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A Portoscuso si scatena la festa. Presenze oltre ogni aspettativa grazie al Progetto “Carnevale 2023” ideato dall’Istituto Comprensivo Statale “Vittorio Angius” di Portoscuso-Gonnesa

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Grandi e piccini con tanta voglia di fare aggregazione per una carnevale che “impazza” la piazza, un appuntamento vissuto dal primo momento che è stato ideato  e che ha visto la partecipazione di volontari: associazioni, mamme, nonne, ludotecarie e docenti tutti insieme ad offrire  un po’ di tempo libero per la realizzazione dei costumi per i ragazzi.  “E’ bello che nella nostra comunità, – commenta Attilio Sanna, assessore alle manifestazioni, -. mantenere vivi questi eventi che segnano il nostro paese in un momento di ripresa dopo la pandemia”.  Un serpentone colorato di ragazzi e di genitori hanno attraversato Portoscuso; ad aprire il corteo “Re Giorgio, il carismatico fantoccio che verrà bruciato come vuole la tradizione. In piazza, ad attendere il corteo mascherato, la grande animazione di Angel Eventi che ha saputo trattenere i ragazzi con canti, balli e l’attesa distribuzione di fritti. Costumi bizzarri e originali, musica, palloncini e lanci di coriandoli sono stati il segno della tradizione che continua e che Portoscuso vuole mantenere viva e tramandare alle generazioni future. 

“Siamo soddisfatti,- aggiunge l’assessore Attilio Sanna, –  di poter ricominciare a festeggiare il Carnevale per tornare ad offrire, con particolare riferimento ai più piccoli e ai ragazzi, dei momenti di aggregazione all’insegna del divertimento e dell’allegria”. Ringrazio, – aggiuge l’assessore Sanna, –  le associazioni di volontariato che si sono unite nell’organizzazione di questo evento, ai docenti e alla Direzione d’Istituto nella persona di Paola Maria Grosso, ai genitori, le ludotecarie e coloro che a vario titolo hanno contribuito alla riuscita della manifestazione; all’associazione Sa Fabbrica che ha coadiuvato nella distribuzione dei fritti, a Mirko Poddighe in qualità di grafico e Rodalù Palloncini ed inoltre la fattiva collaborazione dell’Associazione Sardinian Events e del Gruppo Folk Sa Turri impegnate alle scuole nella preparazione dei costumi. Per poi non dimenticare la presenza della Polizia Municipale e dei Carabinieri per il coordinamento e la sicurezza stradale”.

 

Ma chi è Re Giorgio portato in corteo seduto sul trono?

“L’antico passato, – commenta Leo Basilio Pusceddu, presidente di Sardinian Events, – ha lasciato un solco profondo che si legge ancora nella figura di Giorgio, il mitico Re del carnevale che rimanda ad un epoca pre-romana e più precisamente a Giorgi, lo spirito della terra che fruttifica, sacrificato con l’intento di fecondarla. Ancora oggi nei Carnevali contemporanei “Gjolgju” è la vittima sacrificale condotta al rogo mentre nei carnevali  odierni la figura è rappresentata da un fantoccio imbottito di paglia e infilzato in un palo, “Sua Maestà Re Giorgio” è un enorme pupazzo assiso su un trono e portato nelle sfilate allegoriche, dall’aspetto rubicondo che lo vedrà nel giorno del Martedì grasso, incontro ad un tragico destino. Colpevole di tutti i mali dell’anno, delle false promesse, delle malefatte e delle inadempienze dei governanti e del potere che lui stesso rappresenta e impersona, il sovrano sarà processato pubblicamente e condannato a morte: all’imbrunire, dopo la lettura del testamento, in un silenzio quasi religioso, Re Giorgio sarà dato al rogo sulla pubblica piazza. Seguirà il suo funerale, farsesco, tra pianti, strepiti, grasse abbuffate e spettacoli pirotecnici. Con il rogo di “Gjolgju”   si ripete l’antico rito del fuoco, che segna la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Da una ricerca accurata, – il presidente di Sardinian Events Leo Basilio Pusceddu, – aggiunge che nei Carnevali tradizionali agro-pastorali il fantoccio che personificava Dionisio fungeva da vittima sacrificale, aveva nomi diversi a seconda dei paesi, ma prendeva su tutti il nome di Giolzi, ovvero colui le cui ceneri, dopo la morte, avrebbero fecondato i campi. La morte di Giolzi doveva essere il ricordo della morte subita da Dionisio fanciullo fatto a pezzi e sbranato dai Titani e la rievocazione consiste nella la sua commemorazione  nel ripetere tutte le fasi della sua passione. L’effige del dio bambino sotto forma di pupazzo Giorgi riscontra altre particolarità che le maschere inconsciamente sembrano rimandare allo smembramento del Dionisio bambino.

Lo storico e scrittore Salvatore Ferrandu, –  dichiara Leo Basilio Pusceddu, – attesta che il rogo del fantoccio  si integra con dei mortaretti tanto da farlo esplodere a brandelli e poi portati per il paese a significare questo rituale alla smembramento del dio Dionisio fatto a pezzi dai Titani. Un’altra usanza vuole che Giolzi fosse cotto in pentola e attorno al calderone fossero rivolte le parole “Giosi meu, Giosi meu bullitadu, chi ses ruttu in sa padedda, ti ses fattu brou brou… Giosi meu Giosi meu. Attualmente  il fantoccio Giolsi viene chiamato in tanti paesi dell’Isola Re Giorgio avendo il carnevale subito drastiche trasformazioni.

Le prime testimonianze  scritte a riguardo delle origini del carnevale in Sardegna risalgono al 1800 e si trovano anche negli scritti di autorevoli studiosi e in particolare del Prof. Manlio Brigaglia che ci conducono a riconoscere l’evento del carnevale  avere una matrice continentale riconducibile alle tradizioni europee. Si tratta, infatti, di un carnevale diverso da quello della prevalente tradizione isolana. L’epilogo, ad un tempo tragico e goliardico, ha avuto nei secoli nei paesi della Sardegna  un effetto liberatorio derivante dall’assistere, come fanno tuttora, all’ineluttabile condanna a morte, alla lettura del testamento con lasciti tanto iperbolici quanto improbabili ed inattuabili e, per ultimo, al rogo ed al farsesco funerale tra pianti, strepiti e laute libagioni.

Ancora oggi il Carnevale si colloca agevolmente fra i punti di forza  della Sardegna, trattandosi di una risorsa artistico – culturale in grado di richiamare l’attenzione della comunità e dei visitatori. Dal dopoguerra nei piccoli comuni come quello di Portoscuso, la tradizione del Carnevale porta ancora oggi la rappresentazione drammatica del rogo di re Giorgio.  

L’appuntamento è per la prossima edizione con la speranza di rendere migliore questa festa all’insegna del piacere e la gioia di stare insieme.  Con Martedì Grasso e il rogo del Re Giorgio finisce il Carnevale,  travestimenti, trucchi e decorazioni vengono ritirati.

Fonte: Comunicato Stampa

 

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