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CORONAVIRUS, SVEZIA: “NON ABBIAMO FATTO ABBASTANZA”, MA GLI OVER 60 RISCHIANO DI DOVER RINUNCIARE ALLA TERAPIA INTENSIVA

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Marcia indietro del governo social-democratico Svedese. Dopo l’ammissione del premier Stefan Löfven, e cioè “non abbiamo fatto abbastanza, eravamo impreparati”, lo scenario che si delinea è quello di un frettoloso dietro-front. Ma le scelte iniziali avranno pesantissime ripercussioni sui cittadini.

Il tanto decantato modello ‘Scandinavo’, equo e solidale con tutti, stavolta evidenzia il suo lato più debole. Lo Stato che culla i propri cittadini “dalla nascita alla tomba”, in piena emergenza coronavirus è costretto a far fronte ai limiti dell’assistenzialismo forzato: da qui la decisione di tagliar fuori dalle cure ospedaliere  i cittadini over-60.

Ora si invocano i pieni poteri per attuare il lockdown nazionale, ma bisogna prima passare dal Parlamento. Che ad oggi risulta immobilizzato. Ciò che inquieta però, è il documento del Karolinska Institutet: qualora i posti di terapia intensiva non fossero sufficienti, bisognerà fare delle scelte. Il sistema sanitario Svedese, quello ultra-efficace e padre del welfare, non spicca per la capienza di strutture.

Il governo deve guardare in faccia i numeri: più di 10mila contagi e quasi 900 decessi. I medici saranno quindi tenuti a fare delle scelte: dovranno escludere le persone di 80 anni e quelle di 60-70 che hanno altre patologie. In pratica gli anziani che hanno più di 80 anni non sono considerati una priorità così come non lo sono quelle di 70 anni «che hanno un problema a più di un organo» e i 60-70enni «sui quali si riscontra una patologia su più di due organi». Stando al documento, se una persona che viene contagiata dal Covid-19 è già gravemente malata, la decisione dei medici dovrà basarsi non solo sull’età anagrafica ma anche su quella biologica.

Sulle pagine di Tpi è stato raccolto il grido d’allarme di due cittadini italiani emigrati a Stoccolma: «Qui è tutto delegato alla responsabilità individuale. Siamo molto preoccupati. Se non dovesse cambiare la situazione, corriamo un rischio enorme. Crediamo che stiano davvero sottovalutando il problema. Qui non ci sono restrizioni. Solo raccomandazioni come quella di lavarsi bene le mani o evitare i luoghi affollati. C’è solo un divieto in vigore che è quello di assembramento per più di 50 persone, prima di venerdì scorso era addirittura fino a 500. Solo le università sono state chiuse e le scuole con studenti dai 16 anni in su. Quindi le scuole primarie per intenderci sono ancora aperte», spiegano i due, che stigmatizzano l’approccio svedese definendolo «vergognoso, ma anche spietato, degno atteggiamento di una società giovane, viziata ed egoista».
É chiaro a tutti che ci saranno delle morti, tantissime. Ma questo è il prezzo da pagare per non fermare l’economia. «Lo stato svedese ha deciso di sacrificare la parte più fragile della società, gli anziani ed i malati, in nome del profitto. Ormai sono troppo legati al proprio ricco stile di vita che non può essere turbato», concludono.

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