Ridiamoci sopra

Ridiamoci sopra: la vignetta satirica

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Rubrica curata dall’accademia delle Prefi.

Silvio Berlusconi punta al Colle e per essere eletto Presidente della Repubblica avrebbe sfoderato il Vittorio Sgarbi come centralinista d’eccezione.

Una vittoria, Silvio Berlusconi, l’ha già ottenuta: non c’è infatti un altro candidato così magneticamente chiacchierato in vista delle imminenti elezioni a Presidente della Repubblica del post Mattarella. Un’ipotesi così folle, per molti, che rischia di sfuggire di mano proprio perché presa sottogamba. Berlusconi è una vecchia volpe della politica, si potrebbe anzi dire che quella della Seconda Repubblica l’ha inventata lui: lo si credeva ormai sul viale del tramonto, ma potrebbe invece – con stessa segreta preoccupazione dei suoi alleati – risorgere dalle proprie simboliche ceneri.

La decisione del Centrodestra unito di far quadrato attorno a Silvio Berlusconi e proporlo come nome per le elezioni al Quirinale ha scompigliato le carte, fatto saltare il banco e creato un fervore misto a caos politico. PD, M5S e Italia Viva si ritrovano ora a dover dire cose che pensavano scontate: ovvero che sì, il prossimo Presidente della Repubblica può anche essere un nome di proposta e vicinanza al Centrodestra, ma forse il nome di Berlusconi è eccessivamente divisivo, irricevibile.

Il passato, i processi, le barzellette, gli interessi economici e aziendali, il bunga bunga, il fatto che sia attualmente il capo politico di uno dei partiti di maggioranza: alla faccia del nome super partes e su questo punteranno Letta e gli altri, ma basterà?

Il rischio, come al solito, è quello che l’immortale fascino di Berlusconi convinca non tanto gli irriducibili avversari politici, quando quella zona grigia del gruppo misto che conta un numero di voti importanti. Prima, però, c’è da garantirsi quelli di Lega e Fratelli d’Italia, che nonostante le dichiarazioni potrebbero avere delle riserve nei confronti di Berlusconi: messo nelle retrovie in questi anni, sarebbe come riconsegnargli la corona, ancora una volta.

di Salvatore Battaglia

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