«Per niente originale» scrive su X “Frank Underwood” – per chi non lo sapesse, il presidente degli Stati Uniti interpretato Kevin Spacey in House of Cards – in un post che mette a confronto due immagini: una è la foto di sua moglie Claire Underwood (Robin Wright), che a un certo punto della serie prende il suo posto diventando la prima donna nella Storia a guidare gli Stati Uniti d’America, l’altra è la foto ufficiale di questo nuovo mandato della first lady Melania Trump. Risultato del confronto: le due donne hanno la stessa identica posa.
Il giornalista Jordan Golson, sui social, fa una delle analisi più acute di questa immagine, osservando che «non rompe semplicemente con la tradizione» ma la fa a pezzi con «la fredda precisione di un corporate takeover», un’acquisizione societaria. A lui ricorda anche le copertine della rivista Fortune negli anni Ottanta, oltre a Claire Underwood.
Anche Hillary Clinton e Jill Biden posarono in tailleur per i ritratti ufficiali, ma erano a colori ed entrambe esibivano un sorriso aperto e caloroso a differenza di Melania. «Quando House of Cards debuttò, l’estetica del potere del business incarnata da Claire Underwood sembrava quasi una parodia – continua Golson -. Adesso la vita imita l’arte che imita la vita: un ritratto della Casa Bianca adotta lo stesso linguaggio visivo che la tv usava per indicare l’efficienza politica senza scrupoli».
Qualcosa di simile è avvenuto con il ritratto di Donald Trump reso pubblico la scorsa settimana: lo sguardo diretto, l’illuminazione drammatica e quasi cinematografica, la bandiera e il decor della Casa Bianca sfocati sullo sfondo. Immagini che «sembrano provocazioni deliberate, non chiedono approvazione né cercano di sedurre, semplicemente affermano l’autorità con lo stesso approccio diretto di un’acquisizione ostile».
Di Salvatore Battaglia Presidente Accademia delle Prefi
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