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Amatrice, 4 anni dopo. La protesta degli abitanti

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Erano le prime ore di mercoledì 24 agosto 2016 quando iniziò alle 3.36, un terremoto di magnitudo 6.0 nella zona tra Lazio, Marche e Umbria. La terra tremò per 142 interminabili secondi, devastando i paesi di Accumoli ( Rieti), Amatrice ( Rieti), Arquata del Tronto e la frazione di Pescara del Tronto (Ascoli Piceno). Dopo meno di un’ora, alle 4.33, un’altra scossa di magnitudo 5.3 farà tremare Norcia, la cittadina di San Benedetto.

Sono passati quattro anni e poco o niente è stato fatto per queste popolazioni

“Presidente, mio marito si è impiccato, l’ho trovato io a casa. Vogliamo concretezza, siamo stanchi delle promesse. Io ho lasciato la terra. Siamo stanchi. Voglio risposte dal presidente”. Così si è rivolta una donna di Amatrice al Presidente Giuseppe Conte, prima dell’inizio della cerimonia di commemorazione delle vittime del terremoto del 2016. “Ne parliamo dopo, vengo a casa sua”, ha risposto Conte. Il Premier ha accettato di andare a casa della donna a parlarle, al termine della funzione, accompagnato dal sindaco di Amatrice, Antonio Fontanella.

Divampa la polemica e i familiari delle vittime disertano per protesta la messa

Molte le sedie vuote sul campo sportivo Paride Tilesi di Amatrice, dove si è celebrata la messa in suffragio delle quasi 300 persone morte nel terremoto.

Sono quelle destinate ai familiari delle vittime, che hanno preferito partecipare alla celebrazione che si è svolta nella notte ad Amatrice. Un’assenza di protesta per la mancata ricostruzione delle terre terremotate a quattro anni dal sisma.

Le parole del Presidente Mattarella

Foto di repertorio

«Nella triste ricorrenza del quarto anno dal gravissimo terremoto che provocò nell’Italia Centrale più di trecento vittime e oltre quarantamila sfollati, desidero ancora una volta esprimere ai cittadini di Amatrice, Accumuli, Arquata, Pescara del Tronto e delle altre zone colpite, vicinanza e solidarietà. Il pensiero che si rinnova va, anzitutto, alle vittime e ai loro familiari. E ai tanti che hanno perduto casa o lavoro – e spesso entrambi – in quella notte drammatica. Nonostante tanti sforzi impegnativi, l’opera di ricostruzione dei paesi distrutti – da quel sisma e da quelli che vi hanno fatto seguito in breve tempo- è incompiuta e procede con fatica, tra molte difficoltà anche di natura burocratica. Nello spirito di solidarietà, fondamento della nostra Costituzione, la Repubblica – in tutte le sue istituzioni, territoriali e di settore – deve considerare prioritaria la sorte dei concittadini più sfortunati colpiti da calamità naturali, recuperando, a tutti i livelli, determinazione ed efficienza».

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