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Elezioni Regionali: l’analisi post spoglio

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Si sono concluse da poche ore le Elezioni Regionali in Sardegna del 2024, con tanti spunti da trarre non
solo per i prossimi cinque anni della nuova Presidente della Regione, Alessandra Todde, ma anche in vista
delle prossime elezioni Europee e per il Governo Nazionale guidato da Giorgia Meloni.
Nonostante la vittoria della prima Presidente donna della Sardegna, con il 45,4% dei voti, il Campo Largo
(Centro Sinistra) non è la coalizione più votata: segno che in Sardegna l’aria nazionale del Governo
meloniano è forte e ha guadagnato il 48,8%. Ciò che è mancato al Centro-Destra è stato un candidato
condiviso, con Lega (3,7%) e PSD’AZ (5,4%) che volevano fortemente la ricandidatura del presidente
uscente Solinas, e FDI (13,6%) che ha imposto la candidatura del sindaco di Cagliari Truzzu. Diversi
quotidiani nazionali cercano risposte alla sconfitta parlando di una possibile strategia di disturbo da parte
degli elettori del Carroccio legata alla bocciatura in Parlamento del terzo mandato (voluto dalla Lega, ma non
da FDI). Quello che invece appare come risultato evidente è la sconfitta di Truzzu nella sua Città (34,54%
contro il 53% della sua avversaria), sintomo dei malumori dei cagliaritani nei confronti del proprio sindaco, i
quali hanno preferito il voto disgiunto, facendo uno “sgambetto” a Truzzu votando la Todde. .
Il Campo Largo seppur diviso, con l’ex presidente Soru che ha preso l’8,6%, è riuscito a trionfare dopo 10
anni, strappando un risultato importante in vista della politica nazionale. Più volte infatti si è parlato di una
possibile alleanza tra Schlein e Conte, dopo le disastrose Nazionali del 2022, e la Sardegna in questo senso
si posiziona come “l’esperimento” concreto di come questa alleanza possa essere realizzabile a livello
nazionale, sebbene non digerita da tutti gli elettori della sinistra. Quello che molti elettori recriminano al
Centro Sinistra sardo è che il PD (che si conferma primo partito col 13,8%) non sia stato capace di
presentare un proprio candidato e abbia deciso di appoggiare il nome fatto dai 5S, i quali non godono in
Sardegna di un solido elettorato, eccetto nel sassarese dove Desirèe Manca (5S) ha ricevuto il più alto
numero di preferenze di tutti i candidati sardi (più di 8000).
Quel che resta di queste Elezioni sono le campagne elettorali feroci che si sono avute, tra tutte le parole di
Ettore Licheri (Senatore 5S) rivolte a Soru e al suo elettorato, ma anche le enormi mobilitazioni dei Big
nazionali, con la maggioranza del Governo approdato per dare sostegno a Truzzu e 2/3 dell’Opposizione a
dar sostegno alla Todde. Tra le note dolenti vanno inserite il ritardo dello spoglio, una tecnologia nel
conteggio dei voti obsoleta (rimangono ancora 22 seggi da scrutinare) e i compensi ai presidenti, segretari e
scrutatori dei seggi che hanno lavorato per quasi 24 ore (5 euro all’ora), oltre alla Legge Elettorale Regionale
che andrà rivista e la poca risposta dell’elettorato giovanile alle urne.
L’aspetto positivo invece è proprio l’elezione della prima donna a Presidente della Regione Sardegna, la
quale ora dovrà mettere in mano e sistemare i cinque anni controversi del precedente Presidente, che ha
contribuito in negativo al risultato elettorale (con i suoi assessori tutti bocciati, eccetto Chessa), e la speranza
di una Giunta capace di risollevare un territorio in totale sbandamento.
Matteo Guidarini

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