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Ibra, ufficiale: riconvocato nella nazionale Svedese

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Le asce di guerra di Ibra e Andersson vengono seppellite. Zlatan tornerà a giocare con la nazionale svedese dopo 5 anni.

Anche se Ibra definì il c.t. un “incompetente”, reo di non aver fatto giocare Kulusevski. “Persone così soffocano il calcio svedese“.

Le parti, comunque, si sono riconciliate, tant’è che l’attaccante del Milan è stato pre-convocato per le gare contro Georgia, Kosovo ed Estonia di fine marzo. In Svezia si sta già preparando la conferenza-evento per il grande ritorno. Ibra di nuovo con la Svezia, ancora una star a 39 anni, perché l’annata dice 16 gol in 21 partite. In ottica Euro 2021 la Svezia se la vedrà con Spagna, Polonia e Slovacchia.

Zlatan  nel 2019 accusò Andersson di discriminazione razziale. “Quante volte ha preso in considerazione liste di giocatori extracomunitari? Mai“. Il pomo della discordia fu l’esclusione da Russia 2018. “Ibra non rientra nei nostri piani“. Quindi meglio “snobbare” l’evento e uscirsene alla Zlatan: “Senza di me non è Mondiale“. La Svezia riuscì ad arrivare fino ai quarti di finale chiudendo il girone al primo posto, dopo aver eliminato proprio l’Italia. “Ci siamo incontrati – dice Andersson – mi ha detto di non avermi mai dato del razzista“.

Il cammino dell’eroe

Il curriculum di Ibra conta 4 Europei. Il 2004 fu l’anno del tacco volante a un’Italia non ancora sua, quello del famoso presunto “biscotto” con la Danimarca che fece piangere Cassano; nel 2008 e nel 2012 segnò 4 reti, uscendo ai gironi. Qualche anno dopo dirà di aver “messo la Svezia sulla cartina geografica“, facendo infuriare i tifosi. Anche perchè la Svezia ai Mondiali del ’50 arrivò terza, nel ’58 seconda. I tifosi gli dicevano “sei solo un Andy Carroll”, e lui rispose con una rovesciata da 30 metri. Il bottino totale è di 116 presenze e 62 reti, che ne fanno il miglior marcatore. Quando nel 2009 la Svezia non ottenne il pass per il Mondiale in Sudafrica Lagerback si dimise, Zlatan andò a una festa al Caffè Opera di Stoccolma insieme a Larsson. Fu un vero disastro. “Appena sbaglio mi attaccano, perché con altri non succede? Non mi chiamo Andersson o Svensson, per questo i media svedesi ce l’hanno con me“.

Z is back

Vent’anni fa la prima partita: un 19enne dal grande talento e la nomea di predestinato. Si giocava a Vaxjo, la “città dei laghi” famosa per aver visto nascere un Nobel per la letteratura -Lagerkvist – e il rovescio di Wilander, sette volte vincitore di uno Slam. Quel giorno, nell’ultima edizione del Nordisk Mesterskap – trofeo riservato alle nazionali nordiche – Ibra debuttò. Giocò dall’inizio contro le Far Oer. Nessun gol. Era il ragazzo del ghetto, lo spaccone di Rosengard, la promessa affamata di gloria.

Lo svedese ha commentato la notizia sul proprio profilo Instagram con un sobrio: “Il ritorno di Dio”.

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