Politica nazionale e esteraPrimo Piano

Trump, fallisce il tentativo di impeachment. Il tycoon: “La verità ha vinto. Ora al lavoro”

Condividi

Il Senato ha assolto Donald Trump anche nel secondo processo d’impeachment. Era accusato di istigazione all’assalto del Congresso.

A favore della condanna 57 voti, di cui sette repubblicani. I no sono stati 43. Per la condanna erano però necessari 67 voti, i due terzi dei 100 senatori. Nella giornata finale del processo c’è stata un’apertura a sorpresa. I democratici hanno detto di voler ascoltare la parola di testimoni dei fatti, e hanno imposto un voto che ha convalidato la richiesta. Il passaggio ha generato confusione in aula: alcuni tra i senatori hanno ammesso di non sapere esattamente cosa stessero votando. Cinque repubblicani si sono schierati con i democratici, incluso il senatore Lindsay Graham, il quale ha cambiato opinione dopo avere espresso un parere negativo in prima battuta.

L’attacco era iniziato quando la deputata repubblicana Jamie Herrera Beutler aveva riferito alla stampa il contenuto di una telefonata avvenuta il 6 Gennaio tra Donald Trump e uno dei più fedeli deputati repubblicani: Kevin McCarthy. Quest’ultimo era assediato al Campidoglio dalla folla dei rivoltosi. «Devi fermarli. Devi andare in tv, subito! Scrivi su Twitter, e chiedi che facciano un passo indietro». «Non sono i miei» avrebbe risposto Trump, ammiccando alle false voci che suggerivano una matrice anarchica. McCarthy avrebbe chiarito come fossero Trumpiani i rivoltosi che avevano appena rotto una finestra per entrare nel suo ufficio. «Vuol dire che sono più adirati per le elezioni di quanto lo sei tu» avrebbe concluso Trump, prima di lanciare su Twitter nuovi incitamenti alla folla contro il “traditore” Mike Pence.

Pence aveva rifiutato di rovesciare l’esito delle presidenziali.

La testimonianza contraddice la tesi della difesa. Trump era ignaro dell’emergenza in corso al Campidoglio, e per questo non è potuto intervenire a scongiurare l’assedio e le morti. Un dettaglio in un processo tutto politico, dal risultato scontato. A differenza di un tribunale, dove la struttura del dibattimento è descritta da un codice, nell’impeachment al Senato le regole devono essere negoziate tra i leader dei due partiti, e la fretta di questo secondo impeachment ha prodotto regole approssimative. Per due ore ieri si è rischiata una sospensione a tempo indeterminato, con i Repubblicani a minacciare la testimonianza della sindaca di Washington Muriel Bowser e la presidente della camera Nancy Pelosi, entrambe ritenute responsabili – più di Trump – per non aver difeso a dovere il Campidoglio.

Il portavoce di Trump, Jason Miller, ha fatto circolare un elenco di 301 possibili testimoni che la difesa avrebbe voluto ascoltare.

Alla fine Schumer e McConnell hanno trovato un accordo. La testimonianza della Beutler è stata acquisita agli atti in forma scritta. I repubblicani hanno autorizzato l’inclusione del documento contestando l’autenticità del contenuto e hanno rinunciato alle citazioni che avevano minacciato. Il dibattito è ripreso con pochi incidenti di percorso e si è avviato verso la conclusione annunciata. I relatori democratici della camera si sono alternati a lanciare appelli conclusivi: «I saccheggiatori ci stanno ascoltando». «Trump ha consapevolmente tradito il suo paese». «Il futuro dell’America è nelle vostre mani – ha detto Jamie Raskin ai senatori – il giudizio che state per esprimere definirà la memoria che lascerete in questa stanza».

La rivolta era premeditata e Trump non ha avuto nessun ruolo nell’alimentarla. Una condanna sarebbe stata un pericoloso precedente di politicizzazione della giustizia.

 

Comment here