La Sardegna è spesso raccontata come una terra sospesa nel tempo: dai nuraghi alla cucina pastorale, dalle feste religiose alle botteghe artigiane. Un’isola che conserva con fierezza riti millenari, dove la cultura si tramanda ancora di generazione in generazione, spesso oralmente, e dove il legame con la terra, la lingua e la comunità locale resta fortissimo. Questa immagine, per certi versi romantica e autentica, è una delle più potenti narrazioni che accompagnano la Sardegna nel mondo.
Ma oggi, in un’epoca in cui ogni territorio – anche il più isolato – è chiamato a confrontarsi con la trasformazione digitale, con le sfide dell’innovazione e con una nuova economia basata sulla rete e sulla conoscenza, è lecito chiedersi: la Sardegna è ancora una terra ancorata alla tradizione o sta davvero diventando una regione digitalizzata?
Un’identità forte, ma che si apre al cambiamento
Non c’è dubbio che l’identità sarda sia tra le più solide d’Italia. Le radici culturali, linguistiche e sociali sono profondissime e resistono con orgoglio al passare del tempo. Ma sarebbe un errore pensare che questo significhi isolamento. Oggi il digitale è penetrato anche nei paesi più piccoli dell’interno, dove si moltiplicano i casi di smart working e di artigiani che vendono online i propri prodotti nel mondo.
Secondo i dati ISTAT del 2024, oltre il 75% delle famiglie sarde è connessa stabilmente a internet, mentre il 68% utilizza quotidianamente i social media. Numeri inferiori alla media nazionale, ma in costante crescita, soprattutto tra i giovani e tra i lavoratori autonomi che vedono nella rete un mezzo per emergere e colmare le distanze.
Digitalizzazione a due velocità
Tuttavia, la Sardegna vive ancora una digitalizzazione “a due velocità”. Se Cagliari, Sassari e Olbia registrano buoni livelli di connettività e innovazione, grazie anche ai poli universitari e a incubatori di impresa, molti centri dell’interno scontano ritardi infrastrutturali e digital divide. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha destinato fondi importanti per migliorare la rete nelle aree svantaggiate, ma resta la sfida culturale: alfabetizzazione digitale, fiducia nei servizi online e accesso equo alle risorse digitali non sono ancora scontati.
Nuove abitudini digitali
L’esperienza della pandemia ha accelerato molti processi: la didattica a distanza ha costretto studenti e famiglie a fare un balzo in avanti, mentre il lavoro da remoto ha portato alcune aziende del continente a riscoprire la Sardegna come luogo ideale per vivere e produrre.
Anche il tempo libero si è digitalizzato. Non solo Netflix o Spotify, ma anche la fruizione di contenuti culturali e d’intrattenimento online. In questo panorama si collocano portali innovativi come NetBet.it, che rappresentano esempi di come il web stia cambiando le abitudini di consumo anche in Sardegna: non più solo servizi locali, ma esperienze digitali personalizzate, on demand e accessibili da qualsiasi device.
Una strada ancora lunga, ma tracciata
La Sardegna resta un territorio profondamente legato alle sue tradizioni, e questo legame è visibile ovunque: nei dialetti che si parlano nelle piazze, nei costumi tipici indossati con orgoglio durante le feste patronali, nei prodotti della terra lavorati secondo metodi antichi. Ma accanto a questa radice culturale solida, iniziano a emergere segnali concreti di apertura al futuro digitale. Sempre più giovani sardi studiano, lavorano e comunicano attraverso il web, creando progetti innovativi che parlano il linguaggio del presente senza rinunciare alle proprie origini.
Le nuove generazioni, in particolare, sembrano avere un’ambizione chiara: conciliare l’orgoglio dell’identità sarda con le opportunità del mondo connesso. Lo fanno fondando start-up nei settori dell’agroalimentare, del turismo esperienziale o dell’artigianato digitale; lo fanno esportando le proprie competenze oltre mare ma rimanendo in contatto con l’isola grazie allo smart working; lo fanno comunicando la Sardegna sui social, in modo nuovo, fresco, globale.
Naturalmente, servono ancora tempo, investimenti mirati e soprattutto una visione politica chiara e coraggiosa per colmare il divario infrastrutturale e culturale che in alcune aree dell’isola è ancora evidente. Ma una cosa è certa: la Sardegna non è più solo terra di storia e tradizione. È anche, lentamente ma con decisione, una terra che guarda all’innovazione con occhi nuovi, pronta a scrivere il proprio futuro senza dimenticare il proprio passato.
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