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Bhutan, il paese della felicità

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Arroccato sulle vette dell’Himalaya, il Bhutan è un piccolo paese incastonato tra l’India e la Cina, ed è relativamente poco conosciuto. Eppure ha molto da insegnare al resto del mondo. Uno dei suoi principali parametri di sviluppo è infatti il GNH (Gross National Happiness), un concetto traducibile grossomodo con felicità interna lorda. Fu il suo quarto re a introdurre questa idea in maniera informale negli anni ’70, ma a partire dal 2008, la felicità interna lorda è entrata ufficialmente nella costituzione.

Come misurare il GNH

Il GNH si basa sul concetto di un’economia fondata sui bisogni e non sull’avidità e su una crescita sostenibile che prosegua anche quando arriveranno le generazioni future. 

Il concetto di felicità è basato sull’appagamento con ciò che di buono abbiamo a disposizione e non sulla quantità di ciò che abbiamo.

Tale indice prevede che ogni forma di sviluppo economico sia equa a tutti i livelli, senza favorire solo una casta o una fascia sociale e che ogni forma di sviluppo non intacchi la salvaguardia dell’ambiente.

Per stabilire il FIL l’amministrazione conduce sondaggi ogni cinque anni e pochissime domande sono dedicate allo stipendio o al rapporto con il denaro, che non deve essere prioritario.

Atmosfere mistiche

A parte questa curiosa particolarità il Bhutan è comunque un paese dal fascino innegabile. I paesaggi variano da un’area tropicale nella parte sud, a un clima temperato nella capitale Timphu (altitudine 2300 m), fino ad un clima tipicamente himalayano nelle vette più alte (fino a 7 500 m!).

Il paese è disseminato di fortezze e monasteri buddisti, che al mattino emergono da un mare di nebbie e intensificano l’aura mistica di questi luoghi.

La religione predominante è il Buddismo Varajana, una forma simile al buddismo tibetano, che pervade gran parte della vita e delle manifestazioni culturali del paese.

Come raggiungerlo

Il Bhutan è rimasto isolato per molto tempo e ha iniziato ad aprirsi al turismo molto lentamente a partire dagli anni settanta. I voli per la capitale partono in genere dall’India o dalla Thailandia.

In modo da preservare questa cultura millenaria, il governo cerca di limitare il turismo di massa.

Un viaggio in Bhutan è possibile solo con un budget abbastanza elevato. Infatti è obbligatorio viaggiare con un tour operator locale (in Italia vi sono alcuni operatori che si appoggiano agli operatori locali bhutanesi), pagando tutto in anticipo. La spesa (obbligatoria) è di circa 200 euro al giorno e comprende gli alloggi, i pasti e le attività, che possono variare. Una parte di questa quota è versata al governo che la impiega per il benessere della comunità e per lo sviluppo sostenibile.

Un modello alternativo

Secondo i modelli di sviluppo della società occidentale il Bhutan non raggiunge dei punteggi alti per quanto riguarda il reddito pro-capite o il prodotto interno lordo.

Resta comunque un esempio interessantissimo di come sia possibile un modello di sviluppo che prenda in considerazione parametri completamente diversi e forse più “umani”.

Concludiamo con il messaggio del dottor Saamdu Chetri, direttore esecutivo del GNH Centre (Gross National Happines Centre), che nella complicata situazione di oggi ci sembra più che mai attuale:

“La felicità non è relativa gli oggetti e ai consumi ma a una sorta di invisibile rete di armonia che ogni individuo è tenuto a mantenere con la propria famiglia, il proprio villaggio, la propria nazione, e l’ambiente che include animali, vegetali e minerali.

Abbiamo bisogno di superare le barriere imposte dal pensiero attuale e imparare a condividere e curarci degli altri, ovvero redistribuire. La Terra si vendicherà presto con l’aumento del livello dei mari, calamità naturali e il ritorno di antiche malattie e la comparsa di nuove. Per l’umanità è arrivato il momento di distaccarsi dal vecchio paradigma e abbracciarne uno nuovo e siamo convinti che il GNH possa essere di grande aiuto in questo.”

Sarà forse l’esempio di questo piccolo e sperduto paese buddista a salvarci?

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