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Totò, l’ultimo grande maestro della commedia dell’arte italiana

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“Al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo paese, in cui però, per venire riconosciuti qualcosa, bisogna morire”.

Così il grande Totò, profondo conoscitore degli angoli più reconditi dell’essere umano, parlava di se nel momento in cui sarebbe arrivata la propria dipartita. 

Totò, nome d’arte di Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi de Curtis di Bisanzio (brevemente Antonio de Curtis) nacque a Napoli il 15 febbraio 1898, fu adottato nel 1933 dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas di Tertiveri, ereditando il titolo di marchese di Tertiveri e un lungo elenco di altri titoli nobiliari.

In quasi cinquant’anni di carriera spaziò dal teatro (con oltre 50 titoli) al cinema (con 97 pellicole) e alla televisione (con 9 telefilm e vari sketch pubblicitari), lavorando con molti tra i più noti protagonisti del panorama italiano e raggiungendo, con numerosi suoi film, i record d’incasso. 

Ultima grande maschera dell’arte, venne paragonato ad altri grandi interpreti come Buster Keaton e Charlie Chaplin, attore in grado di comunicare con una straordinaria capacità mimico-facciale degna del cinema muto, ma capace di un’ironia a tratti amara nel solco di quel neorealismo che fece grande il cinema italiano.

Personaggio vero dentro e fuori dal set, da convinto animalista Totò fece costruire e finanziò fino alla sua morte, nel 1967, un rifugio per cani, aiutato da un veterinario e da cinque assistenti che aiutarono ad accudire circa 256 cani per lo più randagi o abbandonati. Per me i cani sono vere e proprie persone, sosteneva l’attore.

Oggi, 15 Febbraio 2021, 123 anni dopo la nascita del grande artista, l’Italia intera parla di lui, guarda i film con sempre rinnovato stupore, riscopre uno dei grandi attori capace di passare dal serio al comico nella stessa scena senza mai risultare banale, forzato. Improvvisatore sul set insieme al suo grande amico Aldo Fabrizi, passava dall’uso del lei che registi dovevano dargli all’incontro con Peppino De Filippo, sottoposto a continue vessazioni per rendere più naturale il rapporto vittima-carnefice, al punto che lo stesso De Filippo, a fine giornata, se ne andava senza salutare.

Si racconta poi, di un episodio, quando Pasolini fu eccezionalmente ricevuto in casa e arrivò con Ninetto Davoli; entrambi indossavano jeans sdruciti e per tutto il tempo il Principe si preoccupò che gli sporcassero la tappezzeria.

Buon compleanno Totò!

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