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Scuola, la Didattica a Distanza e i danni psicologici provocati ai nostri figli

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Il presidente dell'Ordine degli psicologici, Lazzari è stato ascoltato dalle Commissioni 7 (Istruzione) e 12 (Sanità) del Senato in merito agli effetti della didattica a distanza e della situazione dei giovani.

Gli effetti della didattica a distanza, hanno provocato diversi problemi agli studenti che l’hanno dovuta utilizzare e che ancora la usano. A segnalare una cosa che gli addetti ai lavori, ossia gli insegnanti, proclamavano fin dall’inizio, è il presidente del Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi, David Lazzari.

Depressione, ansia, ridotta capacità di concentrazione, questi sono solo alcuni dei principali danni che sono stati procurati dal troppo tempo passato di fronte al video di un computer e/o in solitudine e distanza dai propri amici.

Il dottor Lazzari ha illustrato, al Senato, i principali dati disponibili, sia italiani che internazionali, sul rapporto delle diverse fasce di età con la didattica a distanza e la situazione che si è prodotta nella pandemia.

Secondo quanto riportato il Presidente ha comunicato che “La scuola da casa ha prodotto disagi specifici sia tra i/le bambini/e che tra gli/le adolescenti. L’eccessivo utilizzo della DAD nella scuola dell’infanzia e primaria può limitare l’apprendimento e ostacolare la regolazione emotiva, cognitiva e comportamentale, con una ridotta capacità di concentrazione, una minore curiosità, autocontrollo e sintomi di ansia e depressione”

 “Negli adolescenti – prosegue Lazzari – è stato messo in crisi il valore della relazione per la strutturazione dell’identità psicologica. Dall’analisi dei voti e dei giudizi dati dai docenti su campionamento casuale di 200 classi circa di scuola media superiore risulta che le prestazioni non sono significativamente differenti da quelli degli anni precedenti nello stesso periodo della stesso ordine di studio.

Molto diversi sono invece i punteggi attribuiti alla rielaborazione personale dello studio. I docenti lamentano uno studio molto passivizzato, permanenza dei contenuti di studio molto brevi, come se i ragazzi cercassero di “togliersi via” il problema delle verifiche. Il tutto in maniera ancora più evidente di quanto già lo fosse nella scuola prima della pandemia.”

L’apprendimento non è solo un processo cognitivo ma anche emotivo

Dati che sottolineano come l’apprendimento non è solo un processo cognitivo ma anche emotivo, relazionale e comportamentale, che richiede un clima psicologico adeguato.

Nella nota si prosegue affermando che “gli aspetti motivazionali e di interesse sono descritti da tutti come estremamente più ridotti. Dagli aspetti inerenti alle componenti psicologiche generali risultano comportamenti molto manifesti di ansia e stress e saturazione psicologica.”

La pandemia e la DAD hanno amplificato problemi ben presenti già prima: le difficoltà e fragilità dei giovani di fronte ad un mondo complicato, dove il ruolo educativo della famiglia è messo in crisi da molti fattori e le tecnologie sono sempre più invasive e pervasive. Non dobbiamo patologizzare questo disagio, oggi esploso, ma capirlo, ascoltarlo, dare sostegno ove necessario, in generale comprendere quali bisogni evidenzia e costruire nuove capacità di risposta” ha sottolineato il presidente CNOP.

Rispondendo alle numerose domande dei senatori Lazzari ha evidenziato la necessità di considerare il “sistema scuola” nelle sue componenti (studenti, docenti, famiglie) come una delle principali risorse della società, dove oggi è necessario rispondere al disagio psicologico diffuso, ma andando oltre, aiutando la scuola a svolgere un ruolo fondamentale di educazione alla psiche, per dare competenze di vita (pensare, gestire le emozioni, relazioni, affetti, fronteggiare lo stress).

La Psicologia e gli Psicologi servono per aiutare la scuola a svolgere questo compito strategico sempre più importante se vogliamo dare ai giovani una bussola psicologica per muoversi in un mondo così complesso, supportare una nuova alleanza didattica che veda lo studente come agente del proprio apprendimento e non passivo ripetitore di prestazioni.

Il ruolo della consulenza psicologica alla Scuola, prevista dal Protocollo CNOP-Ministero Istruzione, che va attuato e potenziato, si traduce in una strategia che mette insieme prevenzione, promozione e sostegno. Non si possono dare risposte senza dare strumenti. Per ridurre l’impatto del disagio, delle diverse forme di dipendenza, del dilagare della passivizzazione o dell’aggressività, serve una politica complessiva e non frammentaria che dia ai giovani nuovi strumenti psicologici di consapevolezza ed autoregolazione.”

Fonte: Consiglio Nazionale Ordine Psicologici

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