La vigilia di Natale nel Sulcis, nota come sa notti ‘e xena, è una tradizione intrisa di significato e calore, che intreccia famiglia, fede e antiche usanze.
Un’immagine particolarmente evocativa di questa notte è l’accensione del caminetto con un grosso ceppo, scelto con cura per assicurare che potesse ardere fino al mattino. Questo ceppo non era solo una fonte di calore, ma anche un simbolo di unione e speranza. Attorno al caminetto si radunava la famiglia, creando un’atmosfera intima, dove il calore fisico si mescolava a quello emotivo. Era un momento speciale in cui i pastori tornavano a casa, interrompendo le fatiche quotidiane, per partecipare alla magia di questa notte unica.
Nei giorni precedenti, le donne di casa si dedicavano con dedizione alla preparazione di dolci e pane tipici, utilizzando ricette tramandate di generazione in generazione. Per i bambini, questa era l’occasione tanto attesa per assaporare cibi che, durante l’anno, erano spesso un lusso. La sacralità della festa rendeva possibile queste piccole gioie, creando un senso di attesa e di gratitudine che arricchiva il significato delle celebrazioni.
In un mondo caratterizzato dalla povertà, ogni alimento aveva un valore speciale. Il piacere di consumare certi cibi solo in occasioni particolari conferiva loro un’aura di straordinarietà, oggi in parte perduta. Questo contrasto è evidente rispetto alla modernità, dove l’accesso continuo a qualsiasi alimento ha attenuato l’importanza simbolica delle festività.
Nel cuore della cucina, spesso sotto il tavolo, si trovava il braciere. Non solo un mezzo per riscaldarsi, ma un vero e proprio centro di aggregazione. Qui, tutta la famiglia si riuniva per giocare e raccontare storie. I bambini si divertivano con semplici giochi di fortuna e abilità usando fichi secchi, noci e mandorle, che diventavano premi o scommesse. Gli anziani, custodi della memoria collettiva, intrattenevano i più piccoli con racconti popolati da personaggi sardi, figure misteriose che accendevano l’immaginazione e trasmettevano valori e insegnamenti, avvolti in un pizzico di magia.
Quando giungeva il momento di andare a messa, a mezzanotte, ogni dettaglio assumeva un significato particolare. I bambini indossavano con orgoglio il loro abito migliore e, quando disponibili, le scarpette di cuoio, un lusso raro. Le donne, avvolte nei loro scialli e fazzoletti di cotone stampato, vestivano lunghe gonne tradizionali. Insieme ai mariti, camminavano verso la chiesa, dando vita a una scena di semplicità e devozione condivisa.
L’edificio sacro, avvolto da una luce calda e soffusa, si riempiva di fedeli, mentre i canti natalizi in latino risuonavano nell’aria intrisa di incenso, amplificando il senso di comunità. La celebrazione della nascita di Gesù Bambino non era soltanto un rito religioso, ma un momento di profonda condivisione, in cui le difficoltà quotidiane sembravano dissolversi davanti alla gioia collettiva.
Oggi, molte di queste tradizioni rischiano di scomparire, soffocate dal ritmo frenetico della modernità e dalla continua disponibilità di tutto. Tuttavia, riscoprire il valore di questi gesti semplici e autentici può aiutarci a dare un nuovo significato al Natale. Sa notti ‘e xena non è solo un ricordo del passato, ma un invito a ritrovare il significato autentico delle festività attraverso la condivisione, il rispetto per le tradizioni e la gioia delle piccole cose.
Di Vanessa Garau
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