Istruzione

Le Maestre scrivono: “Cari Sindacati…è possibile che abbiate firmato un contratto peggiorativo per gli insegnanti?”

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Ci è giunta una lettera da parte di Giovanna Magrini, Daniela Marras, Lourdes Ledda.

Giovanna, Daniela e Lourdes, ci scrivono da Torpè, Borore, Siniscola, e sono delle Maestre. 

La loro è una lettera che vuole far riflettere e mettere in luce quello che realmente sta accadendo in questo periodo all’interno della scuola in quanto Istituzione. Una lettera che pone il quesito che lo stesso Professor Lucio Ficara (autore di Tecnica della Scuola) si domandava anni fa: “Come si può pretendere che il sindacato scuola firmi un contratto peggiorativo per gli insegnanti […]?”.

Questo è quanto domandano oggi le insegnanti che ci hanno scritto. Riportiamo, senza filtri o tagli, la loro lettera.

La lettera: "Cari Sindacati è possibile che abbiate firmato un “contratto peggiorativo per gli insegnanti” tradendo la vostra storia, le ragioni per cui vi siete costituiti e le finalità che dovreste perseguire? "

In un articolo apparso su “Tecnica della Scuola” del 06/05/2014 il professor Lucio Ficara rinfrescava all’allora ministra della Pubblica Istruzione l’etimologia e il significato dei termini sindacato e contratto: “syn” (insieme, con) e “dikaion” (giustizia) «insieme per la giustizia»; “cum – trarre” «raggiungere insieme lo stesso obiettivo».

I sindacati, nel cui operato riponiamo la nostra fiducia, le nostre speranze e le nostre quote d’iscrizione, avrebbero il dovere di contrattare per conseguire un obiettivo il più possibile condiviso dalle parti, nella fattispecie la tutela dei diritti professionali delle diverse categorie di lavoratori.

È impressionante quanto sia sempre di estrema attualità l’interrogativo che si poneva sei anni fa il Prof. Ficara: “Come si può pretendere che il sindacato scuola firmi un contratto peggiorativo per gli insegnanti […]?”

Ebbene noi, oggi, rivolgiamo questa stessa domanda non all’attuale Ministra, bensì a quegli stessi Sindacati: è possibile che abbiate firmato un “contratto peggiorativo per gli insegnanti” tradendo la vostra storia, le ragioni per cui vi siete costituiti e le finalità che dovreste perseguire? Sì, perché questo è successo: CGIL, CISL e ANIEF hanno siglato il “Contratto Collettivo Nazionale Integrativo” volto a regolamentare la cosiddetta Didattica Digitale/a distanza. Con queste firme si convalida una modalità di lavoro che è tutto, fuorché agile e vantaggiosa per il docente (e tantomeno per lo studente, in termini di apprendimento). Si legge, ad esempio, nel CCNI, che i lavoratori “agili” espleteranno le proprie mansioni “utilizzando gli strumenti informatici o tecnologici a disposizione”… Cioè di loro proprietà, privati. Come se già non facessero abbastanza uso, gratuitamente, di computers, stampanti, carta e toner pagati di tasca propria, ma a questo fatto non ci si fa più caso, tanto è diventato prassi consolidata. Più avanti: “La DDI si svolge nel rispetto della libertà di insegnamento”… Libertà di insegnare, ma tramite un mezzo che la maggior parte degli esperti di psicologia dell’età evolutiva reputa inefficace, alienante e non inclusivo. Un mezzo, la Dad, che è oltretutto lesivo della privacy e dei diritti d’immagine di chi lo utilizza (professori e maestri da una parte e minorenni dall’altra parte dello schermo).

E la contropartita per i professionisti? “Un forte impegno politico del ministro per un confronto permanente e continuativo”, riferisce Sinopoli, segretario nazionale della CGIL.  Perdonateci se vi sembra polemico il tono con cui commentiamo questa sorta di promessa. Il confronto del ministro con i Sindacati (solo alcuni), d’accordo … E il confronto di (quei) Sindacati con la base, con i propri iscritti? Quello, a parer nostro, è venuto meno da anni rinnegando, come spiegavamo qualche riga addietro, la propria ragion d’essere.

Vorremmo concludere questa lettera con due ulteriori riflessioni: cos’è stata ed è ancora la DaD, quali i suoi (molti) limiti logistici/economici e quali i suoi (pochi) pregi pedagogici, lo sappiamo tutti, lo hanno evidenziato anche intellettuali di alta levatura, l’ultimo a farlo, in ordine di tempo è stato il professor Roberto Vecchioni: “La scuola è libertà, felicità, gioia, stare insieme. Non può essere isolamento davanti ad uno schermo e apprendimento a distanza. La scuola è godere e soffrire con gli altri, è partecipare alla vita perché la scuola è vita”.

Niente come la Scuola “erogata” in modalità a distanza può definirsi più distante dai suoi alunni.

Cos’è stato il rientro nella Scuola VERA tra aule, mense scolastiche e mezzi pubblici sovraffollati come in passato, è pure sotto gli occhi di tutti.

La sovraccarica macchina scolastica si muove ugualmente, senza manutenzione anche a causa del sempiterno mutismo di quei sindacati: ma non è facile, anche per il migliore degli autisti, arrivare a destinazione guidando un mezzo catorcio.

Sarebbe nobile, invece, e degno di un Paese che per secoli è stato un “epicentro” culturale, spendersi tutti quanti, cari Sindacati e cari Ministri, per ripristinare quel bel primato e la Scuola pubblica, rimessa in sesto, potrebbe essere la fucina d’intelletti da cui ripartire per guadagnarlo nuovamente.

Chiediamo a chi leggerà questo articolo di visionare e, volendo, promuovere, la petizione intitolata “SCUOLA SICURA PER TUTTI”: la lanciammo ad Aprile e troviamo, purtroppo, che sia ancora attuale.   

Lettera firmata 

 

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