La Chiesa, nel periodo antecedente la domenica delle Palme, celebra una pratica devozionale che consiste nell’adorazione del Santissimo Sacramento esposto solennemente nell’ostensorio posto sull’altare in adorazione ai fedeli. Questo atto viene chiamato Sante Quarant’ore che richiama al periodo di tempo trascorso da Gesù trascorso tra la morte e la resurrezione. Nella storia della Chiesa l’uso più diffuso delle Quarant’ore fu quella diffusa a Milano da San Carlo Borromeo dalla Domenica di Quinquagesima al martedì di carnevale per porre rimedio ai molti peccati del periodo del carnevale. Oggi questo rito viene predisposto in modo adeguato sull’altare della celebrazione; l’ostensorio con l’ostia consacrata viene posta sul tronetto, sopra il ciborio una croce mentre lo spazio dell’altare deve essere ornato con una immensità di fiori e con i candelieri accesi.
Nella storia della Chiesa il quadro evangelico ci riporta dalle tre del pomeriggio del venerdì santo fino alla domenica di resurrezione; da qui le 40 ore e ciò spiegherebbe secondo cui Gesù fu sepolto e resuscitato il terzo giorno stando alle scritture del Vangelo e professato nel Credo. Le Quarant’ore nella liturgia di oggi si sovrappone ad altre funzioni; a Portoscuso il rito viene celebrato a partire da domenica 6 aprile in tutte e tre parrocchie del territorio. Ma il numero 40 rientra nei simboli biblici: è il numero simbolico con cui l’Antico e il Nuovo testamento rappresentano i momenti salienti dell’esperienza di fede del popolo di Dio. Esprime il tempo dell’attesa, della purificazione, del ritorno al Signore, della consapevolezza che Dio è fedele alle sue promesse. alla luce di questa lunga esperienza biblica e soprattutto per imparare ad imitare Gesù che nei quaranta giorni trascorsi nel deserto, insegnò a vincere la tentazione vivendo la parola di Dio. Il numero 40 s’incontra spesso nell’Antico e nel Nuovo Testamento;descrive momenti fondamentali dell’esperienza di fede del popolo di Dio e del credente. Questo numero. indica una lunga attesa, una lunga prova, un tempo per vedere le opere di Dio, un tempo entro il quale occorre risolvere e prendere le proprie responsabilità senza rimandi.

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