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Ridiamoci sopra: la vignetta satirica

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Rubrica curata dall’Accademia delle Prefi

Quello della coltivazione, vendita e consumo di cannabis è una delle questioni sociali più importanti nel nostro Paese. Un tema che attraversa la giustizia, la salute pubblica, la sicurezza, la possibilità di impresa, la ricerca scientifica, le libertà individuali e, soprattutto, la lotta alle mafie – si legge in una nota dei promotori – Sono 6 milioni i consumatori di cannabis in Italia, tra questi anche moltissimi pazienti spesso lasciati soli dallo Stato nell’impossibilità di ricevere la terapia, nonostante la regolare prescrizione. Questi italiani hanno oggi due sole scelte: finanziare il mercato criminale nelle piazze di spaccio o coltivare cannabis a casa rischiando fino a 6 anni di carcere. Un dibattito che non può più essere rimandato e deve essere affrontato con ogni strumento democratico“.

Giustizia e forze dell’ordine alleggerite da procedimenti giudiziari di leggera entità e operazioni antidroga, sono due dei benefici dei sostenitori del quesito sulla marijuana. A cui si aggiungono maggiore prevenzione, controllo delle sostanze e lotta al narcotraffico. I dati

In cinque giorni e 420mila firme, 4166 all’ora, 277 al minuto. La raccolta firme per il referendum sulla cannabis è un successo, complice anche l’utilizzo della firma digitale che ha permesso a molti di dare la propria adesione in tempo reale.

Ormai è chiaro che il tetto delle 500mila, è stato raggiunto in poche ore. Festeggia il comitato referendario, composto dalle Associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Antigone, Società della Ragione e rappresentanti dei partiti +Europa, Possibile e Radicali italiani.

Alleggerire giustizia e forze dell’ordine

«Finalmente si recupera il senso del referendum, i padri costituenti l’hanno pensato proprio per questo, per far parlare i cittadini, che ci sono, partecipano, ma hanno l’impressione che la politica non si occupi di loro», commenta Riccardo Magi, presidente +Europa. Un tema che secondo il deputato dovrebbe invece occupare l’agenda politica, anche per i benefici che ne potrebbe trarre la giustizia, appesantita nei suoi procedimenti da una politica che in passato a equiparato droghe pesanti e leggere. «E’ grave che per il fronte progressista e riformatore, non si riesca neanche ad aprire un dibattito. C’è uno scollamento rispetto alla comprensione di quali siano gli obiettivi e le riforme che il proprio elettorato si aspetta».

Gli operatori: “Maggiore prevenzione e consumo moderato”

«Dal punto di vista dell’operatore sociale questo sarebbe un grande contributo: perché posso esercitare con maggiore efficacia la mia funzione preventiva, ad esempio quando faccio informazione nelle scuole – spiega Claudio Cippitelli, sociologo, ex presidente del Coordinamento Nazionale Nuove Droghe (Cnnd) e socio fondatore dell’Associazione Parsec di Roma – La cannabis resta una sostanza psicotropa, ma cambiano gli effetti con un uso ininfluente, o se si incappa nell’abuso. Togliere l’aspetto illegale favorirebbe un dibattito pubblico più onesto».

di Salvatore Battaglia

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