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Portoscuso, Conferenza “Maschere e Carnevali di Sardegna”, la recensione di Sardinian Events

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Ha avuto luogo sabato 22, presso la Sala Alcoa Foundation, la conferenza a tema “Maschere e Carnevali di Sardegna” con particolare riguardo alla figura de su Mustajonis de Portescusi.

Relatore d’eccezione la dott.ssa Emanuela Katia Pilloni che ha illustrato un panorama del carrasegare sardo dalle origini della festa pagana legata alla consuetudini di vita agropastorale. Moderatore della serata l’archeologo cagliaritano Pierluigi Montalbano che ha condotto la conferenza con domande specifiche.

Le origini del Carnevale, – ha commentato la dott.ssa Emanuela Katia Pilloni, – ha origini molto antiche. Nell’antica Roma si celebravano cerimonie pagane in onore del Dio Saturno: i Saturnali. Il Dio Saturno avrebbe propiziato l’inizio dell’anno agricolo. Con questa ricorrenza, si intendeva salutare l’inverno ed accogliere la primavera e la fertilità con i festeggiamenti, durante i quali non vi era più differenza tra nobili e plebei, grazie all’uso delle maschere, indossate come difesa contro le potenze diaboliche ostili, con la speranza che avrebbero reso il futuro raccolto abbondante. Per gli antichi romani, Saturno era il  Dio dell’età dell’oro, un periodo felice in cui regnava l’uguaglianza e, con i Saturnali, tutto ciò veniva festeggiato con balli, canti e tutto era fatto in chiave scherzosa, sovvertendo tutti gli obblighi sociali e di classe.

A Carnevale ci si dedicava a cibo, bevande e divertimenti sfrenati. Nel Medioevo, i festeggiamenti lussuosi e goderecci sono stati ridimensionati dalla chiesa ed hanno lasciato spazio a rappresentazioni di compagnie di attori in maschera. Il momento clou della festa era l’uccisione di un fantoccio, che rappresentava il capro espiatorio dei mali dell’anno passato e un buon augurio per il nuovo. Oggi, i festeggiamenti del Carnevale sono diffusi in tutto il mondo e vengono celebrati attraverso sfilate di carri allegorici, riti propiziatori e soprattutto feste in maschera.  In Sardegna, il  Carnevale affonda le sue radici negli antichi riti pagani, in periodo storico anteriore al Cristianesimo. Era una festa con forti valenze simboliche legate al mondo agropastorale, con una particolare cerimonia in maschera, infatti, si salutava la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera, per ottenere l’opulenza e la fertilità della terra insieme a raccolti abbondanti. Il viaggio nella storia ricchissima e complessa degli usi e costumi della Sardegna porta molto lontano nel tempo e anche il nostro Carnevale ha delle analogie con i Saturnali romani o con i più antichi culti agro-pastorali.  Nella nostra isola si può assistere a differenti manifestazioni dei Carnevali, egualmente affascinanti e piene di significato. A Bosa, Ottana, Orani e Mamoiada il tipico Carnevale barbaricino è triste, cupo e, per alcuni aspetti, “tragico e grottesco” con le sue ancestrali maschere antropomorfe e zoomorfe, le vesti di pelli di capra, orbace e campanacci che rievocano riti misteriosi, danze propiziatorie e un rapporto stretto, quasi viscerale, tra uomo e animale. Il Carnevale barbaricino è profondamente legato al sistema economico e sociale della civiltà agropastorale di cui è specchio.

La vita del pastore transumante e per mesi isolato dalla comunità con il suo gregge ha determinato la vera essenza delle manifestazioni carnevalesche: esorcizzare il rischio che l’individuo potesse perdere la propria “umanità” trasformandosi definitivamente in bestia.  Il 16 e il 17 gennaio in moltissimi paesi della Sardegna si festeggia Sant’Antonio Abate, la cui notte è illuminata dai tradizionali fuochi. A partire dalla vigilia, e per l’intera giornata della festa, tutta la popolazione, giovani e meno giovani, partecipa alla raccolta della legna, che è portata nella piazza principale del paese a formare un’enorme catasta.  Ma il Carnevale sardo aggiunge, – Emanuela Katia Pilloni, – era incentrato sulla figura sacrificale  di Dionisio, il dio bambino che, una volta sacrificato il suo sangue nutriva il terreno, presagio di fertilità della natura per un raccolto abbondante.  L’intervento del presidente di Sardinian Events, Leo Basilio Pusceddu, ha avuto modo di illustrare un panorama del carnevale portoscusese sulla figura de su Mustajonis tipico personaggio del paese quando i più giovani vestiti da spaventapasseri, bussavano alle porte per degustare zeppole e per i più grandi del buon moscatello. Ma il Carnevale di Portoscuso è ancora da scrivere e, Sardinian Events ha già avviato delle ricerche con testimonianze delle persone più anziane del paese.

 

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