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FLOTTA IN QUOTA: UN PROGETTO IN UNA SCUOLA DI ALES SI PROPAGA ATTRAVERSO IL WEB

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In questi giorni di reclusione, mi hanno segnalato, su Facebook, un’immagine con il modellino di un biplano. Guardarlo mi ha trasmesso subito un senso di libertà. Indagando più a fondo mi sono imbattuta in una storia che sa di favola. Sono coinvolti bambini di una scuola primaria e la loro maestra. Ma durante questa reclusione forzata, hanno iniziato a partecipare al progetto diverse persone. Il progetto si chiama Flotta in Quota e a parlarcene in esclusiva, è la stessa “comandante” che ha ideato il progetto.
Un progetto che nasce per le scuole e che purtroppo ha dovuto interrompersi in questo periodo di chiusura.
Ma la passione dei bimbi non si ferma mai. Non conosce confini. E così i biplani hanno iniziato a “volare” nonostante le restrizioni.

L'ideatrice

Giulia Balzano, che è Responsabile Servizi Educativi presso Museo dell’Ossidiana di Pau (OR), ci racconta di questo progetto. E lo fa con così tanta passione, che si può solo restare estasiati nell’ascoltarla. L’abbiamo raggiunta prima telefonicamente perdendoci ed emozionandoci nei suoi racconti. Entusiasta e innamorata del suo lavoro, ci ha poi scritto una mail passionale raccontandoci come è nato il progetto. Ci ha parlato dei bambini di Ales, che ha seguito fin dalla prima classe della scuola primaria e che ora sono in terza. Ci ha descritto la sofferenza del non poter più incontrare e raggiungere fisicamente i suoi allievi. Poi, grazie alla Maestra Valentina Serru, che fin da subito ha creduto nel suo progetto, è riuscita a raggiungere i 15 bambini coinvolti.

L'intervista

D: Come nasce questo progetto?

R: L’idea della Flotta in Quota nasce all’interno del progetto “PENSIERI IN CERCHIO (GIOCARE COL PENSIERO: SOLLECITAZIONI FILOSOFICHE PER COSTRUIRE MODI ALTRI DI STARE INSIEME)”, un percorso educativo mediato dalla pratica della P4C (Philosophy for Children) che con il raro privilegio della continuità ha iniziato a viaggiare tre anni fa con una classe prima della Scuola Primaria di Ales (OR). La maestra Valentina Serru ha creduto con speciale tenacia nelle potenzialità educative di questa pratica, che fa della riflessione costantemente provocata ad articolarsi e della costruzione e strutturazione di un pensiero condiviso, in comunità, il suo aspetto più pregnante. I 15 bambini e bambine coinvolte sono ormai in terza elementare.

D: Quest’anno il progetto ha avuto un’improvvisa e brusca interruzione a causa della chiusura della scuola per via dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Cosa è successo?

R: Quest’anno abbiamo fatto in tempo ad avviare il percorso, (dedicato tematicamente alla riflessione e allo svelamento delle stereotipie di genere e ai pregiudizi che ne derivano) ma abbiamo dovuto assistere alla sua brusca interruzione, alla metà esatta del suo previsto sviluppo (ogni viaggio dei Pensieri in Cerchio prevedere 10 incontri in aula) per le note disposizioni restrittive intervenute con l’emergenza sanitaria in corso. Hanno chiuso le scuole. A ruota hanno chiuso i musei. In un piccolo museo io lavoro. Ho vissuto con i bambini la medesima privazione improvvisamente degli spazi dell’incontro fisico. Per qualche giorno di comprensibile disorientamento, ho creduto non fosse possibile dare prosieguo al dialogo iniziato con il gruppo classe. Chi opera esternamente alla scuola (questo è il mio caso, archeologa ed educatrice museale di formazione) non può in questo momento fruire dei canali previsti – quando attivi – di comunicazione con i bambini e le bambine. Smettere di entrare in aula rischia di coincidere con l’interruzione di qualsiasi contatto con loro e di sospensione improvvisa della relazione in corso.

D: Questa interruzione dev’essere stata una grande sofferenza. Come hai rimediato?

R: Pochi giorni di disorientamento, poi una telefonata alla maestra Valentina della III A: “posso proporre alle bambine e ai bambini dei piccoli (minuscoli addirittura) paesi dell’Alta Marmilla di continuare il viaggio dei Pensieri in Cerchio?” Ci eravamo proposti la costruzione condivisa e simbolica del Biplano di Amelia Earhart, l’aviatrice che esattamente 100 anni fa, nel 1920, ebbe la sua prima occasione di volo (10 minuti al costo di 1 dollaro, su un biplano a sorvolare la città di Los Angeles). Amelia conseguirà il brevetto di pilota, acquisterà un suo aeroplano, sarà la prima donna a sorvolare l’Oceano Atlantico, prima come co-pilota, poi in solitaria. Perderà la vita tentando l’inaudito: completare il giro del mondo pilotando un aereo. Era il 1937.I bambini e le bambine erano rimasti molto colpiti dalla sua storia, dalla sua tenacia e dalla sua determinazione. Quel biplano era diventato un piccolo simbolo: dei sogni da perseguire, delle paure da affrontare, del motore che sempre spinge un passo oltre.

D: Solo che questa volta non vi siete fermati all’interno di una classe, ma è successo qualcosa di inaspettato e straordinario.

R: Siamo ripartiti da lì. Da quella simbolica conquista del cielo di Amelia, dal bisogno di sollevare lo sguardo e di immaginare proprio ora, ciò che ora non è possibile. Ho costruito un piccolo tutorial per loro, preparato mentre costruivo il mio primo biplano, in casa, con quello che avevo a disposizione. Con la complicità della maestra Valentina, la provocazione aerea li ha raggiunti e la loro risposta è stata immediata. Ciascuno e ciascuna dalle rispettive case ha costruito il proprio biplano e l’ha fatto decollare, con un gesto liberatorio e fiducioso. E’ nata così la poetica e sgangherata FLOTTA IN QUOTA, che è andata inaspettatamente ad allargarsi con la partecipazione di tanti altri bambini e bambine, sparsi per la Sardegna e oltre i confini dell’isola, e ancora con il coinvolgimento giocoso e serissimo di tante persone adulte che hanno iniziato a volare con noi, costruendo il loro personalissimo biplano. Tre ulteriori classi sono state coinvolte nell’esperienza, in diverse zone della Sardegna, in una specie di ridente rito collettivo che si celebra con due decolli quotidiani, da uno spazio facebook che si è trasformato in una metaforica pista di decollo, con un biplano che stacca da terra e conquista il cielo ogni mattina e ogni sera, da 20 giorni consecutivi ormai. Ognuno porta con sé una storia, una perplessità, una ribellione, un ricordo. Una nostalgia, una riflessione, una dichiarazione d’affetto, un bisogno di evasione. Provando a non fare mai ricorso all’estenuante vocabolario di questo tempo, provando a fare esperienza di un linguaggio che possa farsi narrazione senza scivolare in retorica da trincea.

 

La storia di FLOTTA IN QUOTA regala speranza. La speranza di poter tornare presto alla normalità. Se siete bimbi, genitori, nonni o semplicemente dei sognatori, non fatevi pregare. Costruite un biplano. Giulia vi aspetta. “Ogni foto e ogni video che mi raggiunge, è un dono. E’ una storia confessata. E’ il bisogno di sentirsi parte di un movimento per gioco, e un movimento per davvero.”

Biplano 3A di Ales
Biplano Museo della Bora di Trieste
Biplano del Pero dei Nonni di Assolo

Per ulteriori informazioni: tag #flotta_in_quota #biplano_di_Amelia #pensieri_in_cerchio

Immagine in copertina primo biplano da Sant’Antioco

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