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Arceri: SDR “Nuovo rigetto per giovane sassarese incompatibile”

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“Lascia interdetti il rigetto dell’istanza, stavolta da parte del Tribunale di Sorveglianza di Torino, per consentire a Simone Niort, di poter accedere, in forma provvisoria, ad un affidamento terapeutico. Una decisione motivata dall’“assenza della relazione sui risultati dell’osservazione intramuraria e dell’indagine socio-familiare”. Sta di fatto che un ragazzo di 27 anni dichiarato “incompatibile con il carcere per motivi di carattere sanitario, per le difficoltà relazionali, per le condotte autolesioniste” resterà ancora dietro le sbarre, in attesa del pronunciamento della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”. Lo sostiene Maria Grazia Caligaris dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme ODV” facendo notare che “il giovane sassarese, attualmente ristretto a Bancali, dopo un periodo di osservazione nella Casa Circondariale “Lorusso-Cotugno di Torino, si ritrova nelle stesse condizioni di quando era stato trasferito, senza alcun chiarimento del perché debba continuare a stare in carcere dove le sue condizioni psichiche si aggravano”.
“Nel nostro Paese – rileva ancora Caligaris – una persona con disturbi psichiatrici, che commette un reato, non trova una struttura in grado di accoglierla e di curarla facendo leva sulla terapia e le attività che sia in grado di svolgere. Il risultato è che lo stato detentivo esaspera il precario equilibrio del paziente determinando un ulteriore aggravamento che si ripercuote sull’intero sistema e in particolare sugli Agenti Penitenziari, sugli Educatori e su Medici. La responsabilità di tutto questo non può ricadere su un’istituzione, quella carceraria, a cui spetta il recupero e il reintegro sociale di chi ha commesso un reato. Se un paziente non può essere recuperato in carcere deve esserci un’alternativa prima che sia troppo tardi”.
“Il caso Niort sta diventando un emblematico palleggiamento di responsabilità, errori e carenze a cui è necessario porre fine evitando che debba essere la CEDU ad intervenire. Non si può dimenticare che dietro questo ragazzo c’è una famiglia che da troppo tempo aspetta una risposta per poter vedere il figlio finalmente sotto cura. Senza contare che continuare a stare in cella – conclude l’esponente di SDR – rischia di accrescere il disturbo con conseguenze ancora più gravi e pericolose. E’ arrivato il momento di un intervento risolutore di una storia che si protrae, per motivi diversi, da quasi un decennio”.

Fonte: comunicato stampa

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