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Giampaolo è il nuovo allenatore del Torino

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Marco Giampaolo è il nuovo nuovo allenatore del Torino.

Oggi, nella conferenza stampa di presentazione allo stadio Olimpico-Grande Torino, ha presenziato alla conferenza stampa che ha preceduto il primo allenamento della sua gestione. Ecco le dichiarazioni, raccolte da Toronews:

INIZIA il presidente urbano Cairo: “So che alcuni hanno storto il naso quando ho detto che avevo cercato Giampaolo già in passato, ma è andata veramente così. Lo avevo già cercato un paio di volte, alla terza ce l’ho fatta. E’ un maestro di calcio, sa far giocare bene le squadre, sa sviluppare il talento dei giocatori, giovani e meno giovani. Anche Vagnati ha sempre avuto un grande apprezzamento per lui. Fortunatamente siamo riusciti a trovare un’intesa rapidamente, poi c’è voluto un incastro rapido dovuto al fatto che doveva liberarsi dal Milan. Ora spazio alle vostre domande al mister, poi sono disponibile per fare un punto generale su tutti gli argomenti. Prima però tengo a ringraziare Moreno Longo, ha colto l’obiettivo minimo della salvezza. A un certo punto, dopo le sette sconfitte di fila, la situazione era complicata. Lui si è impegnato molto, ha dato l’anima, io gli ho sempre fatto i complimenti, anche dopo la brutta partita di Ferrara in cui non ero certo soddisfatto del pari. Ma anche in quel momento mi sono congratulato con lui per questi mesi di attività. Con lui abbiamo fatto un percorso insieme vincente nelle giovanili, poi ha colto l’obiettivo della salvezza. Merita un ringraziamento da parte mia perché ha fatto il massimo”.

Parla Vagnati: “Anche io voglio ringraziare Moreno e il suo staff, si sono immersi nel lavoro con un grande impegno. Oggi presentiamo Giampaolo, un allenatore che abbiamo voluto come prima scelta perché secondo noi Marco è l’uomo giusto in questo momento. Ha le caratteristiche giuste per aprire quello che spero sia un ciclo di lunghissimo termine. Per fare risultati servono programmazione e continuità. Voglio anche ringraziare il presidente e il commendatore Beretta per il loro impegno per le strutture del Filadelfia: qualcosa di fondamentale per innalzare il livello della società”.

Marco GIAMPAOLO

Che sensazioni ha nell’allenare il Torino nel momento storico?

“Quando mi cercarono, eravamo in momenti differenti da oggi. Una volta il Torino era in B e io in A a Siena, l’altra volta avevo problemi col patentino. Il Torino è una società storica. Sono stati in tanti a raccontarmi dove sono capitato. C’è chi mi ha detto che il Toro è una cosa diversa, che bisogna vivere per poterla spiegare. Ora voglio immergermi nel lavoro e respirare questa atmosfera”.

È preoccupato per il fatto di avere poco tempo?

“Non sono preoccupato ma consapevole del fatto che ci sarà bisogno di tempo. Il Torino viene da una tradizione diversa rispetto al mio modo di pensare. So che ci saranno delle difficoltà, so che ci sarà da sputare sangue. Il concetto del tempo l’ho sempre ripetuto ogni volta che ho allenato. Dicendo che potrebbe essere il primo alleato ma anche il primo nemico. A volte mi è stato concesso, a volte no. Quando mi è successo, sono riuscito ad aprire cicli importanti. Ne ho parlato con il presidente e il direttore e mi auguro di poter avere un orizzonte temporale tale da poter costruire qualcosa”.

Si è parlato di mercato?

“Si è parlato innanzitutto di ruoli e profili. Per quanto riguarda i nomi ho potuto constatare grande preparazione da parte del direttore e dei suoi collaboratori. Abbiamo fatto tante riunioni per capire chi possono essere i profili. Sapete comunque che il Torino giocava a tre dietro e io gioco a quattro. Che il Torino giocava con i quinti di centrocampo, cosa che non ho mai fatto. Ora si tratta quindi di capire chi dei miei calciatori può fare al caso nostro. Ancora non ho potuto conoscere i calciatori, visto che bisogna fare ancora il primo allenamento”.

È importante avere i giocatori giusti il prima possibile?

“E’ importante, ma il calciomercato non è facile e siamo in una situazione anomala. Il campionato è terminato da due settimane e ora si parte con quello nuovo. Sicuramente partiamo in seconda fila rispetto ad altri e sappiamo che ci saranno difficoltà. Dovrò essere in grado di fare delle sintesi su alcune cose. Lo potrò fare quando avrò un buon numero di calciatori per cominciare un certo tipo di progetto. Oggi abbiamo delle difficoltà ma ne sono consapevole e devo buttarmi a capofitto sul lavoro per capire come svoltare. So che mi aspetta un lavoro duro”.

Con lei inizia una nuova era. Da un certo punto di vista è una svolta storica. Quante motivazioni ha nell’approccio a questa avventura considerando come è andata al Milan?

“E’ una bella sfida. Tra la pensione dorata e assumersi delle responsabilità ho preferito la seconda. Questo ti tiene vivo. Ci sarà tempo per la pensione. A me piace costruire. E il Toro credo abbia le potenzialità per costruire e per assestarsi a un certo livello nel campionato: perché ha risorse, storia, potenzialità economiche. La scelta Torino per me è orientata in questo senso: poter creare basi per diventare nel medio-lungo periodo una realtà importante del campionato. Questo il Torino può permettermelo”.

Si aspettava il derby con il suo amico Maurizio Sarri. Ma è stato esonerato. Vi siete sentiti?

“Non l’ho sentito, solitamente ci si ritrova ogni estate per le vacanze, è un rituale, ma quest’anno non c’è stato modo. Non l’ho disturbato, posso capire quanta amarezza e quanta delusione provi”.

È disposto ad aspettare ma chiede qualcosa in tempi brevi, ad esempio il regista? Ci sono dei ruoli chiave?

“Se potessi averli tutti adesso sarei contento. Ma capisco le difficoltà. Ci sono ruoli che possono avere la priorità. Ma se riuscissimo ad arrivare a quei calciatori che già conosco, i tempi si accorciano. La sintesi è questa. Se non ci riusciamo, si allungheranno. Ovvio che lavoriamo in piena sintonia per concretizzare la prima ipotesi. Il primo approccio che ho avuto con la società è stato molto positivo e propositivo. Siamo stati chiari, a vicenda, fin dalla prima telefonata. C’è il desiderio di creare qualcosa per mettermi nelle condizioni migliori: io sono fiducioso, non ho motivo per pensare diversamente perché vedo come tutti si adoperano per arrivare agli obiettivi”.

Ha già parlato di Belotti? Che idea ha di lui?

“Mi pare un calciatore disponibile e generoso per quello che ho potuto constatare vedendolo da avversario, al di là delle sue qualità realizzative. L’attaccante comunque deve fare l’attaccante. Giocare cinque metri più in qua o più in là non ha significato”.

Cosa le ha lasciato l’esperienza al Milan?

“E’ stata troppo breve per poter fare valutazioni oggettive. Ho fatto solo sette partite. Ho allenato una squadra incompleta che si è aggiustata nel tempo. Ho potuto apprezzare la grande organizzazione del club, la grande disponibilità di tutte le risorse umane che gravitano attorno al club, le condizioni di lavoro, il centro sportivo, di alto livello. E’ chiaro che c’è tanta delusione per quello che è successo”.

Ha chiesto giocatori come Murru, Linetty, Schick?

“Murru no perché abbiamo preso Rodriguez. Gli altri due sono giocatori forti. La mancanza di tempo sicuramente mi porta ad orientarmi verso i giocatori che ho avuto, ma non quelli di medio livello, quelli forti. La possibilità di arrivarci è un discorso diverso. Per quanto riguarda il mercato c’è un direttore”.

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