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COMMISSIONE UE, SI DIMETTE IL CAPO RICERCA MAURO FERRARI

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Mauro Ferrari, presidente dell’European Research Council (ERC), la più importante agenzia europea che finanzia la ricerca, si è dimesso dall’incarico perché non è riuscito a convincere l’Unione a lanciare un grande programma di ricerca sul Covid-19.
In un intervento scritto sul Financial Times, Ferrari ha detto di aver “perso completamente la fiducia nel sistema”.
Il Consiglio Europeo della ricerca distribuisce fondi provenienti dal bilancio dell’UE per aiutare gli scienziati a proseguire le loro ricerche: lo scorso anno arrivarono 2 miliardi di Euro. La Commissione ha lanciato un fondo di ricerca di emergenza da 10 milioni di euro per il coronavirus e ha indirizzato 45 milioni di euro nel progetto sui medicinali innovativi, per sviluppare trattamenti e diagnosi. Il resto dei fondi sono rimasti “bloccati”.

Ferrari, esperto nel settore della nanomedicina nonché docente alla University of Washington School of Pharmacy di Seattle, si è inoltre lamentato del fatto che gli Stati dell’Unione hanno affrontato l’emergenza in ordine sparso. Il professore, entrato in carica il primo gennaio, ha presentato le dimissioni al presidente della Commissione, Ursula Von Der Leyen. Nel suo intervento ha parlato di “tempesta politica” che ha coinvolto i massimi livelli della stessa Commissione.

“Sono arrivato all’Erc come forte sostenitore dell’Unione europea. La crisi del Covid-19 ha completamente cambiato il mio punto di vista, anche se continuo a sostenere con entusiasmo gli ideali della collaborazione internazionale”.

Ferrari ha spiegato che la rottura con la Commissione europea è iniziata all’inizio di marzo, “quando è diventato evidente che la pandemia sarebbe stata una tragedia di proporzioni senza precedenti”. Ferrari avrebbe preferito istituire uno speciale programma per combattere il coronavirus perché “i migliori scienziati del mondo avrebbero dovuto disporre di risorse e opportunità per combattere la pandemia, nonché di nuovi farmaci, nuovi vaccini, nuovi strumenti diagnostici, nuovi approcci dinamici comportamentali basati sulla scienza, per sostituire le intuizioni spesso improvvisate dei leader politici”.

Ma il suo sogno è stato infranto, poichè rivoluzionava una filosofia di lavoro che prevede di aiutare la ricerca “dal basso verso l’alto”, e non al contrario. A quel punto Ferrari ha iniziato a lavorare direttamente ad un piano con il presidente Von der Leyen ma la burocrazia europea ha bloccato tutto. “Il fatto stesso che ho lavorato direttamente con lei ha creato un temporale politico interno. La proposta è stata trasmessa a diversi livelli dell’amministrazione della Commissione europea, dove credo si sia disintegrata all’impatto”.

Dal canto suo, l’ERC replica così: “Il professor Ferrari, sin dalla sua nomina, ha mostrato una mancanza di impegno nei confronti dell’Erc, non partecipando a molte riunioni importanti e trascorrendo lunghi periodi negli Stati Uniti.
Ha portato avanti molte iniziative personali all’interno della Commissione senza consultare il Consiglio Scientifico, usando la sua posizione per promuovere le proprie idee. Il professor Ferrari era coinvolto in molte iniziative esterne, molte accademiche ma alcune commerciali, che richiedevano tempo e sforzi e che sembravano a volte avere la precedenza sui suoi impegni con l’Erc. Il carico di lavoro associato a queste attività si è rivelato incompatibile con il mandato di presidente del Consiglio Scientifico”.

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