La conoscenza della viticoltura sottolinea sempre la qualità e il mercato dei vini della nostra regione. E’ interessante portare all’attenzione di tutti la storia del vitigno che in Sardegna risulta essere portato in età remota. Secondo alcune fonti la vite sarebbe stata importata in Sardegna dai Fenici, secondo altre essa sarebbe nata nell’ isola spontaneamente. Da una ricerca studi, eseguita dagli alunni dell’Istituto Magistrale di Oristano, anno scolastico 2008-2009, si evince che fortunate campagne di scavo, condotte con i più moderni sistemi di indagine archeologica, hanno consentito di spostare, almeno a partire dalla fine dell’Età del Bronzo Medio (XV sec. a.C.) inizi dell’Età del Bronzo Recente (XIV sec. a.C.), la certezza della presenza in Sardegna della vite e del vino. A partire da tale periodo, infatti, accrescono e si rafforzano i rapporti col bacino orientale del Mediterraneo. La pratica del vino è stata da subito legata al culto religioso, basti pensare al mito di Bacco, dio del vino; collegate a lui la pratica del vino e tramandate in numerose tradizioni.
La viticoltura, così come noi la conosciamo, prende origine a partire dalla domesticazione della vite. Le evidenze più antiche di questa conquista culturale si ritrovano in aree montuose della Mesopotamia come nel Caucaso meridionale, e risalgono al VI-V secolo a.C. e si tratta di vasi d’argilla decorati con grappoli d’uva. Il passaggio dalla Vitis vinifera sylvestris alla Vitis vinifera sativa, quella che noi oggi coltiviamo, è il risultato di una selezione antropica che ha fissato una caratteristica diversa e molto importante: la vite selvatica è piantadioica, con fiori maschili e femminili su piante differenti, mentre la vite domestica è pianta monoica, cioè con fiori ermafroditi. Scelte le piante giuste, si sono conservati i loro caratteri attraverso una moltiplicazione per via vegetativa, cioè con la talea e poi con l’innesto. Ciò ha reso stabili ed uniformi questi caratteri, permettendo di individuare e propagare i numerosi vitigni che rappresentano il processo di domesticazione della vite.
Grazie alla volontà dei viticultori del Sulcis, il territorio vanta una produzione di vini impareggiabile. “A Portoscuso, – afferma il maestro Renzo Sanna, – fino agli anni ’60 e cioè fino a quando non si sono verificati i primi espropri dei terreni agricoli per gli investimenti industriali, il paese vantava una ricca tradizione nel campo della viticoltura. La tradizione e diffusione, – risale verosimilmente al XVI secolo grazie agli spagnoli che diedero impulso ai vitigni. Difatti, Arrespuzzusu, su Cannoni, Baccolasta, S’Om’ e su Para e Paringianu divennero terreni idonei a un grande produzione di uve destinate alla trasformazione di vini di alto pregio tra cui il Carignano, il Monica, il Moscato e il Girò dall’inconfondibile colore giallo dorato”. L’Associazione Culturale CREW di Portoscuso ineguagliabile organizzatrice di eventi legati al mondo del vino, organizza per il 6 giugno l’evento Masterclass incentrata sul vino Carignano alle ore 19,00 presso la Sala Corpus dell’Antica Tonnara Spagnola Su Pranu e patrocinato dalla Fondazione Italiana Sommeiler. La presentazione del vino Carignano sarà tenuto dal sommelier Andrea Cherchi che avrà modo di dare le sue percezioni e impressioni organolettiche nella fase visiva, olfattiva e gustativa del Carignano di otto cantine produttive. Al termine dell’evento è previsto il buffet con piatti a base di tonno rosso. La prima edizione di Masterclass vuole essere il fiore all’occhiello per gli eventi enogastronomici che si terranno a Portoscuso il 5 e 6 luglio p.v. con Calici in Tonnara.

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