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Vallanzasca, l’ex moglie: “Non fatelo marcire in carcere”

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Niente da fare per l’ex boss della Comasina. La Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla difesa di Renato Vallanzasca, detenuto nel carcere milanese di Bollate. Il verdetto, depositato mercoledì, conferma la decisione emessa dal Tribunale di sorveglianza di Milano il 23 giugno 2020. Vallanzasca, oggi 71enne, è depositario di 4 ergastoli per complessivi 299 anni di carcere: aveva chiesto la libertà condizionale o in subordine la semilibertà.

Incastrato

L’ultima rapina (boxer, cesoie e concime per piante) risale al 2014, quando all’Esselunga di viale Umbria a Milano attira i sospetti di un addetto alla vigilanza. Vallanzasca, in permesso premio, reagisce male alle richiesta di aprire lo zaino. Dalle ricostruzioni emerge come, quando il responsabile si accinge a chiamare le forze dell’ordine, René sussurra: “Vedrai che casino salterà fuori“. Vallanzasca disse ai giudici di essere stato incastrato da un ragazzo per alcune sue rivelazioni sul caso Pantani: una tesi mai provata.

Resipiscenza

Nella recente sentenza i giudici evidenziano i comportamenti di Vallanzasca «Non oggettivamente tali da riflettere il definitivo ripudio del passato stile di vita e l’irreversibile accettazione di modelli di condotta normativamente e socialmente conformi». A cui si aggiunge «La mancata emersione di atteggiamenti del condannato che segnino, nei confronti delle numerosissime vittime degli innumerevoli e gravissimi reati, anche al di là di risarcimenti di tipo economico, pur possibili alla luce della non seriamente contestata percezione di somme di denaro per pubblicazioni, diritti di autore, anche per lo sfruttamento cine-televisivo dell’esperienza di vita del condannato, un’evidente ed effettiva resipiscenza».

Profonde incertezze

E ancora «Il processo di recupero del detenuto Vallanzasca non è stato e non è oggi esente da incertezze e profonde contraddizioni, il cui apice è rappresentato dalla non remota recidiva delittuosa e dai complessivi comportamenti “minimizzanti” assunti rispetto ai propri recenti comportamenti». La Corte precisa come «La prolungata detenzione è stata varie volte interrotta per benefici e misure premiali poi inevitabilmente revocati a causa dei comportamenti devianti del condannato, sicché non può certo dirsi che la privazione della libertà personale sia stata ininterrotta e senza possibilità di anticipata conclusione. Ammesso alla semilibertà ha nuovamente commesso il delitto di rapina che costituisce l’ordinario dispiegarsi della sua personalità criminale».

Le parole dell’ex moglie

Una richiesta di clemenza arriva dall’ex moglie di Vallanzasca, “Per un uomo che ha pagato il suo debito con la società“. Si tratta di Antonella D’Agostino, sposata con lui dal 2008 al 2018. «Sono distrutta, ma voglio riportarlo a casa» dichiara la donna al magazine Mow. La signora è rimasta fedele all’affetto per il gangster milanese: «Io non lo abbandonerò mai, non ho buttato via 20 anni della mia vita per farlo marcire in carcere, dimostrerò al tribunale di Milano che dal maggio 2005 al febbraio 2012, cioè quando eravamo insieme, non è mai successo niente, Renato non ha mai commesso un reato e non gli è stata contestata una infrazione. Non sarà un caso, no?».

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