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Arte come condivisione: le chiavette USB dentro i muri come installazione accessibile a tutti

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Si chiama «Dead Drops» pur presentandosi come un elemento di discontinuità sul muro, o un apparente errore di costruzione oppure uno scherzo. Invece è un’installazione, una porta USB inserita nel muro con cemento a presa rapida che spunta dallo stesso, è una rete di condivisione di file peer to peer anonima e offline in spazi pubblici.

Il progetto è iniziato a New York nel 2010 quando un artista tedesco ha installato le prime cinque porte USB. Da allora sono diventate centinaia, sparse in diverse città del mondo, che è possibile individuare grazie a un database online sul sito del progetto https://deaddrops.com/db/?page=map  che ne attesta la posizione, la capienza e la data di creazione».

Arte come condivisione, mezzo universale alla portata di tutti che si mimetizza tra gli edifici delle città, diventando parte del tessuto urbano e umano di una comunità, trasformando ogni persona in un performer con il compito di proseguire il flusso artistico. «È un intervento mimetico nello spazio pubblico, in cui l’artista tedesco Aram Bartholl inserendo nei muri di alcune città delle porte Usb da cui scaricare contenuti anonimi, come foto, brani musicali, testi e video, oltre a poterne caricare altri» sottolineando un senso di partecipazione democratica ormai quasi assente nel web, come la critica d’arte Lorenza Pignatti afferma nel suo ultimo libro Cartografie radicali. Attivismo, esplorazioni artistiche, geofiction (Meltemi, 2023).

L’idea era quindi di poter caricare o scaricare file, siano essi foto, documenti, testi scritti o file musicali, senza bisogno di rete wi-fi o corrente elettrica; ogni chiavetta USB veniva inserita vuota, unico file esistente è un README.txt che spiega come accedere al progetto.

Ad oggi sono circa 2.276 chiavi per 70.475 gigabyte, alcune presenti anche in Italia: a Milano se ne contano 11 mentre a  Roma sono circa 14.

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