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Operazione “Family&Friends”: impiego di oltre 300 Carabinieri nelle città di Quartu Sant’Elena, Cagliari, Sassari e Nuoro. In manette 40 persone

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L’operazione denominata “Family & Friends”, che ha portato nelle prime ore di questa mattina, 20 novembre 2023, ha consentito di acquisire gravi indizi dell’esistenza di un articolato sodalizio criminale dedito al traffico anche internazionale di sostanze stupefacenti di vario tipo.

Fondamentale l’esecuzione di un’ordinanza cautelare con l’impiego di oltre 300 Carabinieri nelle città di Quartu Sant’Elena (CA), Cagliari, Sassari e Nuoro, oltre che in diverse città della penisola, tra Liguria, Emilia Romagna, Toscana e Abruzzo, coordinata dalla DDA del capoluogo sardo.

Individuato il probabile capo della banda, un 42enne cagliaritano, tale P. G. e la base logistica dell’illecita attività si svolgeva a Quartu Sant’Elena, così come emerso dagli accertamenti svolti dagli uomini dell’Arma. L’ingente traffico coinvolgeva ogni tipo di droga che grazie al 52enne P. G., il quale, secondo i dati finora acquisiti, controllerebbe ampi settori dell’attività di spaccio nell’intera isola, avvalendosi di alcuni fidati collaboratori. Grazie all’attività di coordinamento della Procura cagliaritana, che ha condiviso l’ipotesi investigativa dell’Arma, è emerso nel corso dell’inchiesta che venivano impiegate schede telefoniche fittiziamente intestate a soggetti pakistani più o meno immaginari ed anche utenze internazionali, in particolare spagnole. I numeri derivanti da questa articolata e complessa indagine condotta sotto l’egida della DDA cagliaritana sono sicuramente importanti già nella prima fase, come testimoniano l’arresto, in flagranza di reato, di n. 21 soggetti e il sequestro complessivo di quasi 660 kg di sostanze stupefacenti per un controvalore quantificabile in 8 milioni di euro, se immesse sul mercato al dettaglio. l’Autorità giudiziaria di Cagliari ha emesso 40 provvedimenti restrittivi, di cui 23 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 17 di arresti domiciliari.

I fatti

La cocaina sarebbe fornita al sodalizio da clan albanesi attivi nella penisola, mentre l’hashish sarebbe di provenienza iberica e giungeva in Sardegna attraverso pacchi postali ordinari, indirizzati a destinatari inesistenti, titolari di utenze cellulari riportate sugli stessi pacchi, quale riferimento all’arrivo, anch’esse intestate a immaginari cittadini pakistani. Giunto sul luogo della consegna, l’inconsapevole corriere chiamava quel numero e veniva immediatamente raggiunto dal reale destinatario del pacco, che si presentava col nome fasullo utilizzato per la spedizione. Il gruppo si sarebbe avvalso anche di negozi specializzati che offrivano un servizio di fermo posta/deposito a pagamento sul presupposto che i gestori del servizio, non essendovi tenuti per legge, non avrebbero controllato il contenuto della merce giunta presso il loro punto di scambio. In uno di questi negozi, nel 2019, sono stati sequestrati ben 86 kg di hashish. Sequestri simili si sono succeduti più volte con grandi risultati, tali da dimostrare quale fosse esattamente il meccanismo di consegna per l’hashish. Lo snodo fondamentale del movimento delle spedizioni si è dimostrato essere la città di Milano, dove sono stati controllati moltissimi pacchi. Uno di questi, contenente 90 kg di hashish, è stato bloccato e sequestrato il 21 febbraio 2019 a San Donato Milanese, presso la sede di un’importante società di corriere espresso, i cui gestori naturalmente non ne conoscevano il contenuto. I referenti sardi del traffico avevano l’abitudine di recarsi nel sud della Spagna con lo scopo – in base a quanto finora emerso – di commissionare e pagare preventivamente le spedizioni dell’hashish. Uno dei diversi casi che è stato possibile ricostruire ha evidenziato come i due corrieri, che viaggiavano in automobile, avessero nascosto trecentomila euro nella ruota di scorta del mezzo. Al pagamento sarebbe seguita in breve tempo la spedizione della sostanza. Costoro, in base al quadro indiziario, avrebbero preteso sempre il pagamento anticipato della roba e nel giro di un mese avrebbero fatto pervenire la cocaina, mediante corrieri italiani, in genere insospettabili coppie che si assumevano il rischio di viaggiare su auto con doppi fondi contenenti lo stupefacente. Il P. avrebbe gestito gran parte della cocaina spacciata a Cagliari ma anche a Sassari, attraverso soggetti del luogo, che risulterebbero inseriti nell’organigramma cagliaritano. In diversi casi lo stupefacente diretto a Sassari è stato caricato su auto nell’area del cimitero di San Michele. Il viaggio di ritorno a Sassari era compiuto lungo la strada statale 131 a velocità altissime e si assume che ciò avvenisse per conto di tale G. G., oggi trentasettenne, il quale, secondo gli elementi allo stato acquisiti, costituirebbe il referente sassarese dell’organizzazione cagliaritana. In uno dei recuperi di stupefacente compiuti, l’auto che percorreva ad altissima velocità la statale Carlo Felice era stata sorpassata nottetempo da una gazzella dei Carabinieri che l’avrebbe fermata all’altezza del chilometro 12 + 120, territorio del Comune di Sestu.

 

 

Fonte: comunicato carabinieri

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