Da sempre, gli abitanti di Portoscuso hanno una particolare devozione alla Madonna d’Itria; è la festa patronale del paese particolarmente sentita dalla popolazione. La tradizione vuole che il simulacro sia stato trovato dentro una cassa che galleggiava in mare e che questa fu recuperata dai pescatori. Il periodo iconoclasta fu fatale per il mondo bizantino; con l’editto di Leone III l’Isaurico, nel 730 ebbe inizio le persecuzioni e le distruzioni delle icone sacre. La tradizione mariana di Santa Maria d’Itria è molto antica, è attestata la venerazione nel lontano 733 d.c. quando due monaci Calogeri di San Basilio, velati da marinai, sopravvissuti dalla violenta persecuzione dell’Imperatore Leone III l’Isaurico, approdarono miracolosamente dopo un burrascoso naufragio sulle coste pugliesi portando in salvo l’effige sacra.
A ricordo di questo fatto storico, nella parrocchiale di Portoscuso è esposta una grande tela che rappresenta i monaci calogeri che sostengono sulle spalle la cassa che custodiva nel viaggio in mare l’icona sacra della Vergine d’Itria; sul fianco dei monaci i due compatroni di Portoscuso, San Giovanni Battista e Sant’Antonio da Padova protettore delle tonnare. Al centro fra i monaci sotto la cassa un immagine di Anime del Purgatorio che implorano la loro redenzione mentre dalla cassa emerge la Madonna con braccia aperte e le mani protese in avanti; due angeli sui lati con una mano elevano il Maforio e con l’altra posano la corona sul capo della Vergine. Altri cherubini si elevano anch’essi a fianco la Madonna, chi sostiene la cassa, chi a mani giunte loda la scena. Il quadro del XVII secolo attribuibile ad un artista ignoto, probabilmente genovese, fu quasi per certo dipinto nel periodo di reggenza della Tonnara “Su Pranu” del Marchese Trivigno Pasqua don Pedro Vivaldi Zatrillas Barone di Portoscuso.
Con l’incremento della pesca la Tonnara assunse sempre più una posizione di rilievo che determinò il gran numero di tonnarotti che, stabilitisi fuori le mura del Palazzotto, costruirono case in muratura facendo nascere un villaggio disposto attorno alla nuova chiesa di Santa Maria d’Itria fatta costruire nel 1655 dal Marchese Vivaldi Pasqua. Con l’arrivo dei primi pescatori provenienti dalla Sicilia in particolare dei rais trapanasi, viene fatta citazione che con probabilità il culto della Madonna d’Itria risale ai primi anni di vita della Tonnara. Fin qui un cenno storico dell’ origine del culto nato con la provenienza dei pescatori siciliani che, oltre la venerazione alla Santa, portarono usi e costumi dalla Trinacria. Ora la Chiesa Giubilare accoglierà la comunità cristiana per la prossima ricorrenza patronale con un considerevole programma religioso e civile.
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Foto Archivio Sardinian Events

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