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Sanità Sulcis: torna a casa la paziente che dal Sirai era stata trasferita al Brotzu “A Cagliari è tutt’altra storia. Avevo solo una frattura e ora sono distrutta psicologicamente”

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Era stata ricoverata all’ospedale Sirai di Carbonia dopo essersi fratturata il malleolo ma dopo 11 giorni, a causa della carenza di anestesisti, era stata lasciata in camera senza nemmeno essere lavata. Colta dalla disperazione la signora si era rivolta alla nostra redazione come ultima speranza. Sta di fatto che dopo il mio articolo, (Sanità Sulcis: “Sono 10 giorni in attesa di operazione ho le piaghe da decubito”. La Asl “6 anestesisti in malattia” – Ajò Noas (ajonoas.it)) come per miracolo, l’ospedale ha disposto il trasferimento all’ospedale Brotzu di Cagliari per poter essere finalmente operata. La signora, ora dimessa, mi ha voluto raccontare per intero tutto ciò che accaduto.

 “Dopo 11 giorni allettata alla fine mi hanno trovato un posto  letto al  Brotzu. Trattata come una malata terminale senza potermi muovere dal letto e questo mi ha causato blocchi intestinali, gonfiori e perdita del tono muscolare. Sono entrata con una frattura scomposta e ora sono distrutta psicologicamente e fisicamente. In quei giorni di ricovero non potevo vedere nessuno dei miei cari: vietato l’ingresso ma non per tutti perché qualcuno non so come riusciva a passare. Non mi hanno mai lavato e i capelli sono diventati oleosi, sporchissimi. L’ultimo giorno per pietà una Oss ha deciso di lavarmi almeno i capelli.”

Ma le pene della signora non finiscono qui. “Al Brotzu sono stata accompagnata dal mio compagno  perché nessun mezzo ospedaliero era disponibile. Quindi dimissioni e ricovero  al Brotzu.  Lì finalmente sono riuscita ad andare in bagno da sola e gestirmi da sola senza panno o padella.”

Dopo due giorni dall’arrivo al Brotzu la signora viene operata “A Cagliari è tutta un’altra storia, il mangiare è buono nulla a che vedere con quello del Sirai. Il personale disponibile, se chiamavi venivano quasi subito. La notte solo un Oss che è troppo poco per un reparto. Il giorno dopo l’operazione sono stata dimessa per poca disponibilità di letti e quindi dovevo lasciarlo ad altri in entrata.”

Di sicuro la sanità non vive i suoi tempi migliori ma dal racconto della signora emergerebbero anche delle gravi carenze per quanto riguarda l’assistenza, a partire dalla mancanza di pulizia ai ricoverati, ai pasti di pessima qualità, alla poca cura di chi in quel momento vive una situazione di dolore. La carenza di personale non può giustificare la mancanza di umanità, se quello che ci ha riferito la signora dovesse corrispondere al vero. D’altronde le criticità della Asl del Sulcis sono note a tutti, viste le continue proteste dei primi cittadini e le loro richieste che cadono nel dimenticatoio dell’assessorato alla Sanità della Regione.

Tutto il territorio si rifà al Brotzu – mi dice la signora – unica struttura funzionante  e quindi si crea un  flusso esagerato che intasa l’ospedale.  La struttura dovrebbe avere almeno 3000 dipendenti per funzionare a pieno ritmo invece ce ne sono solo  1200, meno della metà. Occorre personale attivo nei reparti perché uno di loro deve lavorare per tre persone e la situazione diventa ingestibile.”

Insomma una sanità al collasso e a farne le spese come al solito sono le persone che per vedersi rispettare i diritti devono ricorrere alla stampa mettendo in piazza il loro dolore che dovrebbe restare privato.

E quando il paziente è un anziano senza che nessuno possa tutelarlo cosa potrebbe succedere? Me lo chiedo perché nonostante l’emergenza sanitaria si sia conclusa, ancora sono vietate le visite ai parenti che in questo modo non possono rendersi conto dello stato del proprio caro. Ancora ci si crogiola con decreti presidenziali che sono scaduti e in virtù di chissà quale autorità si continua a tenere le porte chiuse non solo degli ospedali ma anche di alcuni enti assistenziali.

Il Sulcis Iglesiente merita attenzione e non bastano più i suggerimenti e le minacce dei sindaci, occorre che davvero ci sia una protesta importante anche con una dimissione di massa dei primi cittadini. Dimenticavo però che le indennità dei sindaci sono state aumentate con la legge di bilancio del 2022 e portate, in percentuale agli abitanti del comune, al livello del Presidente della Regione, quindi probabilmente è difficile rinunciare a cotanta prebenda specialmente da parte di chi prima non esercitava nessun genere di lavoro.

Ergo: vietato ammalarsi così come qualche sindaco simpaticone ha voluto ribadire attraverso una delibera in cui si proibiva qualsiasi genere di malattia.

Dice che ridere fa buon sangue e io me lo auguro!      

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Comments (1)

  1. Gesica Corona

    Non è per tutti cosi il Brotzu mia mamma ricoverata una settimana per nulla l’avrebbero dovuta operare invece nulla

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