Nel cuore del paesaggio sospeso tra mare e vento di Sant’Antioco, una torretta elettrica si è trasformata in un faro immaginifico grazie all’intervento del collettivo Truly Design Crew. Un progetto di arte urbana che nasce dal desiderio di fondere funzionalità e poesia visiva, reso possibile grazie al sostegno della Fondazione di Sardegna e alla direzione artistica di Giorgio Casu, in arte Jorge.
La torretta si trova all’ingresso dell’istmo, quasi come un guardiano muto del territorio. È qui che i Truly Design hanno voluto lasciare il segno, creando un’opera che gioca con la percezione, integrandosi perfettamente con l’ambiente naturale e restituendo all’infrastruttura un’identità nuova, simbolica, quasi ancestrale.
Un faro dove non c’era
«Appena abbiamo visto le foto della torretta abbiamo pensato: sarebbe bello trasformarla in qualcosa di irreale», raccontano gli artisti. L’idea è nata subito: un faro, ispirato a quelli che punteggiano la costa dell’isola, accostato alla figura di un falco — il Falco della Regina che nidifica sull’Isola del Toro — elemento naturale e distintivo del territorio.
La facciata più visibile dalla statale è diventata la tela principale: un trompe l’œil che sfrutta l’ingresso e la finestra dell’edificio per creare l’illusione di un vero faro. «Abbiamo immaginato che quella porta potesse essere l’ingresso e quella finestra l’affaccio sulla luce. Poi abbiamo inserito uno sfondo che richiamasse il cielo — ma non un cielo qualsiasi, bensì quello di Sant’Antioco».
Un’opera pensata per questo luogo e per nessun altro
Ogni progetto dei Truly Design nasce in relazione al muro e al paesaggio. E Sant’Antioco, con i suoi colori unici, il mare, i tramonti e la natura selvaggia, ha ispirato l’intero impianto cromatico e simbolico dell’opera. «Per noi ogni muro è unico, e ogni disegno è irripetibile. Non potrebbe esistere in nessun altro luogo se non qui».
Il faro diventa così il primo saluto visivo a chi arriva sull’isola, un segno forte che introduce i visitatori all’atmosfera dell’isola: «L’istmo è un passaggio obbligato, e speriamo che il nostro intervento diventi un augurio visivo per chi si appresta a scoprirla».
Vento, fatica e accoglienza
Realizzare un’opera di oltre 9 metri d’altezza su quattro facciate non è impresa semplice. Anche se i Truly Design sono abituati a lavorare su larga scala in tutto il mondo, le difficoltà non sono mancate. «La sfida più grande è stato il vento, che non ci ha mai dato tregua — e quando si lavora con le bombolette spray non è cosa da poco».
Nonostante le condizioni, il lavoro è stato completato in appena quattro giorni e mezzo, dopo una settimana dedicata alla progettazione. «Per noi la fase creativa è quella più lunga. Prima ancora di mettere mano alle bombolette, studiamo il contesto, ci informiamo, analizziamo la simbologia locale. Poi arriva l’illustrazione, che condividiamo con chi ha commissionato il lavoro, e infine la parte esecutiva, ormai per noi quasi automatica».
A rendere ancora più memorabile l’esperienza, l’incontro con la comunità locale: «Ci siamo sentiti accolti, parte del territorio. Ogni giorno abbiamo potuto conoscere le persone del posto, assaggiare piatti deliziosi, ascoltare storie che ci hanno fatto sentire parte di Sant’Antioco, anche solo per qualche giorno».
Una visione che continua
L’intervento si inserisce perfettamente nel percorso artistico dei Truly Design, da sempre attenti alla natura, alla prospettiva e all’illusione ottica. «Ci piace trasformare muri anonimi in mondi fantastici. Se, nel tempo, le persone inizieranno a chiamare quella torretta “il faro”, allora avremo raggiunto il nostro obiettivo: trasformare la realtà in immaginazione».
Non ci sono ancora nuovi progetti sardi all’orizzonte, ma il collettivo lancia un messaggio chiaro: «Saremo felici di tornare. Se qualcuno ha un altro angolo di Sardegna da farci scoprire, siamo pronti a ripartire».
Ai giovani artisti: “credeteci”
Il messaggio finale è rivolto a chi si affaccia al mondo dell’arte urbana: «Il muralismo richiede coraggio, perché espone l’artista allo sguardo di tutti, senza filtri. Ma è anche un’enorme opportunità. Chi fa murales ha una responsabilità, ma anche un grande potere: trasformare luoghi e lasciare segni visibili nella vita delle persone».
Quando si chiede loro di riassumere l’esperienza in una parola, in realtà ne servono due: accoglienza e meraviglia. E basta guardare quel faro che non è un faro per capire che in fondo, in questa piccola torretta sul mare, c’è davvero un’intera visione di mondo.
Di Vanessa Garau
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