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Riforma della giustizia: accordo unanime del Consiglio dei Ministri

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Con l’obbiettivo di ridurre i tempi processuali e assicurare maggiore efficienza nello svolgimento dei processi e per merito anche del lavoro di mediazione che il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha condotto con le forze di maggioranza che sostengono il suo governo, il testo per la riforma della giustizia o per essere più precisi sui tempi del processo, dopo aver incassato l’ok del CdM ora lascia palazzo Chigi per approdare a Montecitorio, alla Camera dei Deputati, per poi essere così votato dal Parlamento e diventare a tutti gli effetti legge dello stato.

Il Consiglio dei Ministri ha quindi approvato all’unanimità il testo che riforma la giustizia accogliendo alcune modifiche che nella prima stesura avevano creato malumori nella maggioranza di governo e in particolare nel Movimento 5 Stelle che oggi vede in parte accolte alcune richieste che nei giorni scorsi hanno originato scontri sui tempi della prescrizione per reati di particolare gravità come per esempio quelli di stampo mafioso.

Per i reati che vedono l’aggravante di stampo mafioso sarà possibile un prolungamento dei tempi fino ad un massimo di sei anni per chiudere il processo in appello che sarà valido fino al 2024, e dal 2025 in poi la tempistica scenderà a cinque anni, mentre saranno invece prorogabili all’infinito i processi per associazione mafiosa e per voto di scambio politico-mafioso.

La riforma portata avanti dal Ministro della Giustizia Marta Cartabia, riforma già auspicata da tutto il mondo politico, a cominciare anche dall’Europa proprio in vista dei finanziamenti per il progetto di ripartenza, di ripresa e resilienza per superare le emergenze generate dalla pandemia COVID-19, pone come obbiettivo quello di ridurre i tempi processuali che ad oggi in Italia vedono processi di durata decisamente eccessiva e di scarsa efficienza nelle modalità di svolgimento.

Nella maggioranza di governo, che di fatto all’unanimità ha approvato la seconda stesura del testo presentato dalla Cartabia, resta però ancora lo smarco del Movimento 5 Stelle che vede sempre cancellati alcuni punti della riforma portata avanti dell’ex Ministro Alfonso Bonafede, con l’ex Premier Giuseppe Conte che dichiara “non è la nostra riforma, ma abbiamo contribuito a migliorarla”.

Dopo la notizia del ritiro degli emendamenti di modifica al testo che nei giorni scorsi erano stati presentati da alcune forze di maggioranza e chiusa anche la partita in Consiglio dei Ministri, ora il testo andrà in Parlamento che salvo imprevisti dovrebbe approvarlo in via definitiva.

di Luca Norco

Fonti: Consiglio dei Ministri; Dichiarazioni; Stampa Nazionale

 

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