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Sulcis Iglesiente: tutti i Sindaci in ordine sparso anche sulla crisi del polo industriale. L’editoriale

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L’unione dovrebbe fare la forza, ma questa massima non è valida per i sindaci del Sulcis Iglesiente. Mi riferisco all’ultima grave notizia sulla probabile chiusura dello stabilimento della Portovesme srl,  che non riuscirebbe più a sostenere i costi dell’energia elettrica a causa degli aumenti. Se questa decisione dovesse essere definitiva 200 lavoratori resterebbero senza impiego e ciò si ripercuoterebbe sulle loro famiglie e soprattutto sull’economia del territorio.

In una situazione così critica ci si aspetterebbe che tutti i primi cittadini si muovessero compatti, raggruppandosi in un’unica voce, perché se da soli si va veloci in gruppo si arriva più lontano.

 Invece così non è!

Si vuole continuare a fare le prime donne perché poi i meriti si possano attribuire ad un’unica persona e non a una compagine che si muove con unità di intenti. Occorre essere sbattuti in prima pagina per primi, perché non si dica di non essere stati solerti e incisivi, poco importa se poi queste voci solitarie da troppo tempo sono inutili urla nel deserto, in un deserto costruito dai loro predecessori e alimentato da chi poi si è succeduto.

A cosa serve andare da soli? Chi ci guadagna a mostrare il proprio faccione nei vari organi di informazione? 

Di sicuro non il territorio!

Si è sempre troppo proiettati verso le carriere personali, alla prossima campagna elettorale, a non perdere l’elettorato e non si guarda mai in proiezione, non si fa più programmazione ma si ragiona in virtù dei cinque anni di mandato, la maggior parte delle volte con risultati fallimentari e le prove sono tangibili, si toccano con mano. Un Sulcis Iglesiente che non decolla in nessun settore, un comparto turistico lasciato in mano ai volenterosi che si ritrovano senza una guida, senza nessuno che li metta in condizione di lavorare al meglio. E ora ci troviamo in questa circostanza devastante, che vede un aumento dell’emigrazione e di giovani che decidono di restare, consci di non avere un futuro.

Di questo se ne preoccupano i primi cittadini?

Dal numero di comunicati stampa che arrivano alla redazione di Ajonoas in ordine sparso direi proprio di no. E allora ci sarebbe da chiedersi: si capisce davvero cosa sia il bene comune? Non serve riempirsene la bocca nei vari convegni o nei cosiddetti tavoli di lavoro, occorre invece che si abbiano idee chiare, progetti per uscire dalla stagnazione in cui si trova un territorio che ha visto momenti sicuramente più prosperi. Ma serve principalmente muoversi in modo compatto e, se occorre, usare anche forme di proteste importanti. Non si dica che non ci sono i modi per poterlo fare perché la famosa Unione dei Comuni dovrebbe servire proprio per compattare e prendere decisioni unanimi. Ma sappiamo che anche questo carrozzone non è mai servito a nulla, se non a dare incarichi da inserire nel proprio biglietto da visita o nello scarno curriculum vitae.  

Se è ragionevole che i consiglieri regionali parlino singolarmente per rappresentare le idee del proprio partito, non sono giustificabili invece gli amministratori comunali che dovrebbero avere come primo comandamento la tutela dei propri cittadini e del territorio. Non spreco parole nei confronti dei sindacati da molto tempo inefficaci e poco incisivi.  

L’augurio è che si trovi una soluzione equa per salvaguardare quei pochi lavoratori che ancora tengono in piedi questo territorio sofferente. Si spera che gli amministratori facciano tesoro di questi errori di comunicazione e diano davvero un’opportunità di crescita al Sulcis Iglesiente. Se questo non dovesse avvenire, nella prossima campagna elettorale i candidati busseranno a porte chiuse di case disabitate e la colpa non sarà sicuramente di chi è dovuto andare via, ma di una classe politica incapace di intercettare i bisogni della propria gente.

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