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Sigarette elettroniche, il governo prepara la stangata

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La maggioranza di governo ha inserito nell’ultima versione della legge di Bilancio un emendamento che mette in ginocchio l’industria (tutta tricolore) della svapo, la sigaretta elettronica. Una strozzatura per i produttori italiani, con un aumento del peso fiscale che nel giro di tre anni arriva al 300%. Una batosta inattesa.

A fine settembre Umberto Roccatti, presidente di Anafe, l’associazione nazionale dei produttori di fumo elettronico aderente a Confindustria, e amministratore delegato del franchising torinese di e-cig Puff, ricordava come l’imposta sui consumi varata nel 2015 era stata ridotta nel 2018 di circa un quarto: “É vero che oggi dobbiamo sopportare un’imposta che negli altri Paesi europei non c’è, e questo può tradursi in uno svantaggio concorrenziale per le aziende italiane, ma è anche vero che così com’è è gestibile a livello di filiera.”

Un’osservazione che però non ha convinto le forze di maggioranza nonostante un comparto che conta un milione di consumatori, fattura circa 400 milioni di euro l’anno e garantisce un impiego a 10mila addetti diretti e 25mila indiretti.

L’emendamento al vaglio del parlamento inserisce non solo l’aumento della tassazione per i prodotti a tabacco riscaldato ma anche per i cosiddetti “liquidi da inalazione senza combustione”. Tradotto: i liquidi per le sigarette elettroniche da svapo. Che sono prodotti quasi esclusivamente da aziende italiane che costituiscono un mercato in cui la presenza delle multinazionali è marginale. Oltretutto, l’aumento previsto della tassazione non è correlato alla presenza di nicotina contenuto nel prodotto. Con il risultato per il tabacco riscaldato – dove operano con pesi diversi Philip Morris e British American Tabacco – che in tre anni il peso fiscale aumenterebbe del 60%, mentre per i liquidi svapo arriverebbe fino al 300%. Sia che al loro interno ci sia nicotina, sia che non ci sia. L’emendamento prevede infatti che per i primi la tassazione passi dal 10% al 25%, mentre per gli altri le imposte aumenterebbero dal 5% al 20%.

“Si tratta di una proposta del tutto irragionevole che oltre a non considerare la differenza tra le tipologie di prodotti, ci tira dentro una guerra industriale tra multinazionali alla quale siamo totalmente estranei” attacca Roccatti.

“Alla luce di queste disposizioni fiscali un pacchetto di sigarette tradizionali costerebbe al pubblico 5 Euro o poco più, il tabacco riscaldato costerà all’incirca come un pacchetto di sigarette mentre i liquidi da inalazione, che mediamente sono venduti tra i 5 e 6 Euro, saliranno intorno ai 10 Euro. Assolutamente insostenibile e sproporzionato rispetto all’offerta di prodotti molto più dannosi”.

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