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Ultima campanella: arrivederci a Settembre

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Ultimo giorno di scuola. Già questo basterebbe a raccontare un universo, fatto di giovani studenti in attesa del giudizio finale (no, non lo dipingerà Michelangelo e non c’è traccia di San Pietro), e di docenti alle prese con relazioni, scrutini, programmi svolti e, per alcuni, esami. Per molti è la fine di un ciclo, per tutti si spera possa essere la fine del modo di vivere sotto le restrizioni, le mascherine, i contatti vietati da protocolli severi.

Oggi, comunque la vediate, è l’ultimo giorno di scuola. Si tengono ancora le mascherine ma cadono le maschere, ognuno si sente libero di essere, lasciando trasparire la grande felicità per il traguardo raggiunto o, per alcuni, la profonda tristezza del futuro incerto e dei compagni da cui separarsi. Il comune denominatore che lega tutti, studenti ed ex è, appunto, il ricordo che ci porteremo sempre dei tanti, agognati, sentiti, esorcizzati, ultimi giorni di scuola.

Promossi o bocciati? Rimandati? Non importa, l’ultimo giorno di scuola è la sacralità di un rito. Fine.

Alcuni organizzano feste a scuola (basta protocolli covid!), altri restano a casa a dormire come ultimo tentativo di voler contrastare il “sistema” (in senso ironico); per altri ancora si tratta del giorno dei saluti, per poi vivere un’estate come si deve, finalmente. Non esistono riforme scolastiche, governi, periodi storici o guerre che tengano: il rito dell’ultimo giorno di scuola è nostro, scorre i fusi orari lungo l’orbe terraqueo ma non cambierà mai, come un diritto acquisito che durerà per sempre.

Cosa succede dopo l’ultimo giorno di scuola? I docenti sospirano, i genitori si organizzano, i nonni iniziano a lavorare, i ragazzi pianificano…le famose cene di fine anno: foto ricordo, notti in bianco, giochi e felicità. Per tutti è il momento delle emozioni, da condividere o tenersi dentro, delle vacanze più lunghe dell’anno, delle restrizioni orarie dichiarate anticostituzionali, dei libri nascosti negli angoli più remoti della casa per paura di essere rapiti o costretti ai lavori forzati.

Ite, missa est.

Dulcis in fundo, dedico l’ultimo pensiero a tutti gli insegnanti, utilizzando le parole tratte dal Libro Cuore di Edmondo De Amiciis i quale rivolge un pensiero ad un ipotetico scolaro: «Ama il tuo maestro, perché appartiene a quella grande famiglia di cinquantamila insegnanti elementari, sparsi per tutta Italia, i quali sono come i padri intellettuali dei milioni di ragazzi che crescon con te; i lavoratori mal riconosciuti e mal ricompensati, che preparano al nostro paese un popolo migliore del presente».

Buon ultimo giorno a tutti gli studenti, buon ultimo giorno a tutti noi docenti. È finito un anno, è tempo di ricaricare i cuori e mettere in pausa i cervelli.

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