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Il figlio del vento compie 60 anni: auguri a Carl Lewis

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Lo chiamavano “the son of the wind” il figlio del vento, è stato l’atleta simbolo degli anni 80. L’eleganza, lo stile, le battaglie per i diritti civili, tutto questo era Carl Lewis. Il suo nome è legato alla storia dell’atletica leggera, per ciò che ha fatto, per quello che è stato, per le vittorie ottenute in un arco di tempo che sembrava infinito, per un atleta.

Corridore elegante nelle movenze, longilineo in mezzo ai classici centometristi dotati di fasci muscolari mostruosi, ma che puntualmente si piegavano all’uomo più veloce del pianeta. Nato a Birmingham in Alabama, nel profondo Sud degli States proprio come l’altro grande campione, Jesse Owens, già all’età di 18 anni fece capire al mondo di pasta era fatto, nonostante nel 1980 e una qualificazione ottenuta sorprendendo tutti, dovette rimandare il suo esordio olimpico causa Guerra Fredda e la decisione  del presidente Jimmy Carter di boicottare i giochi di Mosca.

Ai campionati del mondo di Helsinki nel 1983 conquistò 3 medaglie d’oro, mentre le Olimpiadi di Los Angeles dell’anno seguente confermarono la grandezza di Carl Lewis con il  record di 4 medaglie d’oro. Ormai era nata una leggenda.

Durante i Giochi Olimpici di Seul 1988 qualcuno sembrava poter insidiare il torno di “King Carl”, come veniva chiamato: il canadese Ben Johnson trionfò con il tempo di 9,78 i 100 mt, davanti a Lewis. Vittoria e record mondiale furono cancellati per doping dell’atleta canadese, Lewis si riprese l’oro dei cento metri insieme ala medaglia d’oro nel salto in lungo e l’argento nei 200 metri.

Dopo i successi di Tokyo nel 1991 quando, a 30 anni, firmò il record mondiale dei 100 mt con 9,86 insieme ad un argento nel lungo, alle Olimpiadi di Barcellona del 1992 stupì tutti aggiungendo un altro oro al suo palmares con la vittoria della staffetta 4×100. All’età di 35 anni si congedò dal mondo dello sport con l’ultimo grande acuto conquistando la quarta medaglia d’oro olimpica consecutiva nel salto in lungo ai Giochi di Atlanta nel 1996.

Vegano, ambasciatore Fao, paladino dei diritti civili e della lotta al doping nello sport, di idee progressiste (nel 2012 si è candidato con il Partito Democratico), si schierò apertamente contro Trump dichiarando: «E’ razzista, misogino e pieno di pregiudizi». Nominato «Atleta del XX secolo» dal CIO (Comitato Olimpico Internazionale), oggi il figlio del vento è un’icona mondiale anche grazie ad una famosa campagna pubblicitaria del marchio Pirelli:  per la grande fotografa Annie Leibovitz Lewis si presentava blocchi di partenza con i tacchi a spillo: la campagna spaccò l’America in due, tra l’ala più retrograda che lo mise in croce e quella progressista che lo elesse ad idolo incontrastato.

«Forse riuscirai a vincere. O forse no. In ogni caso cerca di essere sempre tu a controllare la corsa», recita un suo slogan, valido sia per lo sport che per la vita. Se in pista correva con un’eleganza senza pari, fuori continua ad essere fonte di ispirazione per tantissimi uomini e donne di tutto il mondo.

Tanti auguri King Carl!

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