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Pep Guardiola ospite di BoboTv: “Ecco come nasce il falso nueve”

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Il tecnico del Manchester City – fresco campione in Premier League – Pep Guardiola è l’ospite d’onore della puntata della BoboTv, la trasmissione in onda su Twitch condotta da Vieri, Adani, Cassano e Ventola.

Messi  – “Forte, fortissimo, Il più forte. È una roba, la sua testa, la mentalità. Non ha perso mai una partitella in allenamento, se per caso l’avesse persa se ne sarebbe andato via dall’allenamento. Sono quattro-cinque nella storia così, con questa mentalità. Oltre le qualità. Può giocare dappertutto“.

Messi centravanti – “Io ricordo i primi anni al Barcellona con Laudrup che faceva il centravanti, lasciando i due centrali senza marcatura per tenere un uomo in più in mezzo. Se loro decidono di venire a prendere l’attaccante a 40 metri, allora puoi attaccarli alle spalle. Io l’ho imparato da Crujiff. Quando ho visto Messi ho pensato “perfetto” perché toccava più palloni. Sull’esterno stava a volte 20 minuti senza toccare palla, e non andava bene perché il più forte deve toccare tanti palloni. E contro il Real Madrid decisi di piazzarlo lì“.

Busquets – “Busquets è molto forte, capisce tutto. Non ha un grande fisico ma a livello mentale è fortissimo. Per sopravvivere 10-15 anni al Barcellona devi essere davvero forte. I centrocampisti centrali devono essere così, se parlano troppo non sono adatti per questo. Lui è perfetto, perché deve pensare anche per gli altri. Rodri potrebbe diventare come lui, dobbiamo aiutarlo“.

Mentalità blaugrana – “Animali competitivi, ho imparato tanto da loro. Al di là della qualità, uno voleva essere più forte dell’altro nella stessa squadra… Ho avuto la fortuna di aver preso il giocatore più forte di tutti i tempi, con la numero 10 a 23 anni (quando Ronaldinho è andato via) oltre a 7-8 ragazzi della Cantera fortissimi… e poi stranieri fortissimi. Noi giocavamo finali di Champions, di Coppa, erano come amichevoli per noi. Erano tutti molto forti, la mentalità di Puyol, Abidal, Dani Alves… mamma mia come andava. Poi erano amici e tutti conoscevano i ruoli. Tutti sapevano che Messi era il più forte e lo accettavano e chi non giocava sapeva che non poteva farlo perché gli altri erano più forti. Tutto è iniziato con Cruijff. Quando perdevamo, per lui non era colpa della difesa ma del giocare male con il pallone. Noi abbiamo vinto due Champions con 8 giocatori dell’accademia che giocano così da sempre ed è tutto merito di Cruijff. Poi è logico che quando metti un ragazzo che gioca sempre così con calciatori come Messi, Xavi… diventa come bere un caffé”.

Mascherano reinventato – “Cruijff diceva che i giocatori più forti devono stare dietro, perché senno la palla arriva male in avanti. È la condizione più comoda per fare un bel gioco. Mascherano aveva una capacità tattica, di velocità per andare dietro a prendere palla, che era unica. Lui era umile: il centrocampista centrale più forte che si mette a servizio e diventa fortissimo. Diventerà un grandissimo allenatore perché si mette a servizio della squadra. Sa quando andare a prendere l’avversario a 15 metri e poteva smazzare la palla. Come con Dani Alves e Lahm: quando li vedi in allenamento, capisci che possono giocare anche a centrocampo. Sono come Iniesta, vedono tutto. Anche Alaba è finito centrale. Non tutti possono giocare dentro al campo. Cancelo, ad esempio, ci ha aiutato molto quest’anno“.

Xavi-Iniesta – “Erano incredibili, anche io mi chiedo perché non sbagliavano mai uno stop. Il buono di questi giocatori è che venivano pressati ma non si sentivano mai pressati. Sapevano perfettamente cosa fare. A volte non si deve giocare uno-due tocchi ma anche quattro-cinque. La giocata ti dice quanti tocchi devi fare. Il Barcellona ha vinto tanto per questo: erano speciali come il Milan di Sacchi, ad esempio“.

City e Bayern –In un primo momento ho avuto tantissime difficoltà. Al Barcellona non facevamo mai cross, chi segnava Messi di testa? Sono arrivato in Germania con Ribery, Robben, Lewandowski e Muller… dovevo crossare. Per forza. Quando verrò in Italia farò lo stesso”.

Mazzone – “Arrivo dal Barcellona a Brescia in un albergo brutto, mi sentivo una stella. Lui mi dice: “Pep io non ti volevo qua, perché io ho acquistato Giunti e devo vedere come giocare. Io ti voglio bene però e vedremo come farti giocare”. Poi c’è stata la vicenda doping ed è stato come un padre per me. Quell’anno è stato un peccato perché con Baggio potevamo andare avanti. Baggio era intelligentissimo. Lui era sempre al posto giusto. E per le punizioni…”.

Premier – “Io credo che tutte sono bellissime e difficili… questa per il mondo che viviamo adesso è stata molto speciale. Viviamo sempre in lockdown, tanti amici sono mancati per il Covid, nessuno fa la stessa vita di prima. Forse è perché la mia squadra si diverte tanto e quindi la vive meglio. Venite a trovarmi? No lasciate stare, vengo io“.

Bielsa e Menotti – “Un regalo. Ancora non potevo allenare e sono stato una sera 7 ore con Menotti e il giorno dopo con Marcelo 11 ore, la sua famiglia mi ha cucinato un asado buonissimo. Lui mi fece vedere un grafico con i “segreti del calcio” e io speravo che mi regalasse quel grafico con il Santo Graal. Bielsa è unico, nessuno lo può imitare, il suo calcio è d’autore, è una gioia, attaccare tutti, difendere tutti. Marcelo è un regalo per il calcio, onesto, produce solo cose buone e non cerca scorciatoie”.

Allenatore – “Il nostro mestiere è molto duro, non vi consiglio di essere allenatori perché devi decidere chi non far giocare e sono tutti bravi. Però uno deve essere onesto e non vinci un titolo se il rapporto è brutto con la squadra durante la stagione. Sotto la maglia c’è un uomo e dobbiamo rispettarci. Il mio ruolo è difficile e se fai delle scelte alla fine qualcuno non ti vuole bene. Noi tutti vogliamo essere amati ma quando devi fare delle scelte per il bene della squadra qualcuno non ti ama“.

Finale di Champions – “Amichevole? Noi al City non siamo tanto abituati a giocare queste amichevoli“.

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