Sud Sardegna

Carbonia: 14 febbraio 1938, il Comune ricorda il tragico incidente nel quale persero la vita cinque minatori (video)

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Era il 14 febbraio 1938 quando cinque minatori persero tragicamente la vita nella Miniera di Serbariu. Cinque rose rosse sulla stele a ricordo da parte dell’Amministrazione comunale a simboleggiare il cordoglio per lo spezzarsi di ciascuna di quelle giovani vite, interrotte da un fiume d’acqua che non lasciò loro alcuno scampo.

La storia ci racconta che arrivarono dalla provincia di Chieti alla ricerca di una vita migliore ed affrancarsi così dalla condizione di miseria alla quale sembravano condannati nei loro paesi d’origine. Il più grande aveva 47 anni, il più giovane appena 17. I fratelli Amadio e Nicola Merlino, Nicola Santarelli, Domenico Marinelli e Ludovico Silvestri: furono i primi morti sul lavoro della Grande Miniera di Serbariu.

L’Amministrazione comunale, con alcuni cittadini giunti sul posto, con una cerimonia raccolta in osservanza alle normative vigenti, ha voluto rendere omaggio alle vittime nel giorno dell’ottantaquattresimo anniversario della scomparsa. Sono intervenuti il presidente del Consiglio comunale Federico Fantinel e l’assessora alla Cultura Giorgia Meli che hanno salutato i presenti con una breve riflessione su quelle vittime che hanno contribuito a scrivere la storia di Carbonia. A loro si sono uniti gli assessori Roberto Gibillini, Antonietta Melas, Piero Porcu, Katia Puddu e la consigliera comunale Valentina Diaferia.

Innalzare una stele su cui sono impressi i nomi di uomini caduti sul lavoro – ha sottolineato l’assessora Giorgia Meli – ha rappresentato la volontà di ricordare il sacrificio sul quale si è costruita la storia delle miniere e della nostra città. Pensiamo che il più giovane dei minatori morti aveva 17 anni”.

Un fatto tragico che incarna un sacrificio d’amore proprio nel giorno in cui si celebra l’amore”, ha osservato il Presidente del Consiglio Federico Fantinel che ha inoltre ricordato che le vittime della Miniera di Serbariu, chiusa nel 1971, furono in tutto 123.

Quelle morti ingiuste furono lo sprone “per prendere provvedimenti volti a migliorare le condizioni di sicurezza dei lavoratori, un tema che risulta attuale ancora oggi e su cui è necessario mantenere alta l’attenzione”, è stato fatto presente nel corso dell’incontro.

 

Fonte: comunicato stampa

 

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