Cagliari

Paolo Fresu parla del suo essere sardo

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CAGLIARI – Le cose che abbiamo in comune, il nuovo format proposto da Terra Madre Salone del Gusto 2020 che mette attorno a un tavolo virtuale per una chiacchierata donne e uomini dello spettacolo e dello sport con cuochi, produttori e allevatori, è sbarcato di recente in Sardegna con una puntata in compagnia di Geppi CucciariGigi Datome e Paolo Fresu che hanno raccontato di sé e della loro appartenenza all’isola insieme a Giuseppe Cugusi, produttore del Presidio Slow Food del fiore sardo dei pastori.

Simbolo della millenaria tradizione casearia della Sardegna, il fiore sardo parla di duro lavoro, orgoglio e resistenza alle pressioni dell’industria che oggi acquista praticamente tutto il latte ovino dei pastori per produrre il Pecorino romano.

Ed è proprio a partire da questi valori – passione, impegno, duro lavoro, orgoglio delle proprie origini ma anche rispetto della propria identità – che i quattro protagonisti, persone molto diverse, che hanno intrapreso strade professionali distanti, si sono confrontati, soffermandosi soprattutto su storie e aneddoti di vita quotidiana, quelli che accomunano tutti e vanno oltre il mondo dello spettacolo con Geppi Cucciari, dello sport con il cestista Gigi Datome, della musica con il jazzista Paolo Fresu e della produzione agroalimentare naturale con il pastore Giuseppe Cugusi: le storie che interessano tutti noi. E ovviamente, sollecitati dalla piattaforma che li ospita, quella di Terra Madre Salone del Gusto, il più importante evento dedicato al cibo buono, pulito e giusto, e dagli interventi di Giuseppe, si parlerà anche di quale sia la loro visione rispetto alla produzione e al consumo di cibo.

Secondo Paolo Fresu, «tra quello che faccio io e il mondo del cibo artigianale ci sono numerose similitudini. La musica è un mix di studio, costanza, rispetto per la tradizione e spontaneità. La produzione del cibo dovrebbe avere gli stessi requisiti. L’Italia ha un patrimonio incredibile di produttori che lavorano secondo questa filosofia, l’impegno è quello di dare loro il giusto palcoscenico per poter far vedere a tutti di cosa sono capaci».

E per Giuseppe Cugusi cosa vuol dire essere produttore del fiore sardo dei pastori del Presidio Slow Food? Figlio di pastori a Gavoi, uno dei comuni della Barbagia in provincia di Nuoro da cui proviene il fiore sardo, ha dedicato la sua vita a questo formaggio nobile. Ecco alcune sue significative testimonianze presenti nel marketplace di Terra Madre Salone del Gusto: «Ho cominciato a fare il pastore a 11, mi alzavo alle 5 del mattino per mungere, poi andavo a scuola. Al pomeriggio, quando rientravo, andavo a mungere di nuovo e finivo la serata facendo i compiti a lume di candela. Per tanti anni sono dovuto andare a lavorare come servo pastore per conto di altri produttori e ho avuto la possibilità di imparare il meglio da tutti. Così nasce ogni giorno il mio formaggio. Quando sono andato in Comune per il rinnovo della carta d’identità all’impiegata ho detto che la mia professione era il pastore. Lei mi ha risposto che il computer non riconosce questa parola. E ho ribadito “Io mi voglio pastore”», conclude con orgoglio Giuseppe.

Geppi, Gigi, Paolo e Giuseppe con le loro testimonianze ci aiutano a raccontare il mondo dei Presìdi Slow Food, il progetto con cui l’associazione supporta concretamente i custodi della biodiversità e che a tanti produttori di piccola scala ha dato la forza per andare avanti nonostante una situazione di crisi come quella che sta attraversando ad esempio il mondo della pastorizia sarda. I Presìdi Slow Food in Italia sono 342 e di questi solo nel 2020 ne abbiamo inaugurati 25.

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