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Mezzo secolo fa lo Stato del Vaticano aboliva definitivamente l’Indice dei libri proibiti

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Era il 14 Giugno del 1966 quando lo Stato del Vaticano annunciava l’abolizione dell’Indice dei libri proibiti, elenco di pubblicazioni proibite dalla Chiesa creato nel 1559 per volere di papa Paolo IV. Gian Pietro Carafa fu uno dei più ferventi  inquisitori, salì al soglio pontificio nel 1555 diventando uno dei più intransigenti fautori della Controriforma. Ampliò i poteri dell’Inquisizione e nel 1559, stilò l’elenco delle pubblicazioni ritenute contrarie alla dottrina cattolica.

L’elenco fu tenuto aggiornato fino alla metà del XX secolo e venne soppresso dalla Congregazione per la dottrina della fede il 14 giugno del 1966. Fu uno dei primi atti del Concilio Ecumenico Vaticano II e di quella primavera della Chiesa fortemente voluta da San Paolo VI che aveva condotto con mano ferma, seguendo la strada già tracciata dal suo predecessore  Papa Giovanni XXIII.

L’elenco, periodicamente aggiornato, comprendeva un nutrito gruppo di intellettuali europei, nomi autorevoli della letteratura, della scienza, della storia, della filosofia e della religione. Da Cartesio a Thomas Hobbes, da Alexandre Dumas padre e figlio a Gustave Flaubert, da Victor Hugo a Immanuel Kant, da John Locke a Montesquieu, da Blaise Pascal a Spinoza, da Stendhal a Voltaire ed Èmile Zola. Non vennero risparmiati nemmeno gli italiani, Vittorio Alfieri a Cesare Beccaria, da Giordano Bruno a Benedetto Croce, da Gabriele D’Annunzio ad Antonio Fogazzaro, da Ugo Foscolo a Galileo Galilei, da Giovanni Gentile a Giacomo Leopardi, Niccolò Machiavelli, da Girolamo Savonarola ad Alberto Moravia.

Tutto questo crollò quasi mezzo secolo fa, abbattendo l’ultimo muro, per secoli ritenuto incrollabile, figlio di una visione cesaropapista che ormai si era affievolita, infiacchita dal tempo e dal sentimento di cambiamento già penetrato dentro il conclave. Per mettere le mani su tutta la mole dei documenti a corredo della messa all’indice dei libri incriminati, gli storici hanno dovuto attendere fino al 1998 quando,  l’archivio, che oggi ha sede nel palazzo del sant’Uffizio sul lato sinistro di piazza San Pietro, venne aperto.

Da quel momento, lo studioso Hubert Wolf, professore di Storia della Chiesa all’Università di Münster, coordinatore  del progetto «Römische Inquisition und Indexkongregation», avviò una serie di accuratissime ricerche su quei fondi che hanno già prodotto una notevole quantità di studi sulle attività della Congregazione dell’Inquisizione e dell’Indice dal XVI al XX secolo.

 

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