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Sassuolo, De Zerbi: “Quelli bravi dicono che la vita va avanti”

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Roberto De Zerbi, allenatore del Sassuolo, parla in conferenza stampa dopo la vittoria sulla Lazio per 2-0.

Ultima conferenza da tecnico neroverde: l’allenatore bresciano andrà allo Shakhtar.

Le sue parole: “Settimo-ottavo, questo è un problema che si fanno più gli altri. A Sassuolo siamo stati abituati a mettere i rapporti umani al primo posto, poi non ti può cambiare il settimo, l’ottavo, il primo o l’ultimo posto. Rimane una stagione strepitosa. Avremmo meritato l’Europa, se ci vanno quelli Roma sono stati più bravi. Per quella che è stata questa annata, non so se questa squadra poteva ambire a più di 62 punti. L’anno scorso abbiamo chiuso a 51, quindi sono 11 punti in più. Abbiamo avuto tanti problemi nel reparto offensivo. Non abbiamo quasi mai avuto il vero Caputo, il vero Defrel, il vero Boga, e perdere la qualificazione per non aver fatto 3 gol in più dà fastidio. Oggi si chiude il mio ciclo, l’ho detto ma mi va di confermarlo: ringrazio tutti, tutta la squadra, tutta la società, tutti i dirigenti. Mi piace citare il dottor Squinzi stasera. Mi sarebbe piaciuto regalargli l’Europa anche se, per le parole che ci eravamo detti prima di firmare tre anni fa, penso di aver mantenuto la promessa. Quelli bravi dicono che la vita va avanti e andrà avanti da un’altra parte per me e con un altro allenatore per il Sassuolo“.

Con l’entusiasmo del pubblico poteva arrivare la goleada?
Mi dispiace molto per i tifosi che quest’anno e anche l’anno scorso non si siano potuti godere questa squadra che è andata oltre quello che è il risultato. Questa squadra ha fatto calcio vero per 3 anni contro tutti, in tutti gli stadi. Abbiamo preso qualche gol in più probabilmente ma ha fatto grande calcio. Parlavo coi giocatori stamattina e gli dicevo che questo ciclo lo apprezzeranno di più fra 3-4 anni. Io so quello che perdo. So che sarà difficile ricreare una squadra che giochi questo tipo di calcio ma credo che qui abbiamo toccato il massimo ma a me la zona di comfort, per natura, non mi piace e mi piace sempre cercare di pormi un obiettivo superiore”.

Un allenatore come lei lontano dall’Italia: quanto perde il calcio italiano?
Io non so se perde il calcio italiano, se dovessi andare all’estero, so che perdo io, tanto, a lasciare questa società. Proprio perché non è solo un lavoro ma una passione. Io al calcio ho sempre dato il senso della mia vita, quindi va oltre il lavoro, oltre l’orario di lavoro. Lo faccio come se non ci fosse nient’altro, a parte la mia famiglia, di più importante. E quindi cerco le condizioni per poter fare quello che amo al meglio. Quando saprete con certezza dove andrò saprete che avrò le condizioni per poter esprimere la mia capacità, che poi sia tanta o poca non lo so, ma sicuramente non cerco panchine chissà di quale prestigio, chissà quali campionati e chissà quali contratti ricchi perché si stanno dicendo un sacco di fesserie sull’aspetto economico. Cerco solo le condizioni ideali per allenare“.

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