CucinaPrimo PianoSud Sardegna

Musei: verso il cammino per la Comunità di tutela del cibo e dell’agrobiodiversità della Sardegna sud-occidentale

Condividi

È stato un successo inaspettato e proficuo rispetto alle previsioni, il quarto incontro dedicato alla costruzione della prima Comunità di tutela del cibo e dell’agrobiodiversità, un lavoro (sostenuto dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, dalla Regione Autonoma della Sardegna e da Biodiversità Sardegna)  partito a dicembre dello scorso anno a Carbonia e che tra vari incontri svolti ad Arbus e Villacidro tra gennaio e febbraio ha trovato un’ulteriore crescita nella giornata museghese in un tavolo di lavoro che ha visto giovedì 16 marzo, nella sala consiliare di Villa Asquer confrontarsi tantissimi partecipanti, circa un centinaio tra agricoltori e allevatori, contadini custodi, operatori turistici e della ristorazione, enti e associazioni che si occupano di biodiversità, rappresentanti dell’industria agroalimentare, del mondo scolastico e universitario.

 

Un progetto quello della Comunità di tutela del cibo del sud ovest sardo che mira a diventare la prima nel territorio regionale e che ha già raccolto ben settantacinque adesioni, trovato un ambito di sviluppo territoriale e analizzato i contributi offerti dai soggetti aderenti.

 

L’incontro di Musei, organizzato dal comune di Carloforte (capofila del progetto di Comunità di tutela del cibo e dell’agrobiodiversità della Sardegna) in collaborazione con l’amministrazione comunale museghese e con l’Agenzia Laore ha avuto come tema principale la costituzione di una Carta della comunità contenente dei principi e delle regole che andranno rispettate dai comuni e dai soci per la tutela e la salvaguardia delle agrobiodiversità.

Al lavoro per continuare a costruire la Comunità di tutela del cibo

Dopo i precedenti tre incontri, la giornata museghese si è aperta con i saluti del sindaco del comune dell’iglesiente Sasha Sais e di Giovanni Portas presidente del Comitato di tutela della biodiversità “Su Cixiri de Musei” e con il resoconto del lavoro svolto e in fase di svolgimento di Elisabetta di Bernardo, carlofortina, coordinatrice del progetto, che ha elencato gli obiettivi da raggiungere nei tavoli di confronto dell’incontro, mirati alla creazione di una bozza della Carta della comunità da realizzare seguendo delle linee guida incentrate sui temi dell’agrobiodiversità, della filiera corta, dell’agricoltura sostenibile, storia, cultura e identità del cibo, ristorazione scolastica e formazione.

 

Tre tavoli che hanno visto confrontarsi apertamente e in maniera costruttiva i vari presenti che sono riusciti a far emergere problemi e difficoltà dei vari settori della filiera del cibo ma anche storie ed esperienze di piccole realtà che tutti i giorni portano avanti idee e progetti per cercare di creare un indotto economico attraverso la valorizzazione delle biodiversità, del mondo rurale e del prodotto rappresentato come legame comunitario radicato sul territorio, la sua promozione in ambito ristorativo e turistico passando attraverso l’attività di divulgazione e formazione delle nuove generazioni che già in alcune realtà stanno cominciando a conoscere, assaporare e sperimentare le biodiversità locali.

 

Supportati dall’Agenzia Laore, i vari rappresentanti della filiera del cibo hanno poi illustrato alla fine dei tavoli la bozza della Carta della comunità: i vari rappresentanti della filiera del cibo hanno esposto e argomentato le idee e i progetti usciti fuori dai confronti: concetti come multifunzionalità delle aziende, formazione dei soggetti, delle piccole realtà e dei soggetti che si occupano del cibo, protezione delle biodiversità, analisi e controllo dei prodotti, educazione al consumo, accessibilità, reperibilità dei prodotti secondo logiche di stagionalità, vendita al dettaglio agli acquirenti sono stati presentati come punti caratteristici del futuro documento, guida, che regolamenterà l’attività dei soci aderenti alla Comunità di tutela.

 

L’incontro si è poi concluso con una degustazione di alcuni prodotti rivisitati con l’utilizzo delle biodiversità locali, tra cui su “Cixiri de Musei” cucinati dalle socie dell’APS Rete Donne Musei.

Alla ricerca della multifunzionalità

 

Intervenuto nell’incontro di Villa Asquer, Giovanni Portas esprime la sua soddisfazione per come si è animato e svolto il tavolo di confronto: “è andato oltre le nostre aspettative, in tanti hanno risposto all’invito creando un dialogo costruttivo”.

 

Giovanni ormai da qualche anno in qualità di presidente del Comitato di tutela de “Su Cixiri de Musei” e contadino custode porta avanti nel circondario tante attività di conoscenza e promozione del cece locale insieme ai soci (già una ventina e in continua crescita), al sostegno dell’APS Rete Donne Musei e Simone Franzina reporter appassionato delle tradizioni locali della comunità museghese riuscendo a ottenere soddisfazioni importanti come l’introduzione nelle mense scolastiche del prodotto locale, rivisitato e reso più appetibile ai più piccoli con la creazione delle famose polpette di ceci: “utilizzate per sensibilizzare le fasce di popolazione più piccole al consumo delle biodiversità locali e più in generale dei legumi, alimenti proteici, diversificando così la loro alimentazione”, un modo questo per tutelare e salvaguardare una biodiversità locale che tanti giovani stanno scoprendo, sperimentandone la coltivazione e diventando così contadini custodi.

 

Questo però secondo Giovanni non basta perché una coltivazione su piccola scala non riuscirebbe a soddisfare le richieste sempre più in aumento da parte dei consumatori: “i raccolti variano nelle annate, lo scorso anno fenomeni climatici fuori stagione non ci hanno permesso di raccogliere una quantità di prodotto tale da soddisfare le richieste di tanti consumatori, molti dei quali turisti di passaggio per le spiagge locali e per il Cammino Minerario di Santa Barbara”.

 

Entra qui in gioco un concetto molto caro al signor Portas, rimarcato nei vari incontri di lavoro per la Comunità di tutela del cibo, la multifunzionalità: “la crisi del comparto agricolo e zootecnico apre nuove soluzioni come l’integrazione al reddito, possibile anche attraverso la diversificazione delle attività nelle aziende, la coltivazione del cece potrebbe sopperire ai periodi della stagione in cui il guadagno legato al lavoro con il bestiame è minore”.

 

Una delle tante soluzioni che la coltivazione del cece lega la comunità locale all’attività turistica, parte del discorso del signor Portas durante l’incontro di Musei ha rimarcato questo aspetto: ”Musei non ha la fortuna di disporre nel suo territorio di bellezze marine e montane, ma ha dalla sua parte i campi, l’accoglienza e l’ospitalità caratteristiche della comunità, i turisti di passaggio per le spiagge o nel Cammino Minerario di Santa Barbara che si fermano, desiderano conoscere i prodotti e i piatti tipici del territorio e noi dovremo essere in grado di fornire loro queste esperienze”.

 

Diffondere la coltivazione delle biodiversità

 

Un tema emerso nell’incontro di Musei ha visto i protagonisti confrontarsi sulla possibilità di reperire il prodotto in più luoghi e non solo in un unico centro e per questo sperimentare la coltivazione delle varie biodiversità in agri diversi dal comune di appartenenza risulta fondamentale, secondo Giovanni: “coltivare le biodiversità in agri diversi da quelli del comune di appartenenza permetterebbe di trovare terreni più fertili per aumentarne la produttività e risolvere in parte il problema legato alla reperibilità del prodotto, i turisti e i consumatori in generale potrebbero acquistare i prodotti anche in altre località e comprare online il prodotto anche in periodi stagionali lontani dal normale mese di raccolta”, l’allargamento della comunità di tutela verso alcuni paesi del Medio Campidano è già un passo avanti.

 

Giovanni nel suo piccolo, insieme ad alcuni contadini custodi di Calasetta, sta già provando a integrare nei suoi campi le coltivazioni: nell’agro museghese il signor Portas coltiva insieme ai ceci la Lenticchia nera di Calasetta mentre i ragazzi calasettani hanno introdotto il Cece di Musei nella loro azienda.

 

In tutto ciò la coltivazione, la raccolta e la commercializzazione dei prodotti dovranno a seguire delle linee guida ferree e dei controlli per non alterarne la qualità e una banca dati censirà la quantità e la disponibilità di prodotto nei comuni aderenti alla Comunità del cibo e dell’agrobiodiversità; aspetti questi, discussi a Musei che spiegano meglio perché la presenza di una Carta della Comunità risulta necessaria.

Un percorso ancora lungo

 

Ad oggi la strada tracciata è ancora in fase di costruzione, ma sta ottenendo già i primi frutti: l’interesse di molte realtà come le Università degli Studi di Cagliari e di Sassari mirato a progetti di ricerca e il coinvolgimento degli Istituti Professionali agrari e alberghieri del territorio: all’I.P.I.A. “G.Ferraris” per l’esame di maturità gli studenti aspiranti chef dovranno cucinare e presentare dei piatti contenenti almeno una biodiversità del territorio sud occidentale, sono la prova di risultati concreti, non solo, il lavoro di educazione alle biodiversità, al consumo di cibo salutare e alla tutela del territorio sta permettendo di crescere nuove generazioni che sin dall’infanzia sviluppano maggiore attenzione verso questi temi.

 

Sono tantissimi i giovani che stanno scommettendo sulle potenzialità del territorio che decidendo di rimanere portano slancio alle proprie comunità, che provano a resistere senza arrendersi, riscoprendo dei punti di forza e poggiando le fondamenta per una piccola rinascita.

 

di Gianmatteo Puggioni

 

 

Foto di Simone Pietro Franzina

Cixiri de Musei: PAT, Prodotto Agroalimentare Tradizionale, inserito in un apposito elenco istituito dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ora diventato Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

Fa parte del marchio identitario Valle del Cixerri.

 

Comment here