“Alla terra i miei occhi” è l’opera scritta da Mauro Liggi che verrà presentata a Portoscuso venerdì 9 maggio alle ore 18,00 presso la Sala Convegni F.lli Fois in via Enrico Fermi, 2. L’obiettivo è quello di dare l’opportunità di far conoscere il libro, una pubblicazione che ha già richiamato consensi da parte del pubblico tanto che l’opera giunge alla sua prima riedizione; un libro capace di coinvolgere ed emozionare attraverso il suo dire: un viaggio tra le righe ricche di stupore per la meraviglia della vita. Presenterà l’evento Claudio Moica, scrittore, poeta, giornalista e pubblicista. Vista la sua esperienza a livello regionale e nazionale a conferenze con interventi sulla poesia del ‘900 e moderatore in importanti salotti poetici, Claudio Moica viene chiamato a presentare momenti letterali, espressione della sua passione per la cultura. La prefazione del libro è stata affidata ad Anna Segre poetessa, medico e psicoterapeuta, affermata per il suo legame nel campo letterario e sociale. L’amore per la poesia è stata condizionata fin dall’adolescenza dal nucleo familiare dotto e attratto dalla letteratura; un cammino di vita che si è tessuto con la sua professione, creando una relazione unica tra le sue diverse identità e interessi. Le sue parole a riguardo del libro di Mauro Liggi si coniugano tra la sensibilità e la comunicazione di una partecipazione unica e preziosa.
“Leggendo Liggi, – commenta Anna Segre, – si sente il premito incontenibile del voler dire, la ricerca di parole sulla polpa degli affetti e contemporaneamente una tensione al tacere, un rispetto quasi religioso davanti ai due misteri: Eros e Tanathos. Liggi è messaggero quasi suo malgrado dell’enormità che s’impone nella sua vita, ce la testimonia condividendo stupore e paura. Come in anatomia, per descrivere un forame, cio è lo spazio vuoto attraverso cui passano vasi e nervi, si parla dei suoi confini, così Liggi, essendo onesto, rispetto al vuoto della morte, ne descrive i lati visibili. Quest’ostinazione alla verità rende lineari e diretti i suoi versi, ma non per questo meno distillati, potenti.La morte ti obbliga, non la puoi evitare, ciò non toglie l’indicibilità della perdita, la sfocatezza dei sentimenti, la confusione emotiva. E Liggi, – aggiunge Segre, – cerca di tenere gli occhi aperti su questo buio, su questo enigma. Si obbliga al coraggio perché verso se stesso non ha nessuna indulgenza come forse non ne ha avuta chi se n’è preso cura. E l’amore diventa così l’elemento che controbilancia, che diluisce l’incombattibile ineluttabile. Perché con la morte dei genitori vengono al petti ne l’educazione, i principi che ti guidano o che ti castrano, il meritare la stima. Un’infelicità ontologica tesse i versi di Liggi, una rivendicazione della propria intensità rispetto all’indifferenza e all’insensibilità del mondo attorno, e la teoria della sua mente si staglia, dichiarandosi ferita, colpita, offesa, dando voce al dolore di chi legge, accogliendone le delusioni inconfessabili. È di pietra, – termina Anna Segre, – la poesia di Mauro Liggi, ma anche di mirto, di sale, di lava e di ogni elemento naturale senza diluizione”.

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