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Esclusiva AjoNoas, Vaccino Pfizer, Gianmarco Desogus, infermiere di Sant’Antioco ci racconta la sua esperienza dopo il vaccino

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Gianmarco Desogus è un infermiere di Sant’Antioco, che lavora al Brotzu e il 9 gennaio ha ricevuto la prima dose del vaccino pfizer.

Gianmarco, quando hai saputo che sareste stata una delle prime categorie a ricevere il vaccino, come hai reagito?

Ho reagito con grande entusiasmo e con la speranza di vedere finalmente la luce in fondo al tunnel. La mia, come le altre figure sanitarie, è tra le più esposte e credo sia giusto essere i primi. Anche perché se noi operatori siamo immuni possiamo infondere una maggiore sicurezza nei nostri pazienti, cosa che al giorno d’oggi, è fondamentale. Detto questo spero che si viaggi a ritmi serrati e velocissimi e che vengano vaccinati tutti, a partire dalle persone più fragili.

Il 9 gennaio ti è stata somministrata la prima dose del vaccino anticovid-19 Pfizer. Raccontaci come è andata.

In verità, è stato tutto molto rapido. Ho compilato un questionario, firmato il consenso e via. Neanche mi sono accorto della puntura. Come si suol dire rapido e indolore.

Vaccino AntiCovid-19, effetti collaterali si o effetti collaterali no? Cosa puoi dirci in merito?

Effetti collaterali: nessuno. Un po’ di indolenzimento al braccio per la prima giornata, un classico. Come dopo un allenamento in palestra, un senso di pesantezza. Dal giorno dopo nessun problema. C’è chi lamenta mal di testa e spossatezza, reazioni assolutamente normali che si risolvono subito e senza allarmarsi. I numeri ufficiali ci mostrano un vaccino estremamente sicuro. Spero tutti si convincano a farlo, è l’unico modo per porre fine a questa pandemia.

Da quanto tempo sei un infermiere? Come è nata questa vocazione?

Mi sono iscritto nel 2011. Già 10 anni quasi, come vola il tempo! Oltre alla mia passione per questa “macchina perfetta” che è il corpo umano, ho da sempre avvertito il desiderio di aiutare chi ha bisogno, di poter dare una mano a chi sta male, di potermi rendere utile. Credo che l’essere di aiuto sia bellissimo. In un mondo freddo ed egoistico, andare controcorrente ed aiutare chi sta male, chi è solo, chi ha bisogno è speciale. E poi non c’è nulla di più bello di quei grazie detti col cuore, di quei piccoli gesti di gratitudine che riempiono il cuore.

Qual è stato il momento più significativo del tuo percorso?

Ho tanti momenti significativi. Dal primo esame, al primo 30 e lode, alla laurea. Dalla prima volta in divisa, al primo decesso sotto i miei occhi al tirocinio, il primo intervento chirurgico a cui ho assistito (un appendicectomia), il primo parto fino al primo giorno di lavoro. E come non citare i colleghi, alcuni pazienti che non dimentico, e tutte quelle persone che sono state fondamentali nel mio percorso di studi e di vita.

Come pensi cambierà la tua vita dopo il vaccino?
La mia vita non cambierà, continuerò ad utilizzare tutte le precauzioni che ho sempre rispettato con tanto rigore (gli amici possono confermare). Ho rinunciato a tante cose in quest’anno per sicurezza nei confronti della mia famiglia e del mio luogo di lavoro, tante piccole cose a cui prima non facevo caso perché erano banali. L’ho fatto consapevole che tale sacrificio sarebbe servito. Spero davvero che ora ci si possa unire, che tutti si vaccinino e che ci si possa riappropriare appieno della vita.

In questo periodo caratterizzato dal Covid-19 c’è un episodio del tuo percorso che ricordi in particolar modo?

Il giorno che non potrò mai dimenticare è stato il 10 marzo. Il giorno in cui è iniziato il lockdown. Avevo già capito che la situazione era nera, ma quando c’è stata la diretta di Conte che annunciava la chiusura di tutta l’Italia è stato veramente spiazzante. I brividi. Lì ho capito che sarebbero stati mesi durissimi, di sofferenza. E poi il bollettino dei decessi, le storie di chi ha perso qualcuno in questa pandemia.. Le immagini dei camion dell’esercito a Bergamo. E spiegare ai miei pazienti l’esistenza di un virus terribile che gli impediva di vedere i propri cari. Tutto ciò è stata una situazione toccante che non dimenticherò mai.

Come concluderesti l’intervista?

Con un messaggio. Anch’io ho perso qualcuno in questo sfortunato anno 2020. anche se non direttamente per Covid. Una persona speciale, a cui ero e sono molto legato. Quindi capisco bene le difficoltà sanitarie e sociali come operatore e come parente di un paziente. Una brutta situazione che mi auguro non accada più, una brutta situazione che solo noi abbiamo il potere di arrestare, rispettando attentamente le regole e vaccinandoci. 

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