e inediti, inchieste giornalistiche e poesie d’ispirazione sociale, con particolare attenzione rivolta ai temi legati alla condizione femminile.

Nadia Toffa è stata una conduttrice televisiva e giornalista italiana. Nota al grande pubblico per il ruolo di inviata e conduttrice del programma televisivo di Italia 1 Le Iene, Nadia ha negli anni condotto molte inchieste giornalistiche, occupandosi di numerosi temi sociali.

Alla premiazione hanno partecipato anche i genitori della giornalista bresciana, scomparsa nell’agosto del 2019, e i medici del Reparto di pediatria oncologica di Palermo.

Le pagine di vita vissuta narrate nel romanzo breve autobiografico e malinconico da Carmen Salis con “Gianna – Lei, era mia sorella”, raccontano uno spaccato della sua realtà, con le sue incognite. Con la sua grandezza d’animo. Gianna era bipolare, quindi un disturbo in cui non era capace ad assodare l’umore passando dalla depressione all’esaltazione. Riferisce della sorella con una precisione narrativa diretta dove lei stessa, insieme alla mamma, è interprete, con pensieri, sensazioni, delusioni e rabbia. Carmen espone l’amore illimitato per Gianna e per tutti gli altri componenti della famiglia. La sofferenza e il disagio della mamma. Il rifugio nella preghiera. La figura periferica del padre. E la nascita dei figli Marco e Francesca che ritraggono il futuro e la speranza. L’illusione anche di Gianna, di riappropriarsi delle redini della propria vita.

Un viaggio nella memoria dove gli episodi menzionati si sono disposti a comporre un mosaico esistenziale emotivamente coinvolgente. Anche per osteggiare il pregiudizio di una società che ancora oggi fatica ad accogliere situazioni che possono rappresentare quasi una vergogna. Ma che vergogna non è.

Carmen, come se con questo libro avesse finalmente dato ammonimento ad un macigno interiore intrinseco, che necessitava di librarsi nell’aria per dare voce e memoria ai protagonisti della sua vita.

«Sono molto contenta – ha dichiarato Carmen Salis -, il riconoscimento raggiunto in un concorso con così tanti partecipanti è una bella soddisfazione. Mi è stato detto che Gianna era una grande sorella, per me è stato il complimento più bello: mi piace pensare che attraverso questo concorso sia riuscita a uscire dall’Isola, come aveva sempre desiderato. Per me è stato un privilegio raccontare la storia di mia sorella, che poi è la stessa dei tanti malati psichiatrici, persone che noi tutti abbiamo il dovere di proteggere e far sentire parte della società».

Di Massimiliano Perlato

 

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